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Redazione a cura dello Staff DRONET.

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Relazione annuale 2006: evoluzione del fenomeno della droga in Europa

fonte: EMCDDA
24-11-2006 Relazione 2006 a cura dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT). All'interno di questa pubblicazione è possibile trovare:
1) Quadro generale sul fenomeno della droga in 29 paesi europei
2) Fatti, cifre e analisi sulle droghe in tutta Europa e nei singoli paesi
3) Ultime tendenze e risposte sociali, giuridiche e politiche
Per scaricare il manuale andare alla sezione Pubblicazioni

Staff Dronet

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Pubblicato il rapporto "Aids Epidemic Update"

fonte: UNAIDS

22-11-2006 Dalla relazione ''Unaids/Who 2006'' emerge che il tasso di infezione è aumentato dal 2004 ad oggi, inoltre il virus ricompare anche laddove sembrava essere stato ridotto. Si stima che circa 3,5 milioni di persone siano oggi affette dall'HIV, che nel 2006 ha ucciso 2,9 milioni di uomini e donne. 4,3 milioni i nuovi casi di infezione registrati lo scorso anno, di cui 2,8 (pari al 65%) nell'Africa sub-Sahariana. Un notevole incremento si è registrato anche nell'Europa orientale e nell'Asia Centrale, dove si registra una crescita superiore al 50% dal 2004. Questi dati evidenziano soprattutto l'inadeguatezza dei programmi di prevenzione messi in atto in diverse regioni, che spesso non hanno ricevuto il necessario sostegno e non hanno raggiunto le fasce maggiormente a rischio: in Nord America e nell'Europa occidentale, così come in molti paesi in via di sviluppo, il tasso di infezioni è rimasto invariato. Ma ciò che più preoccupa è che in alcuni paesi, come l'Uganda, in cui si erano registrati dei successi negli scorsi anni, si stia ora manifestando un nuovo incremento del tasso d'infezione.
Si può vedere inoltre come le donne siano maggiormente colpite, rispetto agli uomini, e che proprio queste siano però costrette ad occuparsi dei malati. Inoltre l’aspettativa di vita è ancora molto bassa: 47 anni, vuol dire almeno trenta anni in meno rispetto ai paesi più industrializzati.
Sul sito www.unaids.org è stata pubblicata la versione integrale del rapporto, completa di mappe e dati, del rapporto.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

AVIP, la task force europea per un vaccino contro l’HIV/AIDS coordinata dall’ISS incontra il Ministro della Salute Livia Turco

fonte: Istituto Superiore di Sanità

21-11-2006 La messa a punto di un vaccino efficace contro l'HIV/AIDS ha unito in un unico consorzio, denominato AVIP (AIDS Vaccine Integrated Project), sotto la guida italiana dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), 19 gruppi di ricerca europei e africani, accomunati da una lunga esperienza nel campo della ricerca sui vaccini. L'iniziativa, finanziata dalla Commissione Europea e coordinata da Barbara Ensoli , Direttore del Centro Nazionale AIDS dell'ISS, coinvolge le università, gli istituti di ricerca e le industrie di sei Paesi Europei (Italia, Svezia, Francia, Germania, Finlandia, Gran Bretagna), del Sud Africa e dello Swaziland.
Per il progetto, della durata di 5 anni ed avviato nel 2004, è stato erogato un contributo di 10 milioni di Euro da parte della Commissione Europea, nell'ambito del VI Programma Quadro per la Ricerca, con un investimento totale superiore ai 20 milioni di Euro.

