Il meccanismo della dipendenza da sostanze psicoattive
Per assumere il ruolo di sostanza d'abuso una sostanza psicoattiva deve essere dotata di
capacità dopaminergiche cioè deve saper interferire in modo più o meno diretto
sul tono dopaminergico a livello del sistema della gratificazione (Blum et
al.,2000; Comings and Blum, 2000; Spyraki et al., 1983).
L'azione dopaminergica avviene in particolare nell'amigdala, nell'ippocampo e
nel nucleus accumbens come substrato biologico del comportamento additivo cioè
dell'effetto piacevole della droga o dell'alcool, dell'effetto gratificante che
conduce il soggetto ad un condizionamento comportamentale: l'individuo
vulnerabile sarà portato alla reiterazione dell'assunzione della sostanza o
dell'alcool per provare nuovamente attraverso questa scorciatoia farmacologica
il senso di gratificazione e di piacere (Kilts et al., 2001).
Come si è detto l'approccio al sistema dopaminergico può avvenire anche in modo
indiretto: in un certo senso è più l'aspettativa per la gratificazione a
mobilitare il release di dopamina che non la fruizione della gratificazione
(Bassareo and Di Chiara, 1999).
Addiction all'alcool
Secondo alcuni Autori, ad esempio, lo stimolo alla secrezione di dopamina da
parte dell'alcool sarebbe mediato dall'attivazione dei neuroni oppioidi e dalla
riduzione del controllo inibitorio sulla dopamina da parte del GABA (Cowen e
Lawrence, 1999). L'alcool è capace di incrementare la produzione di peptidi
oppioidi e di attivare i recettori oppioidi in determinate aree del cervello. In
letteratura sono state riportate significative alterazioni nel binding degli
agonisti e degli antagonisti oppioidi sotto l'effetto dell'alcool, in relazione
alla sua azione sulla fluidità della membrana neuronale (Morley e Krahn, 1987).
Aumentati livelli di (-endorfine e di met-encefaline sono stati osservati
durante l'assunzione acuta (Gianoulakis et al., 1996;Herz, 1997). L'alcool
inibisce l'uptake dell'adenosina, inducendo quindi l'attivazione dei suoi
recettori, la conseguente sintesi di AMPc a livello dei neuroni endorfinergici e
dunque la sintesi di beta-endorfine (Boyadjieva e Sarkar, 1999).
Aumentate risposte del sistema delle encefaline all'alcool nel nucleus accumbens
sarebbero funzionalmente coinvolte nel comportamento del bere impulsivo e nella
preference per l'alcool (Li and Froehlich, 1998), e questo nel contesto di tutte
le modificazioni dei peptidi oppioidi già descritte in precedenza.
La ripetuta esposizione a dosi anche ridotte di etanolo condizionerebbe una
sensibilizzazione all'alcool che sembra coinvolgere i recettori NMDA, con una
aumentata azione degli aminoacidi eccitatori (Camarini et al., 2000).
Come si è visto, il sistema dei recettori GABAergici sembra essere un target
cruciale dell'etanolo e anche i neuroni GABAergici partecipano ai processi di
sensibilizzazione all'alcool: la sensibilizzazione avviene in modo non uniforme,
con significative differenze tra l'una e l'altra area del cervello in cui sono
collocati i neuroni GABA-A (Mori et al., 2000).
Viene appunto sostenuta da Koob l'ipotesi secondo la quale il sistema di
rinforzo, o gratificazione, attivato dall'alcool, rappresenterebbe un insieme
complesso che comprende il coinvolgimento dei recettori GABA-A, il release dei
peptidi oppioidi e della dopamina, l'inibizione dei recettori dell'acido
glutamico e un'interazione con i neuroni serotoninergici (Koob et al., 1998).
