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Redazione a cura dello Staff DRONET.

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Pubblicata una ricerca sull'abuso di droga nella popolazione americana a cura del Substance Abuse and Mental Health Services Administration (SAMSHA)

fonte: The Substance Abuse and Mental Health Services Administration
12-09-2006 La Substance Abuse and Mental Health Services Administration ha annunciate che l’uso di sostanze illecite fra I giovani di età compresa tra I 12 e I 17 anni è in continuo declino. Il tasso sta scendendo dall’11.6 per cento del 2002, all’11.2 per cento del 2003, al 10,6 per cento del 2004 e 9,9 per cento del 2005. I dati sono inseriti all’interno di un rapporto che prende in considerazioni l’utilizzo di sostanze d’abuso e alcol, e i problemi di salute mentale dal 2002 al 2005. L’uso di marijuana nei giovani tra i 12 e i 17 anni è diminuito dall’8,2 per cento del 2002 al 6,8 per cento del 2005 e l’età media della prima volta di utilizzo della sostanza è aumentato da 17 anni del 2002 a 17,4 del 2005. lo stesso declino è stato segnalato per i ragazzi che abusano di alcool.
Dati diversi riguardano invece la generazione del baby boom, riguardante ora gli adulti tra i 50 e i 59 anni. L’aumento di uso di sostanze è passato dal 2,7 per cento del 2002 al 4,4 per cento del 2005. Dati sconfortanti anche per i giovani adulti (18-25 anni): in questi anni è aumentato l’uso di cocaina e di altri farmaci narcotici non utilizzati per prevenire il dolore. Secondo la dott.ssa Mike Leavitt questi dati sono molto importanti pechè fanno capire quanto sia importante lavorare sulla prevenzione con i più giovani, far capire ai bambini e ai loro genitori quanto sia rilevante un futuro senza droghe e senza alcool. Inoltre nelle famiglie sta arrivando il messaggio che utilizzare droga limita il proprio futuro, e questo si può vedere nei modelli distruttivi delle generazioni precedenti che hanno fatto uso di droga.
Per leggere la ricerca in versione integrale cliccare qui

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Una proteina essenziale per l'HIV

fonte: Le Scienze

11-09-2006 L’anonima sigla LEDGF/p75 – o più brevemente p75 – che indica una proteina dell’organismo umano, potrebbe tra breve acquisire notevole notorietà dal momento che, come hanno scoperto i batteriologi della Mayo Clinic si tratta di una molecola essenziale per l’infezione da HIV. Senza di essa, infatti, il virus responsabile dell’AIDS non è in grado di integrare il proprio DNA nel genoma umano, come fanno tutti i virus per potersi replicare. Secondo i dettagli della ricerca resi noti in un articolo apparso sulla rivista “Science” i ricercatori sono partiti dall’osservazione che la p75 agisce come una fune molecolare che lega l’integrasi dell’HIV ai cromosomi umani, proteggendola anche dai meccanismi cellulari di degradazione delle proteine. Nel passo successivo della ricerca è stato utilizzato il metodo noto come interferenza a RNA per strappare tutte le p75 rilevabili dai cromosomi umani è si è potuto costatare come effettivamente senza la p75 l’HIV fosse molto inibito nella sua azione. Reintegrando la proteina, viceversa, l’infezione poteva procedere regolarmente secondo le modalità consuete. "Le modalità con le quali un virus che ha infettato una cellula ne ottiene aiuto per stabilirsi definitivamente in essa è un argomento affascinante e dalle ricche implicazioni cliniche – ha spiegato Eric Poeschla, che ha partecipato alla ricerca – in futuro occorrerà indagare se la dipendenza dell’HIV dalla proteina p75 possa essere sfruttata per mettere a punto una terapia contro l’infezione.”

