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Redazione a cura dello Staff DRONET.

risultati: 2501 - pag. 238 di 251
 

ALCOL E SPORT

fonte: Norwegian University of Science and Technology
05-03-2002 Secondo uno studio realizzato in sinergia dai norvegesi della 'Norwegian University of Science and Technology' di Trondheim, della 'The Bergen Clinics Foundation', della 'University of Sport and Physical Education' di Oslo, e dagli inglesi dell''Oxford Centre for Health Research & Development', è stato stimato che l'iniziazione giovanile all'alcol avviene più presto anche se la famiglia (classico strumento di prevenzione e di educazione a corretti stili di vita) svolge bene il proprio ruolo. Ai test hanno fanno acceso oltre 3.300 giovanissimi norvegesi, compresi tra i 12 e i 18 anni. Dai dati registrati si è appunto avuto riscontro del fatto che la famiglia - pur essendo molto organizzata - non è in grado di dare un supporto al ragazzo: e ciò soprattutto se si vive nelle grandi città, se si vive con un solo genitore, e se i genitori (nonché la compagnia dei pari età) hanno l'abitudine di bere. Al contrario, l'iniziazione avviene più tardi se il giovane, pur inserito in un ambiente come quello descritto prima, partecipa a forme organizzate di attività sportiva. Entrambi i gruppi di ricerca concludono lo studio affermando come "attività agonistiche dovrebbero essere contemplate in modo specifico nei sistemi di prevenzione dei problemi dell'alcol fra i giovani".

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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Verso un'epidemia di obesità. Bambini e adolescenti i primi a esserne colpiti

fonte: Le Scienze
05-03-2002 Anche se spesso viene dimenticata, fra le malattie che affliggono l'umanità, l'obesità sta diffondendosi a un ritmo allarmante in tutto il mondo. Ciò che realmente sorprende è che l'obesità, normalmente considerata una malattia dei paesi ricchi, si sta in realtà diffondendo anche in quelli in via di sviluppo, dove spesso si affianca alla malnutrizione. Secondo Marquisa LaVelle, antropologa dell'Università di Rhode Island, «questo aggiunge ai paesi più poveri un ulteriore peso economico che possono a malapena sopportare.» I ricercatori hanno infatti documentato il problema ovunque, dalla Cina all'Australia fino alle più remote isole del Pacifico. Nel 1995 si stimò che ci fossero circa 200 milioni di adulti e 22 milioni di bambini obesi nel mondo, ma nel 2000 il numero degli adulti aveva già superato i 300 milioni. Ora si stima che nei soli paesi in via di sviluppo ci siano più di 115 milioni di persone che soffrono per problemi legati all'obesità, fra cui il diabete di tipo II e malattie cardiovascolari. Secondo LaVelle, «stiamo guardano il ticchettio di una bomba a orologeria,» prima che l'obesità diventi una malattia cronica. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità l'obesità è aumentata di oltre il 50 per cento in un periodo compreso fra sette e dieci anni. Ma da dove deriva il problema? «Questo cambiamento non può essere spiegato solo dalla mancanza di autocontrollo della gente o da cambiamenti genetici, perché sta avvenendo troppo rapidamente e si è diffuso ovunque. Piuttosto, l'epidemia è parte di un costante aumento, iniziato ormai un secolo fa, dell'altezza e del peso degli esseri umani, cambiamento che è stato associato alla transizione a uno stile di vita industrializzato.» Nelle nazioni più povere, l'adozione di cibi industrializzati e soprattutto la diminuzione dei livelli di attività fisica, rappresentano gli ingredienti base per l'accelerazione dell'obesità, specialmente fra i bambini e gli adolescenti. Di fatto, mentre normalmente si assume che in questi paesi l'unico problema sia la sottonutrizione, ora esiste anche la sovranutrizione. In particolare, uno studio condotto in Sud Africa, ha confermato anche in questo paese il rapido diffondersi dell'obesità fra i bambini.

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CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Droghe, nessuna distinzione tra pesanti e leggere