Addiction alla cocaina
Il ruolo della cocaina nell'indurre un condizionamento e nel sostenere il
meccanismo additivo passa sicuramente attraverso l'attivazione del sistema
dopaminergico e, come risulta da una consistente mole di evidenze scientifiche,
attraverso un'azione più diretta ed incisiva delle altre sostanze da abuso (Gold
and Mark 1997; Harvey et al., 1998).
Anche per ciò che concerne la cocaina sono state dimostrate interferenze
attraverso altri neurotrasmettitori sempre polarizzati alla fine sulla via
dopaminergica: interazioni tra neuroni dopaminergici e quelli del sistema NMDA
sono state descritte per spiegare l'azione della cocaina che sarebbe modulata da
alcuni farmaci NMDA antagonisti (Ungless et al., 2001).
Le modalità biologiche attraverso le quali la cocaina ottiene un effetto
gratificante sono molto complesse e chiamano in causa anche le reazioni ormonali
periferiche, in particolare la funzione dell'asse ipotalamo - ipofisi - surrene:
secondo dati ottenuti nell'animale da esperimento la surrenalectomia, e cioè il
venir meno della secrezione di cortisolo, vanifica l'effetto gratificante della
cocaina. Tali dati non sono stati replicati interamente in soggetti umani
sottoposti a pretrattamento con ketoconazolo, farmaco che interferisce con la
sintesi del cortisolo surrenalico (Ward et al., 1998), ma in ogni caso non è
possibile ricondurre la capacità della cocaina di condizionare il comportamento
additivo ad un solo neurotrasmettitore, e alla via della gratificazione in sè.
Addiction all'eroina
Il ruolo gratificante e pertanto additivo degli oppiacei avviene ovviamente
attraverso la componente euforizzante propria della stimolazione dei recettori
oppioidi mu (Marinelli et al., 1998; Piepponen et al., 1993), ma anche per
queste sostanze la "via finale" del piacere sarebbe quel sistema
mesolimbico dopaminergico che coinvolge ippocampo, amigdala, lobo limbico e
nucleo ventrale del putamen (Narita et al., 2001). I sistemi recettoriali mu e
kappa agirebbero in modo opposto sul tono dell'umore, evidentemente con la
finalità di ottenere un equilibrio ben bilanciato, essendo lo stimolo sul
sistema mu gratificante ed euforizzante: al contrario il sistema kappa
porterebbe a una condizione disforica e antagonista degli effetti mu (Carr et
al., 1999).
Addiction agli amfetamino-derivati
Ovvio aspettarsi che gli amfetamino-derivati giochino il loro ruolo additivo
anch'essi interferendo con le vie delle monoamine cerebrali e, oltre che alla
loro azione sul reuptake delle catecolamine, coinvolgano anche il sistema
dopaminergico (Paladini et al., 2001). L'ecstasy sembra esercitare un ruolo
additivo riuscendo a indurre la place preference nell'animale da esperimento
(Bilsky et al., 1990). L'azione dell'ecstasy sulla funzione dopaminergica è
stata documentata sia nell'animale che nell'uomo (Chang et al., 2000; Aguirre et
al., 1998; Miller et al., 1996), con interferenze dei farmaci antidopaminergici
come l'aloperidolo sull'effetto eccitante dell'MDMA, non estensibili agli
effetti soggettivi (Lierchti and Wollenweider, 2000).
Addiction a cannabis e nicotina
Infine, anche per la cannabis e per la nicotina è riconosciuto che la capacità
di creare dipendenza psichica e cioè addiction passi attraverso l'attivazione
del sistema della gratificazione e del tono dopaminergico (Tanda et al.,
1997;Chaperon and Thiebot, 1999;Ameri, 1999; Hughes, 2001;Rose and Corrigall,
1997).
La relazione tra anandamide, il ligando naturale per i recettori della cannabis,
e dopamina è stata ben documentata (Giuffrida, 1999; Di Marzo et al., 2000) ed
il THC è stato trovato capace di attivare la secrezione di dopamina
nell'accumbens (Cadogan et al., 1997; Tanda et al., 1999). Attraverso i
recettori colinergici, la nicotina stimolerebbe a sua volta il sistema
mesolimbico, fondando su questa attivazione del reward system la sua capacità
additiva (Corrigall, 1999; Corrigall et al., 1994).
