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Redazione a cura dello Staff DRONET.

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Metamfetamine e infezione da HIV: aspetti medici e psichiatrici di una nuova epidemia

fonte: Clinical Infectious Diseases
11-03-2004 L'uso dei cristalli di metamfetamina tra i giovani omosessuali uomini si sta espandendo e con esso anche i comportamenti sessuali a rischio che aumentano la trasmissione del virus dell'HIV. L'articolo "Crystal Methamphetamine, Its Analogues, and HIV Infection: Medical and Psychiatric Aspects of a New Epidemic" di Antonio Urbina e Kristina Jones, pubblicato on line il 1 marzo 2004 sulla rivista 'Clinical Infectious Diseases', passa in rassegna la letteratura in merito alla morbidità medica e psichiatrica associata all'abuso di metamfetamine in pazienti affetti da HIV. Le complicazioni dal punto di vista medico includono l'ipertensione, l'ipertermia, la rabdomiolisi (condizione in cui un grave danno muscolare causa il rilascio nel sangue di un pigmento tossico, la mioglobina, che, accumulandosi, può essere causa di insufficienza renale) e l'infarto. E' stato documentato un caso fatale di ingestione di metamfetamine associata all'assunzione di farmaci per l'HIV. Sono stati riscontrati anche due casi fatali di ingestione di farmaci per l'HIV associata all'uso di ecstasy. Alcuni ricercatori sostengono che i sistemi dopaminergici sono vulnerabili alla neurotossicità combinata dell'infezione da HIV e delle metamfetamine. Le stime sulla popolazione indicano alte percentuali di infezioni da HIV tra gli utilizzatori di metamfetamine e alte percentuali di rapporti anali non protetti durante la fase di intossicazione. Delle volte quest'ultima può produrre paranoia, allucinazioni uditive e, occasionalmente, comportamenti violenti. Comunemente il privarsi di amfetamina provoca sintomi di depressione. Per leggere l'abstraci in inglese clicca qui.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Tabacco e Cecità

fonte: Le Scienze

10-03-2004 In un articolo pubblicato sulla rivista "British Medical Journal", un team di ricercatori britannici mette in guardia i fumatori: avrebbero fino a quattro volte più probabilità dei non fumatori di diventare ciechi in tarda età a causa della degenerazione maculare, ma la maggior parte di loro ignora completamente questo rischio. La degenerazione maculare senile (AMD) è la causa di cecità più diffusa fra gli adulti, e provoca una grave e irreversibile perdita della visione centrale. Un caso di AMD su cinque sarebbe attribuibile al fumo. Le prove raccolte dagli scienziati mostrano che smettere di fumare può rallentare lo sviluppo della malattia, mentre continuare a farlo può avere effetti sulla risposta a lungo termine alle cure, per esempio alla terapia laser. Gli autori, Richard Edwards dell'Università di Manchester e colleghi, auspicano una campagna di informazione pubblica per rendere più noto il legame fra tabacco e cecità.
Per collegarsi al sito de Le Scienze clicca qui. Per leggere l'intero articolo clicca qui.



Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

La risposta cerebrale all'alcool

fonte: Le Scienze
10-03-2004 Un team di scienziati dell'Istituto di Ricerca Scripps (TSRI) ha descritto il meccanismo cellulare alla base della risposta del cervello all'alcool, suggerendo un possibile metodo per curare l'alcolismo. Lo studio, pubblicato sul numero del 5 marzo della rivista "Science", collega l'effetto del peptide CRF (fattore di rilascio della corticotropina) a quello dell'alcol. Entrambi sembrano influenzare la neurotrasmissione nell'amigdala, il cosiddetto centro del piacere del cervello, aumentano la trasmissione di un particolare neurotrasmettitore chiamato acido gamma amino butirrico (GABA). "C'è una forte relazione - spiega il neurofarmacologo George Siggins, che ha guidato la ricerca - fra l'abuso di farmaci, lo stress e l'amigdala". Lo studio suggerisce che i composti che bloccano i recettori di CRF potrebbero avere potenziali effetti terapeutici per gli alcolisti. Gli scienziati già studiano questo tipo di composti come possibili trattamenti per altre condizioni psichiatriche quali la depressione, il disturbo da panico e il disturbo da stress post-traumatico, tutti collegati al CRF nell'amigdala. Per visitare il sito de "Le Scienze clicca qui.

