FENCICLIDINA (PCP)
Origine
La fenciclidina è stata sviluppata negli anni ’50 come anestetico endovenoso da utilizzare per gli interventi chirurgici, e non è propriamente un allucinogeno. Gli effetti provocati sul Sistema Nervoso Centrale sono simili a quelli generati dagli allucinogeni, ma viene classificato come droga dissociativa. La fenciclidina è in grado di alterare il sistema percettivo, fino a bloccarne il funzionamento, portando l’assuntore in una sorta di trance e a vivere un’esperienza “al di fuori dal corpo”, proprio perché questo non viene più avvertito.
Inizialmente ideata per l’uomo, l’utilizzo è stato presto sospeso a causa degli effetti collaterali manifestati dai pazienti, come stati deliranti, agitazione e psicosi nel periodo post-operatorio. Sfruttata successivamente in campo veterinario, negli anni ’60 si diffonde anche nel mercato illegale della droga con il nome di PCP.
Aspetto
Nella sua forma pura il PCP si presenta come una polvere cristallina bianca che si dissolve velocemente in acqua. Tuttavia la maggior parte del PCP sulla strada contiene un certo numero di contaminanti che causano una variazione del colore, con una consistenza che varia dalla polvere, alla massa gommosa, alle pillole.
Modalità d’assunzione
Il PCP può essere inalato, fumato, iniettato o masticato. È venduto più comunemente sotto forma di polvere o di liquido ed è applicato su sostanze che vengono in seguito fumate, come tabacco, marijuana, origano, prezzemolo, o menta; il motivo di questa modalità d’assunzione è dovuto al fatto che in questo modo gli effetti della droga si manifestano prima rispetto agli altri metodi.
approfondimenti per operatori
Testi base gentilmente forniti da:
NIDA
National Institute on Drug Abuse – USA
Traduzione e adattamento italiano a cura di:
Dipartimento delle Dipendenze
Azienda ULSS 20 Verona
Programma Regionale sulle Dipendenze, Regione del Veneto.
Direttore scientifico: dott. Giovanni Serpelloni