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

CORSO DI PERFEZIONAMENTO IN CLINICA DELLE DIPENDENZE “FOCUS SUL COCAINISMO”

fonte: CEREF Centro Ricerca e Formazione
11-09-2006 Il Corso di Perfezionamento ha lo scopo di proporre ai medici e agli psicologici le più aggiornate conoscenze e competenze in tema di diagnosi, trattamento e prevenzione delle ricadute.
La proposta formativa completa si sviluppa attraverso tre corsi indipendenti ma complementari. Tali corsi possono essere fruiti anche separatamente, tuttavia viene consigliata la partecipazione all’intera proposta essendo ogni corso complementare all’altro. Il primo è infatti dedicato agli aspetti neurobiologici e clinici, il secondo alla valutazione ed ai principi di trattamento ed il terzo ai trattamenti psicoterapeutici cognitivo-comportamentali per il mantenimento dell’astinenza e la prevenzione delle ricadute.
Per scaricare il modulo d'iscrizione e il programma dei tre moduli cliccare qui.

Staff Dronet

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Congresso/convegno invia articolo
 

Congresso: PATOFISIOLOGIA DELL'ADDICTION E TRATTAMENTO DELLA DOPPIA DIAGNOSI

fonte: Europad.org
11-09-2006 Il 18 novembre p.v. si terrà a Siena il convegno dal titolo PATOFISIOLOGIA DELL'ADDICTION E TRATTAMENTO DELLA DOPPIA DIAGNOSI a cura di Europad.org e Sitd.org.
Per l’iscrizione riempire il modulo allegato ed inviarlo per posta o fax alla Segreteria Organizzativa. La manifestazione è a numero chiuso e saranno accettata le prime 80 iscrizioni Sono stati ottenuti 5 crediti ECM Lingue uffi ciali del convegno sono l’inglese e l’italiano. È prevista la traduzione simultanea dall’inglese
Per scaricare la brochure del convegno cliccare qui.

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CATEGORIA: Nazionali TIPO: Congresso/convegno invia articolo
 

L’ ALCOL IN EUROPA

fonte: Health EU Public Health Thematic Portal
06-09-2006 Nel periodo in cui la Commissione Europea sta preparando il proprio documento di strategia sull’alcol che comprende tutte le attività in atto a livello europeo, la Commissione stessa ha richiesto un’analisi dell’impatto sanitario, sociale ed economico dell’alcol in Europa. Il risultato è questo rapporto, che rappresenta una sintesi di esperti che hanno considerato studi pubblicati e sistematici, meta-analisi e lavori individuali, ed è anche un’analisi dei dati resi disponibili dalla Commissione Europea e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il rapporto considera le politiche alcologiche “al servizio degli interessi di salute pubblica e del benessere sociale attraverso il suo impatto sui determinanti di salute e sociali”. Ciò è radicato in un quadro di salute pubblica, in un processo che ha come finalità quella di “mobilitare le risorse locali, regionali, nazionali e internazionali per assicurare le condizioni nelle quali i cittadini possano vivere in modo sano”. In tutto il rapporto viene proposta una terminologia standardizzata, che si basa su quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite sui temi della salute.
Per scaricare il rapporto cliccare qui

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CATEGORIA: Europee TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Fumatori: difficoltà a smettere per aumento recettori nicotinici

fonte: Addiction
05-09-2006 Fumatori hanno più recettori nicotinici (nicotinic acetylcholine receptors, nAChR) rispetto ai non fumatori. E' questo che rende loro difficile smettere di fumare. Lo ha scoperto la Yale University, secondo quano riferisce la Boston University, JT. Il maggior numero di recettori nicotinici nei fumatori influirebbe sui sintomi dell'astinenza da sigaretta. Secondo i ricercatori, normalizzare il numero dei recettori nei fumatori, consentirebbe loro di smettere con meno difficoltà.
La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Neuroscience.