fonte: Corriere della Sera
15-02-2002 Fini: no alla filosofia della riduzione del danno. Il prefetto Soggiu: anche la marjuana è diventata un pericoloso allucinogeno. Piano triennale del governo: no al metadone, riforma delle strutture per il recupero dei tossicodipendenti ROMA - Le parole sono chiare: «Il nuovo governo cambia totalmente rotta nella politica delle droghe: no alla filosofia della riduzione del danno. Che di danni ne ha fatti fin troppi. Siamo per un recupero totale del soggetto tossicodipendente». Il vicepremier Gianfranco Fini ieri ha interrotto la seduta del Consiglio dei ministri per esporre il piano triennale del governo sulla tossicodipendenza. Che comincia da un secco: no al metadone. Segue la conferma di un’altra filosofia già annunciata: «Per noi la droga è droga: non c’è nessuna distinzione tra pesante o leggera». Di lì a poco il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, non esita a definire il metadone «una droga a tutti gli effetti», che verrà quindi riservata «soltanto ai periodi acuti, limitati nel tempo e, soprattutto, sarà usata sempre a scalare». E il prefetto Pietro Soggiu, capo del neonato Dipartimento nazionale antidroga, aggiunge un dato inedito sulla pericolosità della marijuana: «Oggi è molto diversa da 20 anni fa, quando effettivamente era più "leggera". Per capire: allora non c’era più del 2-3% di entità di principio attivo, il Thc. Ora nella marijuana c’è più del 16 per cento di Thc, ovvero è un vero e proprio allucinogeno». Il prefetto Soggiu continua sciorinando «dati inquietanti» per dire: «Nei Sert sono aumentati gli utenti che usano il metadone (passati dal 43 per cento del ’95 al 52 per cento del 2000). Ho visitato alcuni Sert in questi mesi e vi ho trovato a lavorare persone eroiche, motivate. Ma i Sert così come sono oggi non vanno, visto che qui si cronicizza la tossicodipendenza: gli utenti invecchiano dentro queste strutture, calcolando che gli ultratrentenni erano il 29% nel ’90 e sono diventati il 58% nel 2000». Ma Fini spazza via i dubbi: «Non intendiamo certo abolire i Sert. Vogliamo semplicemente riformarli». E riformare i Sert, le strutture per il recupero dei tossicodipendenti, vorrà dire coordinarli con i Dipartimenti di salute mentale, ma anche spingerli a una collaborazione con le comunità di recupero «siano esse laiche o cattoliche, non importa», precisa il vicepremier Fini, rilanciando l’apertura del governo verso queste strutture private che verranno coinvolte anche nella gestione delle strutture carcerarie a «custodia attenuata». «È la prima volta che un governo prende in seria considerazione la politica di contrasto alla droga. Quello che è stato fatto fino a oggi non ha portato a nulla», aggiunge Roberto Maroni, che da ministro del Welfare spiega l’impegno dell’esecutivo per il reinserimento del tossicodipendente nel mondo del lavoro, alla base delle nuove linee guida sulla tossicodipendenza. La nuova politica italiana METADONE Il punto di partenza delle nuove linee del governo per la lotta alla tossicodipendenza è un no alla riduzione del danno, seguito a un altro no secco al metadone. Sostanza sempre più usata nei Sert: gli utenti sono passati dal 43 per cento del ’95 al 52 del 2000 MARIJUANA Il vicepremier Fini rifiuta di distinguere tra i diversi tipi di sostanze: «Per noi la droga è la droga, non c’è differenza tra pesante e leggera». Secondo il prefetto Soggiu, la marijuana oggi è più pericolosa di venti anni fa: «Il principio attivo, il Thc, era presente in un massimo del 2-3 per cento. Ora è al 16 per cento» La strategia all’estero I PIU’ TOLLERANTI In Svizzera il 54,4 per cento dei cittadini ha votato a favore dell’«eroina di Stato», ovvero della somministrazione controllata (anche di metadone). La strategia adottata dalla Confederazione elvetica è la riduzione del danno. Anche in alcune città tedesche sono stati avviati programmi di somministrazione di metadone I PIU SEVERI In Belgio la legge non distingue tra le diverse droghe e reprime l’uso collettivo. Inoltre assimila il possesso per uso personale al traffico di stupefacenti. In Francia le leggi del ’70 e dell’87 reprimono qualsiasi tipo di uso e puniscono il traffico di stupefacenti con pene da due a venti anni di carcere.

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CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Cancro, italiani scoprono meccanismo di base