Staff Dronet

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

TROPPA TV INDUCE I GIOVANI A BERE E ALLA DROGA

fonte: Ansa

20-11-2006 MILANO - Guardare la televisione più di tre ore al giorno, nell'età dello sviluppo, influenza negativamente lo stile di vita dei giovani, tanto da indurli a bere di più, a fumare di più e ad avere una maggiore continuità con la droga. Senza contare che, secondo uno studio pubblicato sul British Medical Journal, guardare la TV più di 5 ore al giorno all'età di 3-4 anni stimola lo sviluppo di comportamenti aggressivi più della media, fino a farli sfociare nel bullismo. Dati che preoccupano gli esperti, visto che circa il 30% dei bambini italiani passa troppe ore davanti alla televisione. Ma c'é una nota positiva: nel 2006, per la prima volta dal 1997, i giovani che passano troppo tempo davanti alla TV sono diminuiti.
Si è parlato di questo a Milano, dove l'Osservatorio adolescenti della Società Italiana di Pediatria ha presentato il decimo rapporto annuale sulle abitudini e sugli stili di vita dei ragazzi.
Il rapporto, basato sulle interviste di oltre 1.200 giovani tra i 12 e i 14 anni, ha evidenziato rispetto all'anno scorso un aumento del 5% del fenomeno dei 'bulli', ma anche una sorta di contraddizione su come gli adolescenti percepiscono il rischio: infatti, anche se la stragrande maggioranza (86-87%) dei partecipanti all'indagine considera pericolose azioni come fumare canne, guidare senza patente, rubare o avere rapporti sessuali non protetti, quasi il 62% di loro assume apposta questi atteggiamenti, soprattutto per "dimostrare il proprio coraggio" (81% dei casi) e "per sentirsi grandi" (71%).
Il problema, secondo Giuseppe Saggese, past president della SIP, "non è solo la latitanza della famiglia e della scuola: i giovani sono sempre più immersi in un mondo mediatico, guardano troppa TV, hanno il computer, il cellulare, e il loro modo di comunicare è totalmente cambiato". "Con sole 2 ore al giorno di televisione - continua Saggese - passano davanti ai loro occhi più di 5 mila spot di prodotti alimentari, e bisogna ricordare che, come si legge dai dati dell' indagine, il 90,8% dei giovani desidera ciò che vede in pubblicità. Se aggiungiamo che oltre il 70% dichiara di 'mangiucchiare' davanti alla TV, e che i programmi presentano sempre più un modello di bellezza ispirato all'essere magri, non è difficile vedere in questo una causa dei disturbi della condotta alimentare", sia come obesità sia come anoressia.
Sempre dall'indagine si legge che il 60% delle ragazze "vorrebbe essere più magra"; circa una giovane su quattro ha provato una dieta, mentre un altro 15% circa vorrebbe iniziarne una. Solo il 32% di chi l'ha già fatta si è rivolto al medico, mentre la restante percentuale si fa consigliare da amici, dai siti internet o si auto-prescrive la dieta.
La scuola, in ogni caso, non aiuta molto a insegnare uno stile di vita corretto e meno sedentario: "Servirebbe fare meno ore di latino e greco - aggiunge Saggese - e più ore di educazione sessuale e di educazione fisica. Adesso ne viene fatta solo un'ora, al massimo due, mentre ne servirebbero almeno il doppio. Le palestre delle scuole dovrebbero essere usate di più, magari anche impiegandole a basso costo per far muovere i giovani al di fuori dell'orario scolastico".
Ma anche se i pediatri si appellano alle famiglie, alla scuola, alle istituzioni e alle industrie alimentari per migliorare la situazione in cui si trovano i giovani d'oggi, non mancano le critiche: "Per la prima volta, nel Consiglio Superiore di Sanità, l'organo di esperti che consigliano il Ministro della Salute - dice Giorgio Rondini, anch'egli past president della Società di Pediatria - non compare un pediatra. E' la giornata internazionale dell'infanzia, molti si riempiono la bocca di 'infanzia' e di 'bambini', e nei consulenti del Ministro non ci sono più pediatri, quando prima ce n'era sempre uno, a volte due. Certo, ci sono sociologi, psicologi, che per altri aspetti vanno benissimo; ma qualsiasi madre sa bene che è il pediatra che conosce i bambini, che li segue nell'infanzia e nello sviluppo, e che è proprio lui il medico che può attuare la prevenzione".

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CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Cannabis: educare, prevenire, curare

fonte: Ministero della Salute

16-11-2006 Contraria al consumo di ogni droga ma anche al carcere: il ministro della Salute Livia Turco in una intervista alla trasmissione radiofonica Baobab spiega la sua posizione su un tema che ritiene vada esaminato ''deponendo le armi ideologiche'' e guardando i risultati. ''In Italia ci sono alcune questioni simboliche e ideologiche - ha detto Turco riferendosi alle polemiche sul provvedimento che innalza da 500 a 1000 milligrammi la quantità di Cannabis per uso personale - che aprono sempre grandi dibattiti. Il mio è un atto amministrativo e vuol dire che agisce all'interno della legislazione vigente, abbiamo voluto correggere l'aspetto ideologico. Sono ferocemente contraria a ogni tipo di droga e sostanza e la mia parola d'ordine è non solo tolleranza zero ma anche consumo zero. Ma serve distinguere l'uso individuale che non va contrastato con strumento penale e il ricorso al carcere''. Turco si dice anche fiduciosa: ''non credo che la questione sfuggirà di mano - ha detto riferendosi alle preoccupazioni espresse dalla parlamentare della Margherita Binetti - e serve avere fiducia nelle nostre capacità educative. Il messaggio è quello di combattere gli spacciatori. Ma il consumo va combattuto con il dialogo, l'educazione, anche con la punizione ma senza lo strumento penale''