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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

"Gli Italiani e l''Alcool 2006" Presentati i risultati principali della V° Indagine Doxa

fonte: Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcol
03-09-2006 All’interno della sezione PUBBLICAZIONI è possibile scaricare l’indagine GLI ITALIANI E L’ALCOOL 2006. La V indagine sugli Italiani e l’alcool, consumi, atteggiamenti tendenze promossa dall’Osservatorio Permanente Giovani ed Alcool d’intesa con Doxa, propone all’attenzione pubblica un’immagine articolata di un comportamento diffuso quale il consumo di bevande alcoliche, declinato nel presente rapporto da più viste: il monitoraggio dei consumi, il contributo delle diverse bevande al consumo, l’evoluzione della quantità e qualità del consumo nel percorso di vita degli individui, il rapporto tra alcool e stili di vita, le dinamiche dell’abuso in età giovanile e non.
Questa indagine 2006, condotta da Doxa nell’autunno 2005 su un campione statistico della popolazione italiana di 2067 individui a partire dai 13 anni interpellati a domicilio da rilevatori formati ad hoc, rivela in primo luogo la presenza consistente dell’alcool nella abitudini degli italiani. La platea dei consumatori (chi beve almeno una volta in tre mesi) supera di poco l’80% appare stabilizzata (+1% rispetto a 5 anni fa). I Consumatori regolari (almeno una volta nella settima) sono il 67% (+2%). Tra le bevande consumate il vino mantiene una assoluta posizione di bevanda di riferimento nazionale, seguito dalla birra, dagli aperitivi e digestivi, e piuttosto indietro nella scala, dai superalcolici e dalle nuove bevande alcoliche. In un contesto in cui il consumo di alcolici non è sostanzialmente dissimile da zona a zona del Paese (con una marcata dominanza del consumo maschile su quello femminile), il consumo di bevande alcoliche è e resta in Italia un fatto socialmente controllato, oltre che socialmente rilevante. Si inizia ad assaggiare e conoscere le bevande nel contesto familiare, spesso associato ad un evento ritualizzato (intorno ai 14 anni per il vino e la birra, verso i 16 per le bevande a maggior gradazione alcolica), in una situazione di trasmissione dell’atto di bere dalle generazioni più anziane a quelle più giovani in una cornice di naturalità contraddistinta né da un eccesso di significato del rito di passaggio ma nemmeno da un eccesso di permissivismo o di indifferenza. Nell’adolescenza avanzata il giovane progredisce in una conoscenza del rapporto con la sostanza alcool in cui, alle prime occasioni di consumo autonomamente deliberato (indirizzato di preferenza verso la birra ma non immune dal primo contatto con i superalcolici), corrisponde frequentemente un evento di perdita di controllo (esprimentesi vuoi nel primo episodio di ubriachezza, vuoi nel primo episodio di “sballo” alcolico, come nel binge drinking). A questa fase, rapida e scevra di problemi per molti, ma che per alcuni evolve verso un’area grigia di comportamenti incerti e per altri ancora verso varie forme di abuso che si sovrappongono ad altre forme di abuso con droghe o altre sostanze illegali, segue di norma un percorso di maturazione fisiologica del consumo. I consumi medi aumentano (e tendono a farlo fino all’età soglia dei 34 anni) per poi stabilizzarsi e diminuire. Si configura così un percorso del consumo degli italiani che potremmo denominare “carriera del consumo”, i cui tratti determinanti sono quelli sociologicamente ben conosciuti delle culture mediterranee: dominanza del modello sociale e “vinocentrico” del consumo, associazione sistematica del consumo nell’ambito dei pasti comuni, consumi paritari tra maschi e femmine e iniziazione al consumo intra-familiare, esercizio del controllo sull’abuso mediato dalla categoria della moderazione. Quest’ultimo aspetto spiega bene, in positivo, il valore della tolleranza sociale verso il bevitore problematico tradizionalmente presente nel modello mediterraneo. Non si tratta di indifferenza e sciatteria sociale quanto dell’atteggiamento aperto al recupero dell’individuo in un contesto di non segregazione del portatore del problema e quindi di solidarietà comunitaria verso la persona.
All’interno di questo arco interpretativo, il rapporto dedica doverosamente spazio alle diverse declinazioni del bere problematico, da quelle sostanzialmente benigne della trasgressione adolescenziale a quelle ben più tenaci dell’abuso reiterato e della commistione alcol-droga. Da un lato l’episodicità dell’ebbrezza e della ubriachezza (rispettivamente 15,8% e 5,2% sull’intera popolazione) tocca componente della popolazione relativamente minore e tuttavia bisogna registrare nel confronto tra il 2000 ed il 2006 un aumento della percentuale di adulti di 15 anni ed oltre che dichiarano almeno un episodio di ubriachezza importante (dal 4 al 7%). Si tratta di un dato non positivo moderato però parzialmente dalla diminuzione del dato relativo agli episodi reiterati. In fascia giovanile esiste un problema emergente, sia pure già conosciuto che è quello relativo al binge drinking (consumo di 5 bevande alcoliche di fila nello spazio di due ore lontano dai pasti). Il 10, 2% dei giovani in età compresa tra i 13 ed i 24 anni hanno avuto almeno un’esperienza di binge. Si tratta di un comportamento (decisamente maschile ma non del tutto sconosciuto alle ragazze) che segnala l’esistenza di un’area di convergenza degli abusi giovanili verso modelli mutuati dallo stile anglosassone. E’ ovviamente un portato delle tendenze globalizzatrici della nostra epoca che non deve però essere assimilato al comportamento standard dei giovani italiani. Si tratta però di una tendenza preoccupante cui va data una risposta mirata. Rispetto al capitolo sempre importante del rapporto tra alcol e guida si registra un lieve aumento degli episodi dichiarati da parte degli adulti di 15 anni e oltre. A fronte di una maggiore consapevolezza del rischio della guida in stato di ebbrezza da parte dei più giovani permane una certa sottovalutazione della questione da parte degli individui in età più avanzata. “