fonte: CNN Italia
12-02-2002 Lo studio dell'Istituto europeo di oncologia su 'Science'. E' la proliferazione di enzimi "guastatori" attirati da proteine difettose a impedire la normale regolazione delle attività della cellula, che smette di crescere in maniera normale e inizia a riprodursi in maniera anomala: in questo modo, si sviluppa il cancro. A scoprire il meccanismo cellulare è stato un gruppo di ricercatori italiani dell'Istituto europeo di oncologia di Milano, coordinato dall'ex ministro della Sanità, Umberto Veronesi, in un lavoro di ricerca pubblicato venerdì sulla rivista scientifica 'Science'. La scoperta - ha spiegato uno degli autori del gruppo guidato da Giuseppe Pelicci, Luciano Di Croce - è venuta dopo una serie di osservazioni iniziali sulla relazione che esiste fra l'azione di disattivazione dei geni preposti al normale differenziamento cellulare (metilazione) e il cancro. Questa relazione è nota da anni: nelle cellule tumorali ci sono centinaia di punti in cui esiste "troppa metilazione". Questa attività, cioè, è eccessiva. Quello che non si sapeva era se questa anomalia fosse un effetto dovuto al cancro o invece una causa della malattia. Il meccanismo, hanno dimostrato gli scienziati italiani, è la causa del cancro. "Possiamo allora pensare - ha osservato Pelicci - a farmaci capaci di inibire l'azione degli enzimi 'guastatori' per impedire il processo di metilazione", agendo in questo modo sulla genesi della malattia. "Alcuni farmaci che ostacolano la metilazione, vere trappole mortali per gli enzimi 'guastatori' - ha aggiunto Pelicci - erano già conosciuti, come la deazicitidina, ma non essendo noto il loro vero meccanismo d'azione il loro studio era stato un po' abbandonato. Adesso questi farmaci saranno oggetto di ben altro interesse e se ne imposteranno di nuovi e più potenti". Il campo d'azione di questi farmaci 'intelligenti' sarà subito quello dei tumori del colon e della mammella, che sono accomunati dallo stesso meccanismo di 'ipermetilazione', il differenziamento cellulare eccessivo ed anomalo, legato alla malattia.

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Piattaforma software MFP – Attivazione Call Center

fonte: Dott.Giovanni Serpelloni
12-02-2002 Si comunica che, in caso di richieste di informazioni legate alla piattaforma informatica MFP, è possibile contattare direttamente il Call Center MFP della WEB Division di questo Dipartimento (Sig.ra Erika Tosi) al numero 045 8622235-33 che provvederà se necessario, ad inoltrare le richieste pervenute ai tecnici competenti per area di intervento. Comunque, in caso di problema urgente, si potrà contattare direttamente i tecnici ai seguenti numeri – Gibbin Daniele 338 2091814, Bettero Corrado 348 2658331 - avendo cura di segnalare le chiamate successivamente anche all’MFP Call Center. Tutto questo al fine di garantire una buona gestione organizzativa ed una assistenza tecnica sul software MFP ad ogni singolo SerT. Si potrà così garantire una adeguata e tempestiva assistenza ai servizi che ne avranno bisogno, nelle prime fasi dell’attivazione. Si prega inoltre di compilare la scheda allegata ed inviarla via fax al n. 045 8622239 o via e-mail all’indirizzo etosi@dronet.org per poter essere registrati e usufruire dei servizi.

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Dimostrato l'effetto placebo

fonte: Le Scienze
12-02-2002 Aumenta il flusso di sangue in una regione del cervello ricca di recettori per gli oppiacei. Si potrebbe pensare che il nostro cervello, sofisticato come è, sia in grado di distinguere fra una pillola di zucchero e una dose di morfina. Ora però un gruppo di ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma ha dimostrato un'ipotesi ormai non più recente, e cioè che i placebo attivano gli stessi circuiti cerebrali degli antidolorifici a base di oppiacei. In passato esistevano solo prove indirette a favore di questa teoria, basate sul fatto che i medicinali che inibiscono i circuiti degli oppiacei hanno lo stesso effetto anche sui placebo. I risultati della ricerca sono stati pubblicati online sul sito della rivista "Science". I ricercatori, guidati da Predrag Petrovic, del Karolinska Institutet, hanno analizzato mediante la tomografia a emissione di positroni il cervello di nove volontari mentre veniva posta sul dorso delle loro mani una piastra di metallo a 48°C. I soggetti sono stati poi sottoposti allo stesso esperimento dopo aver ricevuto un'iniezione, che poteva essere di un antidolorifico a base di oppiacei o di una semplice soluzione fisiologica. Le immagini hanno mostrato che sia il placebo che il vero antidolorifico aumentano il flusso di sangue in una regione del cervello ricca di recettori per gli oppiacei.

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Una biblioteca medica online per i paesi poveri

fonte: LE SCIENZE
06-02-2002 Da giovedì scorso molte migliaia di medici, ricercatori e anche politici in circa 70 paesi in via di sviluppo hanno a disposizione gratuitamente, attraverso Internet, l'accesso a una delle più vaste biblioteche di letteratura biomedica del mondo. Si tratta di un evento importantissimo, reso possibile grazie alla collaborazione fra Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e sei più grandi editori del mondo di letteratura medica. Il direttore dell'OMS, Gro Harlem Brundtland, ha commentato che «si tratta forse del più grande passo mai intrapreso verso la riduzione della differenza di informazioni mediche fra i paesi ricchi e quelli poveri.» L'iniziativa Access to Research permette a università, scuole mediche, centri di ricerca e altre istituzioni pubbliche accreditate nelle nazioni in via di sviluppo di accedere alle informazioni contenute in più di 1000 riviste biomediche. Fino a ora, l'abbonamento a questi giornali, sia alle copie cartacee che all'edizione elettronica, aveva avuto lo stesso prezzo per tutti, indipendentemente dalla collocazione geografica. Poiché molte delle riviste più importanti costano fino a 1500 dollari all'anno, e in media costano alcune centinaia, essi erano inaccessibili nella stragrande maggioranza dei centri medici e universitari dei paesi poveri. I sei editori che partecipano all'iniziativa sono Blackwell, Elsevier Science, il gruppo Harcourt Worldwide STM, Wolters Kluwer International Health & Science, Springer Verlag e John Wiley. Il sito Internet, aperto giovedì, rappresenta solo la prima fase dell'iniziativa. Nel corso di una seconda fase lo stesso accesso verrà venduto ad altri paesi a prezzi molto ridotti. Per ora gli editori hanno accordato un periodo di prova di tre anni, durante i quali verrà controllato il progresso, in base al numero di accessi.

