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SOSTANZE D'ABUSO: ALCOL
 
ABSTRACT alcol
(27-06-2002)
L’alcool esercita la sua azione sul cervello mediante una interferenza con specifici recettori sul complesso macromolecolare del GABA, ma coinvolge anche altre monoamine cerebrali e peptidi. L’alcool ha un effetto bifasico: a basse dosi presenta risposte euforizzanti, attivanti ed energizzanti, in seguito invece si manifesta una fase ansiolitica e sedativa che può essere attribuita ad una azione inibitoria sui recettori degli aminoacidi eccitatori (NMDA) e a un incremento della azione GABAergica. Dal punto di vista endocrino l’assunzione di alcool nell’uomo produce un immediato aumento del cortisolo plasmatico che potrebbe spiegare negli alcolisti i segni di iper-surrenalismo. L’azione dell’alcool sulla secrezione del cortisolo é mediata dalla stimolazione di ACTH e probabilmente attraverso un coinvolgimento del CRF. L’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene sembra essere la causa degli effetti immunosoppressivi dell’alcool. Contrastanti i dati inerenti le modificazioni della PRL indotte dall’etanolo: un transitorio rialzo della prolattina è stato riportato nel corso della esposizione acuta all’alcool. Alcuni autori riferiscono di una riduzione della PRL nell’alcolismo, ma secondo altri la iperprolattinemia caratterizzerebbe i pazienti a peggiore prognosi. E’ stato già ben documentato che l’alcool e il suo metabolita acetaldeide influenzano la funzione gonadica nel maschio, ma non del tutto chiare sono le vie di interazione tra alcool e gonadi. Nei soggetti di sesso femminile l’esposizione acuta all’alcool provocherebbe una riduzione del progesterone e un transitorio rialzo della prolattina. Gli effetti attesi dell’alcool sulla sfera psicologica da parte di consumatori moderati riguardano vari problemi: il miglioramento del tono dell’umore, lo stress, la facilitazione dell'integrazione sociale e una incrementata capacità di socializzazione. L'alcool può esser assunto anche con l’aspettativa di migliorare il funzionamento cognitivo ed aumentare le prestazione lavorative. In generale sia gli individui con uso problematico di alcool, sia gli alcolisti veri e propri, si aspettano dall'utilizzo dell'alcool una certa auto-cura degli stati depressivi e un aiuto psicologico nei rapporti sociali e nel controllo dell’ansia. Gli effetti dell'alcool inizialmente sarebbero simili a quelli dei farmaci antidepressivi, e sarebbero mediati, almeno in parte, da un'alterazione del sistema serotoninergico che riveste un'importante ruolo nella regolazione dell’umore. È’ risaputo che l'alcool ha effetti ansiolitici e disinibitori sul comportamento attraverso la sua azione sulle strutture subcorticali implicate nella regolazione della rabbia e dell'aggressività. Gli effetti di socializzazione e disinibizione che molti fobici sociali riferiscono possono essere mediati da un'elevazione del tono dell'umore indotta dall'alcool. L'assunzione continua di alcool determina altresì alterazioni ingravescenti della personalità con modificazioni del carattere (litigiosità, violenza) e del senso etico: i rapporti interpersonali peggiorano, compare una tendenza all'isolamento sociale con ricadute negative sia in ambito relazionale che lavorativo. Si osserva con una certa frequenza un'associazione di comorbidità psichiatrica tra disturbo da uso di alcool e disturbi psichiatrici di Asse II, in particolare con il disturbo di personalità antisociale e il disturbo d’ansia.
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