SOSTANZE D'ABUSO: ECSTASY
STRUTTURA CHIMICA DELL'ECSTASY
La molecola dell'MDMA
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L'ecstasy si identifica con la sigla MDMA o con il nome che descrive la composizione chimica "3,4-metilendiossi-N-metilamfetamina".
Naturalmente ci sono poi i vari nomi "di strada" quali "E", "Adam", "cruschino", "Xtc". Il preparato si presenta,
ancor prima di essere compresso con gli altri eccipienti in capsule e pasticche , sotto forma di polvere bianca
cristalliforme ed inodore che non si ossida e non si decompone a contatto con l'aria, nè con la luce o con il calore.
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Pur solubile in acqua non assorbe, se non in piccolissime dosi, l'umidit&agrve; garantendo una lunga conservabilità. Gli
operatori considerano l'MDMA una sostanza pura e non una mistura e, anche se il nome sembra suggerire diversamente,
non contiene "amfetamina" nella sua struttura chimica tipica. Deriva, invece, dal safrolo, presente in natura
in vegetali come la noce moscata e il sassofrasso della stessa specie dell'alloro. Quanto agli effetti, l'MDMA
presenta le caratteristiche proprie sia degli allucinogeni che degli stimolanti ma non in maniera così decisa da
poter essere ricompresa in alcuno dei due gruppi. Per le sue caratteristiche e, soprattutto, per la sua capacità
di indurre "empatia" agendo sui circuiti serotoninergici, la metamfetamina è classificata nel gruppo delle sostanze entactogene.
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approfondimenti per operatori
Testi base gentilmente forniti da:
NIDA
National Institute on Drug Abuse – USA
Traduzione e adattamento italiano a cura di:
Dipartimento delle Dipendenze
Azienda ULSS 20 Verona
Programma Regionale sulle Dipendenze, Regione del Veneto.
Direttore scientifico: dott. Giovanni Serpelloni
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