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CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Gran Bretagna: la classificazione delle droghe va ripensata

fonte: Informadroga.it
02-09-2006 Secondo una commissione parlamentare inglese la collocazione delle droghe nelle classi A, B e C dovrebbe essere rivista seguendo un criterio che rifletta più sul danno e sulla pericolosità delle sostanze. La Commissione parlamentare di inchiesta sulla Scienza sostiene che l’attuale sistema di classificazione sia basato su assunti storici e non scientifici. Un nuovo sistema, elaborato dai consulenti del governo – e già preso in considerazione dal precedente Ministro degli Interni – sta per essere approntato ed è in attesa di conferma. In tale sistema alcune sostanze illegali vengono considerate meno dannose dell'alcol e del tabacco con una nuova classificazione che si basa sulla prima valutazione scientifica relativa a 20 sostanze stimolanti in uso oggi in Gran Bretagna. L'alcol risulta la quinta sostanza in ordine di pericolosità e precede alcune sostanze che attualmente compaiono in classe A, mentre il tabacco è al nono posto. La cannabis, che al momento figura come sostanza di classe C, segue entrambi gli stimolanti legali, all'undicesimo posto. Per la normativa attualmente in vigore le sostanze regolamentate sono oggi collocate in categorie alfabetiche che riflettono il grado di pena a cui può condurre il loro possesso o lo spaccio. La classe A, la categoria più alta, contiene sostanze come l'eroina, la cocaina, l'ecstasy e i funghi magici. La classe B include “speed” e barbiturici. La cannabis e alcuni tranquillanti sono classificati come sostanze di classe C. Il metodo alternativo è stato messo a punto dal Prof. David Nutt, membro anziano della commissione consultiva del governo sulla classificazione delle droghe, e dal Prof. Colin Blakemore direttore del Medical Research Council. In esso la gerarchia della pericolosità delle sostanze è rivoluzionata, basti pensare che due droghe di classe A – ecstasy e LSD – vengono classificate fra le ultime sei. Ciò le colloca ben al di sotto del tabacco e dell'alcol e di altre droghe di classe B e C. Il Prof. Blakemore ci dice che l'alcol e il tabacco sono stati inclusi nella tabella per "dare la misura di cosa significano questi livelli di pericolosità". E aggiunge: "Questo non per sostenere che esistono ragioni per bandire l'alcol ma per far capire il danno relativo".

