HIV/AIDS e droga: Manuale per operatori di prevenzione
1998
L’epidemia da HIV in Italia ha colpito in modo particolare i tossicodipendenti ed i loro partner.Anche se l’AIDS è una delle cause di morte più frequenti nei tossicodipendenti, l’eccessodi mortalità in essi riscontrato è dovuto anche ad altre cause quali l’overdose e lacirrosi conseguente alle infezioni da virus epatici. L’assunzione di eroina per via endovenosarisulta quindi inevitabilmente correlata ad un altissimo rischio di acquisizione dipatologie altamente invalidanti o letali. La necessità di disporre ed attivare strategie eprogrammi per la prevenzione di queste patologie, ma soprattutto di strutturare unanuova frontiera di “primary health careâ€, va ribadita al fine di ottenere il contenimentodelle patologie correlate all’uso di droga. Gli interventi di primo contatto e di prevenzione“sulla strada†sono indispensabili per poter ridurre l’incidenza di queste patologiegravemente invalidanti per l’individuo ed estremamente pericolose per la comunità .L’approccio proposto dagli autori del presente libro ricalca i modelli pragmatici anglosassoniche già dai primi anni ‘60 si sono orientati verso questi sistemi di intervento edhanno dimostrato la loro piena validità .L’impostazione semplice e direttamente orientata alle strategie di “sopravvivenza†chepossono essere adottate nei confronti delle persone tossicodipendenti, ne fa un modelloestremamente efficace che dovrà però trovare la sua collocazione definitiva in unaristrutturazione del sistema assistenziale dei Ser.T. italiani.È auspicabile, infatti, che l’outreach e le misure di prevenzione delle patologie correlatealla dipendenza da eroina, proposte attivamente e con un atteggiamento “verso†ilpaziente e non “in attesa†della sua ricerca di contatto col Servizio, entrino negli standardroutinari di attività degli operatori del settore. Tutto questo, senza dimenticare maiche il percorso assistenziale del tossicodipendente ha come ultima meta il recupero ed ilreinserimento della persona, determinando l’abbandono dell’uso delle sostanze stupefacenti.È comunque opportuno ribadire che il primo obiettivo da raggiungere è la riduzionedei rischi e l’evitamento delle situazioni che comportino un aumento delle probabilità di morte. Nulla di nuovo, quindi, per la medicina che, da sempre, utilizza questestrategie di prevenzione secondaria con le patologie croniche; sicuramente un concettoinnovativo nel campo delle tossicodipendenze che, speriamo, venga ampiamentee prontamente accettato.Giovanni RezzaCentro Operativo AIDSIstituto Superiore di Sanità Roma
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