Recentemente una via comune che include l'azione dei cannabinoidi e
quella degli oppioidi sembra essere stata identificata a dimostrare le possibili
interferenze sulla percezione delle gratificazioni tra marijuana e oppiacei: un
sinergismo, e cioè un effetto di potenziamento, è stato documentato tra sistema
dei recettori oppioidi e sistema dei recettori per i cannabinoidi (Welch and
Eads, 1999). Un altro gruppo di ricercatori descrive fenomeni di tolleranza
crociata tra i due sistemi recettoriali degli oppioidi e dei cannabinoidi, con
fenomeni di potenziamento vicendevole (Manzanares et al., 1999).
Appare suggestivo pensare, a questo punto, che i così frequenti rilievi
anamnestici riportati nella storia degli eroinomani, inerenti il protratto
impiego di cannabis prima del passaggio all'eroina, non rappresentino soltanto
una percorso socio-culturale consueto nella evoluzione della tossicodipendenza,
ma piuttosto un avvicendarsi di sostanze in cui l'assunzione della prima
(marijuana) prepara un assetto nel biochimismo cerebrale propedeutico alla
dipendenza dalla seconda (morfinici).
In questo caso una relazione a carattere additivo sembra essere sostenuta
da azioni concomitanti di più sostanze capaci di agire sul reward system.
Anche per l'azione gratificante della cocaina, connessa con il release di
dopamina di cui si è parlato, aumento di dopamina che nell'animale da
esperimento è stato visto ammontare a circa il 400%, si è visto che il
pretrattamento con ecstasy incrementa la secrezione di dopamina all'800%, con un
notevole sinergismo. Questo sinergismo potrebbe tradursi in un vero e proprio
potenziamento della capacità di creare dipendenza indotto dall'insieme delle due
sostanze.
La dipendenza quando la gratificazione è affievolita
Al momento in cui da molti anni il paziente utilizza le sostanze e la
capacità di gratificazione è molto affievolita si verifica un nuovo meccanismo
di dipendenza. La tolleranza riduce l'attivazione del reward system e anche il
rapporto di auto-cura che si instaura tra individuo e sostanza perde la sua
consistenza. Il farmaco di cui il soggetto abusa produce soltanto conseguenze
negative: dopo dodici anni di assunzione continua l'eroina o la cocaina non sono
gratificanti e non migliorano i sintomi connessi alla comorbidità psichiatrica,
anzi li aggravano. A questo punto, secondo studi condotti da Nora Volkow con
tecniche di brain imaging (Volkow et al, 1996), una iper-attivazione del nucleo
orbito-frontale, cioè del "drive", porta alla reiterazione ad oltranza
del comportamento compulsivo verso la sostanza, a dispetto degli effetti
negativi e delle conseguenze drammatiche sul piano sociale, dei danni alla
salute, dei terribili problemi relazionali. Nelle condizioni ordinarie e
fisiologiche il drive (nucleo orbito-frontale) interagisce in modo strettissimo
e coordinato con il sistema della gratificazione: in questo modo si instaurano i
meccanismi condizionati e allo stesso modo si estinguono, nel momento in cui,
per diverse volte, la gratificazione vera e propria non fa seguito al
comportamento additivo. Al contrario, dopo tanti anni di stimolazione cronica
del nucleo orbito-frontale da parte dei centri del piacere, il drive pare
"svincolarsi" dai sistemi di controllo e assumere un ruolo proprio
indipendente, che non risente più degli stimoli positivi e negativi.
L'iperattività del nucleo orbito-frontale, dimostrata con la PET, sarebbe
associata ad elevati livelli di craving, indipendentemente dalle gratificazioni,
e da una inarrestabile e irrazionale compulsione verso la sostanza, a forte
componente auto-distruttiva.
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