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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

PET Scans Show Cigarette Smoke Affects Peripheral Organs

fonte: NIDA
04-03-2004 È noto che fumare sigarette danneggia i polmoni. Ma una ricerca condotta dal National Institute for Biomedical Imaging and Bioengineering e dal National Institute on Drug Abuse, National Institutes of Health, e dal Department of Energy, ha dimostrato che il fumo di sigaretta causa anche la diminuzione dei livelli di un enzima critico denominato monoamine oxidase B (MAO B) nei reni, nel cuore, nel polmone e nella milza. Per leggere l'articolo integrale, in inglese, clicca qui.

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REPORT dell'INCB per il 2003

fonte: INCB
03-03-2004 La Commissione ONU per il controllo degli stupefacenti (International Narcotics Control Board) pubblica oggi il rapporto per il 2003 sul traffico di stupefacenti e sui punti di debolezza nei sistemi di controllo nazionali e internazionali. Per leggere l'intero rapporto clicca qui

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L'assunzione di MDMA può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari

fonte: NIDA
02-03-2004 In un recente studio finanziato dal NIDA, ricercatori hanno dimostrato che l'assunzione di MDMA aumenta il rischio di malattie cardiovascolari analoghe a quelle sviluppate degli utilizzatori di fenfluramina, un farmaco, ora vietato, utilizzato per combattere l'obesità. Per leggere l'intera notizia clicca qui

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La cocaina può compromettere il sistema immunitario e aumentare il rischio di infezioni

fonte: NIDA
02-03-2004 Chi fa uso di cocaina rischia maggiormente di contrarre HIV, epatiti e malattie sessualmente trasmissibili spesso a causa di comportamenti a rischio. Studi condotti in collaborazione con il NIDA hanno dimostrato che la stessa cocaina ha un effetto biologico che può diminuire la capacità del corpo di resistere alle infezioni. Per leggere l'intero articolo clicca qui

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Una proteina arresta la replicazione dell'HIV

fonte: Le Scienze on line
02-03-2004 Gli scienziati dell'Istituto oncologico Dana-Farber di Boston hanno identificato nelle scimmie una proteina che blocca la replicazione del virus HIV che provoca l'AIDS. La proteina potrebbe fornire un nuovo metodo per arrestare le infezioni anche negli esseri umani. Anche se negli uomini una proteina simile sarebbe meno potente di quanto sia nelle scimmie, secondo i ricercatori potrebbe costituire una nuova potenziale arma contro la malattia che colpisce in tutto il mondo 40 milioni di persone. "La scoperta - spiega Joseph Sodroski in un articolo pubblicato sul numero del 26 febbraio della rivista "Nature" - è importante non solo perché indica un nuovo modo di intervenire nelle infezioni da HIV, ma anche perché fornisce alcuni indizi sul possibile ruolo di componenti cellulari che finora restavano misteriosi". La proteina, chiamata Trim5-alpha, impedisce all'HIV di liberarsi da un rivestimento protettivo e di inserire il proprio materiale genetico nella cellula infetta, combinandolo con il DNA della cellula. Se il virus non completa relativamente in fretta questo processo di integrazione, decade e diventa non infettivo. Trim5-alpha è un inibitore di HIV altamente specifico. Sodroski e colleghi ritengono che la sua potenza possa differire nei singoli individui, il che spiegherebbe come mai alcune persone infette dal virus sviluppino l'AIDS più rapidamente di altre. Forse gli scienziati troveranno un modo per aumentare la sua potenza. Per avere maggiori informazioni clicca qui.

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FUMO E TELEVISIONE: INDAGINE 2003

fonte: Osservatorio Fumo, Alcool e Droga, ISS
01-03-2004 L'Osservatorio Fumo, Alcool e Droga (ISS) ha pubblicato un'indagine condotta nel 2003 sul legame tra il mondo del cinema e della moda e l'industria del tabacco. Per leggere l'articolo clicca qui oppure scarica il file in pfd

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CATEGORIA: Nazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Un legame fra apprendimento e dipendenza dalle droghe

fonte: Le Scienze on line
27-02-2004 Un gruppo di ricercatori dello Howard Hughes Medical Institute presso la Duke University è riuscito ad associare alle prime manifestazioni della dipendenza da droga un gene del cervello che in precedenza era noto per il suo ruolo nell'apprendimento e nella memoria. Per leggere la notizia clicca qui. Per leggere l'intero articolo pubblicato su "Neuron" visita il sito oppure scarica l'articolo in formato pdf

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