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In Spagna un progetto pilota di prevenzione per 90.000 alunni

fonte: Informadroga.it
02-09-2006 Il Ministro della Sanità spagnolo Elena Salgado ha presentato il programma pilota “Itaca”, finalizzato a prevenire il consumo di sostanze stupefacenti nelle scuole e che coinvolge circa 90.000 alunni. Si tratta di un programma con un budget di 1,5 milioni di euro che si articola in tre attività distinte di prevenzione tese a rafforzare i programmi già in essere in ambito scolare. Importante caratteristica di “Itaca” è che ognuna di queste tre attività abbraccia tutta la popolazione scolastica, dai più piccoli (5-6 anni) fino ai giovani di 18 anni coprendo 1.200 centri educativi. L’iniziativa deriva dalla volontà del Ministero della Sanità di frenare il consumo di droghe, specie tra i Il Ministro della Sanità spagnolo Elena Salgado ha presentato il programma pilota “Itaca”, finalizzato a prevenire il consumo di sostanze stupefacenti nelle scuole e che coinvolge circa 90.000 alunni. Si tratta di un programma con un budget di 1,5 milioni di euro che si articola in tre attività distinte di prevenzione tese a rafforzare i programmi già in essere in ambito scolare. Importante caratteristica di “Itaca” è che ognuna di queste tre attività abbraccia tutta la popolazione scolastica, dai più piccoli (5-6 anni) fino ai giovani di 18 anni coprendo 1.200 centri educativi. L’iniziativa deriva dalla volontà del Ministero della Sanità di frenare il consumo di droghe, specie tra i giovanissimi. La Salgado ha presentato anche dei dati che attestano come il problema dell’abuso di sostanze sia divenuto in Spagna un problema fondamentale per la salute pubblica: il 78% degli adolescenti ha fatto uso di tabacco nell’ultimo anno, l’82% ha consumato alcol e, tra questi, il 34,8% ha affermato di essersi ubriacato nell’ultimo mese. In questa fascia d’età il consumo di cannabis è raddoppiato negli ultimi dieci anni passando dal 18,2% nel 1994 al 36,6% nel 2004, mentre quello della cocaina si è moltiplicato per quattro passando dall’1,8% al 7,2% nel medesimo periodo. A tutto questo bisogna aggiungere il netto abbassamento della percezione del rischio legata al consumo di droghe: tra il 1994 e il 2004, per quanto riguarda la cannabis, la percentuale dei ragazzi che avvertono pericolo è scesa dal 60% al 36,9%; per la cocaina c’è una flessione di quasi dieci punti in percentuale (78,5-70,6).

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La quantità di nicotina contenuta nelle sigarette è aumentata significativamente dal 1998

fonte: Massachusetts Department of Public Health (DPH)
01-09-2006 La quantità di nicotina contenuta nelle sigarette è aumentata in maniera significativa negli ultimi sei anni. È quanto emerge da una ricerca condotta dal Massachusetts Department of Public Health (DPH). Lo studio, che ha indagato tra i più popolari marchi di sigarette statunitensi, ma non solo, ha analizzato la quantità di nicotina che è realmente aspirata dal fumatore, e ha verificato che questa è aumentata del 10%, e per alcune etichette addirittura del 20% in sei anni, cosa che rende più facile cadere nel vizio del fumo e fa diventare più difficile smettere. Nel 1998 era stato l’84% delle sigarette analizzate ad avere elevati livelli di nicotina, mentre tra quelle esaminate del 2004 è ben il 93% di 116 marche a contenere livelli di nicotina che superano la soglia attesa. Inoltre questi aumenti riguardano anche le sigarette light, che per questo motivo non si possono definire tali. Secondo il Massachusetts Department of Public Health (DPH) questi aumenti nella quantità di nicotina, oltre a rendere più difficile per il fumatore smettere, possono portare a difetti alla nascita in bambini nati da donne fumatrici, aumenta la glicemia, disponendo così i fumatori ad elevato rischio di diabete ed interferisce con i farmaci utilizzati nei trattamenti per l’asma e la depressione.

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