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Redazione a cura dello Staff DRONET.
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risultati: 2501 - pag. 214 di 251 |
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Un gene associato al rischio di AIDSfonte: Le Scienze on-line
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10-01-2005 Alcuni scienziati negli Stati Uniti hanno identificato un gene che spiega, in parte, la differente suscettibilità all'HIV da parte degli esseri umani. La scoperta potrebbe aiutare i medici a progettare trattamenti su misura, a seconda del corredo genetico del paziente.
I ricercatori sanno da tempo che alcuni individui manifestano una resistenza naturale al virus HIV. Alcuni sviluppano l'AIDS entro pochi mesi dall'infezione, mentre altri rimangono privi di sintomi per decenni. Alla base di alcune di queste resistenze, secondo Sunil Ahuja dell'Health Science Center dell'Università del Texas e colleghi, ci sarebbero le differenze in un gene chiamato CCL3L1. In un articolo pubblicato sulla rivista "Science", gli autori scrivono che gli individui dotati di copie extra di questo gene hanno meno probabilità di contrarre l'HIV o di sviluppare l'AIDS nella sua forma più completa.
Il gene CCL3L1 produce una proteina che si lega a CCR5, un altro gene già associato in precedenza alla resistenza all'HIV. Normalmente il virus si lega alla proteina CCR5 sulla superficie di alcuni tipi di globuli bianchi, sfruttandola per entrare nella cellula. Le copie extra di CCL3L1 limitano la quantità di CCR5 disponibile per l'attacco del virus, e pertanto gli impediscono di introdursi nelle cellule.
La scoperta suggerisce che, in futuro, i pazienti potranno essere esaminati alla ricerca di questo e di altri geni associati alla resistenza all'HIV. Le persone particolarmente vulnerabili potranno, per esempio, essere dirottate verso un corso di terapia più aggressivo. Sarà anche possibile dividere i pazienti a seconda del loro corredo genetico nei trial per potenziali vaccini contro l'HIV, in modo da identificare i gruppi con maggiori probabilità di risposta.
Staff Dronet
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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo |
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Da oggi 10/01/05 divieto di fumo nei locali pubblici e di lavoro.fonte: MInistero della Salute
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10-01-2005 Dal 10 gennaio è operativa la legge contro il fumo passivo nei luoghi di svago e di lavoro. A sostegno di questa iniziativa di promozione della salute, il Ministero ha avviato un numero verde per offrire informazioni sull'applicazione delle nuove regole e sui servizi per smettere di fumare .
Inoltre nel portale del Ministero della Salute in primo piano "La tutela della salute dei fumatori", con la possibilità di visionare la "Circolare del Ministro per chiarire dubbi interpretativi e attuativi" e "Fac-simili modulistica, verbali di accertamento e cartelli"
Staff Dronet
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CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo |
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Divieto di fumo, circolare del Ministro Sirchiafonte: Ministero della Salute
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03-01-2005 In vista dell'applicazione della Legge 3 del 2003 sulla tutela della salute dei non fumatori, pubblicato testo per chiarire dubbi interpretativi e attuativi.
Per leggere la notizia integrale clicca qui.
Staff Dronet
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CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo |
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Fumare fa male al cervellofonte: Le Scienze on line
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16-12-2004
Molte ricerche hanno associato il fumo a numerosi rischi per la salute. Uno studio pubblicato sulle riviste "New Scientist" e "Addictive Behaviors" suggerisce ora che l'abitudine di fumare può influire anche sul quoziente di intelligenza.
I ricercatori dell'Università di Aberdeen e dell'Università di Edimburgo hanno studiato come le abilità cognitive di fumatori e non fumatori variano nel tempo. Hanno scoperto che i fumatori ottengono risultati significativamente peggiori in cinque diversi test d'intelligenza.