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AIDS e peste

fonte: Le Scienze
28-01-2002 Gli sforzi di prevenzione della diffusione dell'HIV hanno funzionato solo in poche nazioni. In termini di numero di decessi, l'AIDS ha raggiunto e si appresta a superare la Peste Nera del quattordicesimo secolo. Il problema, riassunto da Peter Lamptey, presidente del Family Health International AIDS Institute, in un articolo pubblicato sul «British Medical Journal», è rappresentato principalmente dal fatto che il 95 per cento delle infezioni ha luogo nelle nazioni più povere e avviene mediante rapporti eterosessuali. Si stima che per la fine del 2001 ci siano state nel mondo circa 65 milioni di persone infette dal virus HIV, di cui 25 milioni sono già morte. Nei paesi in via di sviluppo questo significa che le aspettative di vita vengono ridotte enormemente, ma non solo. L'AIDS risparmia normalmente i vecchi e, in molti casi, i bambini, lasciandosi alle spalle una popolazione che sostanzialmente non è in grado di provvedere a se stessa. Alcuni tentativi pilota hanno dimostrato che i programmi volti a modificare i comportamenti sessuali delle persone e a promuovere l'utilizzo dei preservativi sono realmente efficaci nel prevenire la diffusione dell'HIV. Tuttavia, gli sforzi di prevenzione a grande scala hanno funzionato solo in poche nazioni, principalmente a causa della mancanza di risorse e di uno scarso impegno della comunità internazionale.

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Droga e gerarchia sociale tra i macachi

fonte: LE SCIENZE
24-01-2002 Almeno per quanto riguarda la società delle scimmie, gli elementi che si trovano gerarchicamente più in basso sono più portati alla tossicodipendenza da cocaina, secondo quanto hanno riferito alcuni ricercatori della Wake Forest University in un articolo pubblicato sulla rivista “Nature Neuroscience”. Nel corso dello studio è stato organizzato un gruppo sociale di 20 macachi che, dopo circa tre mesi, aveva sviluppato una chiara gerarchia. Le immagini dei cervelli delle scimmie, ottenute mediante tomografia a emissione di positroni, hanno permesso di osservare negli animali dominanti un aumento del 20 per cento dei recettori D2 della dopammina. La dopammina è un messaggero chimico a livello del sistema nervoso centrale e trasmette sensazioni di piacere e di dolore. Molte droghe, tra cui la cocaina e l'ecstasy, agiscono proprio aumentando i livelli di dopammina. Le scimmie sono state poi addestrate a fare uso di cocaina e, mentre sia gli animali dominanti sia quelli subordinati hanno assunto la droga, solo gli ultimi ne sono diventati realmente dipendenti. Secondo Michael Nader, ricercatore della Wake Forest University, la cocaina è molto più pericolosa per gli animali subordinati perché la droga, attraverso il suo effetto sulla dopammina, stimola meno recettori. Come risultato, il livello di dopammina su quei recettori raggiunge valori ancora più elevati. Oltre all'evidente impossibilità di estendere immediatamente i risultati agli esseri umani, Nader avverte che la situazione potrebbe essere più complicata di quanto non sembri. Per esempio, topi modificati geneticamente privi dei recettori D2 per la dopammina possono comunque diventare dipendenti dalla cocaina. Impossibile allo stato attuale delle conscenze estendere i risultati agli esseri umani

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Il profumo preferito dalle donne è quello che ricorda loro il padre

fonte: NATURE GENETICS
21-01-2002 L'odore preferito dalle donne è quello degli uomini che hanno qualcosa in comune con una sequenza genetica ereditata dal padre. E’ una sorta di complesso di Edipo biochimico, quello scoperto da genetisti Usa e pubblicato su Nature Genetics. Proteina chiave per la compatibilità nei trapianti, l'«Hla» è considerato un’«impronta digitale» presente sulle cellule dell'organismo. Per leggere l'articolo completo CLICCA QUI

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