Le capacità mentali dei 465 soggetti che hanno partecipato allo studio erano state esaminate per la prima volta nel 1947, quando avevano undici anni. Sono state poi analizzate una seconda volta nel 2000, all'età di sessantaquattro anni. In quest'occasione, sono stati sottoposti a test per valutare il ragionamento non verbale, la memoria e l'apprendimento, la velocità nell'elaborare informazioni, e le decisioni su come agire in circostanze particolari.
I fumatori e gli ex fumatori hanno ottenuto risultati molto inferiori nei test, anche tenendo conto di fattori come il Q.I. infantile, l'educazione, l'occupazione e il consumo di alcol. L'effetto, secondo lo studio, sembra essere maggiore in coloro che continuano tuttora a fumare. Secondo i ricercatori, l'effetto negativo sarebbe "piccolo ma significativo", e potrebbe essere spiegato con lo stress ossidativo causato dal fumo a diversi organi, compreso il cervello.
Staff Dronet
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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo |
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Dal 12 dicembre divieto di fumo sui trenifonte: Ministero della Salute
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12-12-2004 Il divieto di fumo sarà esteso su tutti i convogli Trenitalia a partire dal prossimo 12 dicembre. Il provvedimento si propone di tutelare la salute dei non fumatori e giunge a conclusione della campagna “Libertà di non fumare” iniziata nell’aprile 2003 sui treni regionali ed esteso a treni Intercity Plus ed Eurostar nel marzo 2004.
Il Ministro della Salute Girolamo Sirchia e l’Amministratore Delegato di Trenitalia Roberto Testore hanno lanciato simbolicamente il provvedimento con la lettura ai passeggeri di un messaggio sul divieto di fumo sull’Intercity Plus “Archimede” partito da Roma e diretto a Palermo e Siracusa.
Staff Dronet
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Neuroscience of psychoactive substance use and dependencefonte: WHO
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01-12-2004 E' stato inserito nell'area Pubblicazioni >> Internazionali >> Droga >> Ricerca, il citato rapporto.
Si tratta del primo rapporto di neuroscienze messo a punto dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) e intende dare una visione complessiva dei fattori biologici legati all’uso di sostanze presentando le principali ricerche degli ultimi 20-30 anni.
In tale rapporto si evidenziano le principali conoscenze dei meccanismi d’azione delle varie sostanze (alcol, sedativi e ipnotici, tabacco, oppiacei, cannabinoidi, cocaina, anfetamine, ectasy, inalanti volatili, allucinogeni) e di come queste sostanze possano determinare dipendenza e abuso.
Oltre ai fattori neurobiologici vengono presi in considerazione anche i fattori sociali e ambientali legati allo sviluppo della dipendenza da sostanze.
Un ampio capitolo è riservato agli aspetti etici delle ricerche delle neuroscienze sulla prevenzione e trattamento delle dipendenza da sostanze.
Il rapporto può interessare gli operatori delle dipendenze, i ricercatori, gli studenti e gli addetti alle politiche sociali.
Potete trovarlo al seguente link: http://www.dronet.org/biblioteca/bib_zip/ven011204.zip
Dronet Staff
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Global Status Report on Alcohol 2004 per l'Italiafonte: WHO
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01-12-2004 E' stato pubblicato nell'area Epidemiologia sezione Nazionale il
Global Status Report on Alcohol 2004 per l'Italia a cura di World Health Organization.
E' possibile prelevarlo al link: http://www.dronet.org/epidemiologia/epi_zip/italy.pdf
Dronet Staff
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Aggiornamento area "Pubblicazioni"fonte: NIDA
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22-11-2004 E' possibile scaricare in formato pdf l'articolo "Practical Considerations for the Clinical Use of Buprenorphine in the latest" andando al link "Pubblicazioni", "Internazionali", "Droghe", "Ricerca".
Staff Dronet
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Telomerasi contro l'HIVfonte: Le Scienze on line
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19-11-2004 Un gruppo di scienziati dell'Università della California di Los Angeles ha dimostrato che la proteina chiamata telomerasi previene l'invecchiamento prematuro delle cellule immunitarie che combattono l'HIV, consentendo alle cellule di dividersi indefinitamente e prolungare così la propria difesa contro l'infezione. La ricerca, pubblicata sul numero del 15 novembre 2004 della rivista "Journal of Immunology", suggerisce una futura terapia per rafforzare il sistema immunitario indebolito nei pazienti positivi all'HIV.
Ogni cellula contiene un minuscolo orologio cellulare, chiamato telomero, che si accorcia ogni volta che la cellula si divide in due. Situati alle estremità cromosomiche delle cellule, i telomeri limitano il numero di volte che una cellula può dividersi. "Le cellule immunitarie che combattono il virus HIV - spiega la patologa Rita Effros - sono costrette a dividersi in continuazione, per continuare a svolgere le proprie funzioni protettive. Questa enorme quantità di divisioni accorcia prematuramente i loro telomeri. I telomeri di un paziente di 40 anni infetto da HIV assomigliano a quelli di una persona sana di 90 anni".
Secondo molti scienziati, i telomeri si sono evoluti per evitare la crescita cellulare incontrollata che conduce al cancro. Eppure molti tumori continuano a crescere a causa di cambiamenti genetici che producono la proteina telomerasi, che rigenera i telomeri delle cellule. Effors e colleghi hanno pensato di poter sfruttare le proprietà della telomerasi come una potente arma per rafforzare il sistema immunitario dei pazienti infetti da HIV. I ricercatori hanno estratto cellule immunitarie dal sangue di alcuni pazienti e hanno osservato che cosa accade se in queste cellule la telomerasi rimane permanentemente attivata.
I risultati sono incoraggianti. "Abbiamo scoperto - afferma Effros - che le cellule immunitarie possono dividersi senza fine, crescendo con un tasso normale e senza mostrare nessuna anormalità cromosomica che possa condurre a un tumore. La telomerasi stabilizza la lunghezza dei telomeri, che non si accorciano più ogni volta che la cellula si divide".
Staff Dronet
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Cibo e droghe attivano identiche aree cerebralifonte: Le Scienze on line
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13-11-2004
Usando tecniche di risonanza magnetica funzionale (fMRI), i ricercatori del Monell Chemical Senses Center e dell'Università della Pennsylvania hanno scoperto che il desiderio di cibo attiva le stesse aree cerebrali collegate alle emozioni, alla memoria e alla ricompensa che vengono attivate dal desiderio di droghe. Secondo il principale autore dello studio, la psicologa Marcia Levin Pelchat, i risultati "sono consistenti con l'ipotesi che tutti i tipi di desiderio umano, che siano verso il cibo, le droghe o i capi di abbigliamento alla moda, condividano meccanismi comuni".
Gli studi sul desiderio di cibo, forse la base evolutiva di tutti i comportamenti di questo tipo, possono fornire indizi sulla tossicodipendenza. "Identificando le regioni cerebrali coinvolte, - spiega Pelchat - possiamo scoprire molte cose sulla neurochimica normale e patologica del desiderio, e di conseguenza arrivare a sviluppare migliori trattamenti farmacologici epr l'obesità e la tossicodipendenza".
Gli schemi dei risultati della fMRI suggeriscono che le aree cerebrali della memoria, responsabili dell'associazione di un cibo con una ricompensa, sono più importanti per il desiderio di cibo rispetto ai centri di ricompensa veri e propri. Questi risultati sono in accordo con alcune ricerche sugli animali che avevano mostrato come la stimolazione dei centri della memoria fosse più efficace della stimolazione dei centri della ricompensa nello spingere gli animali a eseguire un lavoro per ottenere un premio.
Lo studio, che verrà pubblicato sul numero di dicembre 2004 della rivista "NeuroImage", ha coinvolto dieci volontari sani, cui non è stato permesso di consumare nient'altro che una bevanda alla vaniglia per un giorno e mezzo, prima di essere sottoposti alla sessione di fMRI. I ricercatori hanno utilizzato questa dieta monotona per aumentare la probabilità che i soggetti manifestassero desiderio di cibo durante le scansioni cerebrali.
Staff Dronet
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