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CANNABIS: MINISTERO RADDOPPIA IL LIMITE PER L'USO PERSONALE

fonte: Ansa.it

14-11-2006 ROMA - E' stata raddoppiata la dose di cannabis in possesso per uso esclusivamente personale: dai 500 milligrammi (pari a 15-20 spinelli) consentiti dalla legge Fini-Giovanardi, entrata in vigore fra le polemiche lo scorso maggio, si è passati ai 1000 milligrammi (pari quindi a 30/40 spinelli) quantità al di sotto dei quali, il possessore non incorrerrà in sanzioni penali ma solo amministrative. Un decreto del ministro della salute, Livia Turco, d'intesa con i colleghi della giustizia e della solidarietà sociale, ha infatti rivisto la tabella per la cannabis, raddoppiandone appunto la dose lecita per uso personale. L'opposizione è insorta, considera il decreto un atto irresponsabile, ma anche molte organizzazioni del privato sociale non lo hanno gradito ritenendolo una "pezza" e non risolutivo. Quanti siano stati finora i consumatori entrati in carcere nei sei mesi di applicazione della norma, non si sa. Secondo una recente indagine del Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza) sarebbero alcune migliaia le segnalazioni giunte alle prefetture (mediamente sono 60 mila l'anno le segnalazioni per uso personale di droga, e non solo per gli spinelli) ma non molte di queste sarebbero poi sfociate in un provvedimento penale, un po' per ritardi procedurali, un po' per tolleranza. "Non si può andare in carcere per uno spinello" ha commentato il ministro Turco per il quale l'obiettivo del governo resta la modifica della legge. "Non si intende liberalizzare l'uso della cannabis ma più responsabilmente far rientrare questi comportamenti nocivi per la salute tra gli atti da prevenire e non da reprimere con pene che possono arrivare fino al carcere", ha detto la Turco che aveva già annunciato il 26 giugno scorso l'intenzione di modificare la tabella sulla cannabis. Il tutto per evitare che finisca in galera un "normale" consumatore, mentre tutte le aggravanti per lo spaccio sono rimaste in vigore.
"E' un provvedimento di moderato riequilibrio" ha detto il ministro Paolo Ferrero per il quale il decreto intende evitare "accanimenti sui ragazzini che consumano la marijuana". Uno dei padri della legge, l'ex ministro Carlo Giovanardi, ha parlato di "raddoppio diseducativo ed azzardato". Forti
critiche anche dalla Lega ("é 'stupefacente': Turco non vuole far andare in carcere i giovani che fumano gli spinelli e li autorizza a mettere in tasca un po' di cannabis in più", secondo Enrico Montani), da An ("é l'anticamera del tentativo di legalizzare le droghe" per Maurizio Gasparri), dall'Udc
("Con tutti i problemi che ha la sanità il ministro Turco accontenta i radicali e lascia le famiglie sole", per Luisa Santolini). "E' una politica omicida" ha affermato Alessandra Mussolini di Alternativa sociale. Delusi alcuni operatori del privato sociale, sia nel merito del provvedimento sia per la
mancata concertazione. Fra questi, don Antonio Mazzi: "non si risolvono così i problemi della droga. Si fa solo confusione ed aumentiamo i capricci della gente. Il governo ha fatto tante parole, aveva promesso di metterci intorno ad un tavolo ed invece...".
Contraria al decreto anche la Fict per la quale il governo "ha messo una pezza" e che sembra non abbia la volontà politica di rivedere la legge con un taglio educativo-formativo. Di diverso parere il Cnca (Coordinamento nazionale comunità accoglienza). La decisione odierna "é il primo passo per una modifica della legge, è benvenuto".

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CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

AIDS: SCOPERTA SUPER-MUTAZIONE DELL'HIV

fonte: Ansa.it
14-11-2006 GLASGOW - Una mutazione particolarmente "cattiva" del virus HIV, la più pericolosa finora identificata nei pazienti con resistenza ai farmaci, è statas coperta grazie allo studio italiano condotto presso l'Istituto Spallanzani di Roma, nel quale sono stati considerati i dati relativi a circa 800 pazienti nell'arco di 7 anni. La nuova mutazione, chiamata V118I, è stata descritta nel congresso internazionale sulla terapia delle infezioni da HIV in corso a Glasgow.
Il nuovo dato conferma che, nei pazienti con un virus resistente ai farmaci, la comparsa di un alto numero di mutazioni è direttamente correlata sia al più rapido passaggio verso l'Aids conclamato, sia ad una maggiore probabilità di mortalità a breve, hanno detto i ricercatori, coordinati da Mauro Zaccarelli. Del gruppo fanno parte Andrea Antinori, il virologo Carlo Federico Perno e inoltre Giuseppina Liuzzi, Valerio Tozzi, Silvia Mosti e Paolo Narciso.
La mutazione V118I è stata individuata in 114 pazienti su 792, sulla base delle informazioni contenute nella banca dati dell'istituto Spallanzani e sui dati relativi a pazienti che hanno fallito la terapia e fatto almeno un test sulla resistenza. "I dati - hanno osservato i ricercatori - sono ancora preliminari e hanno bisogno di ulteriori conferme, ma la presenza di questa mutazione sembrerebbe indicare che il virus si è rafforzato molto ed è diventato più aggressivo". In pratica, la presenza di questa sola mutazione potrebbe essere un marcatore della gravità della malattia.

ESPERTI: LA PIU' GRANDE EPIDEMIA DEL PROSSIMO DECENNIO
L'Aids è destinato a rimanere la più seria malattia infettiva nel mondo almeno per i prossimi dieci anni. Non hanno dubbi in proposito gli esperti riuniti a Glasgow, nel congresso internazionale sulla terapia dell'infezione da HIV, il più importante appuntamento scientifico sull'Aids in Europa organizzato dalla International Aids Society (IAS) e da istituti europei prestigiosi come l'University College di Londra e l'Istituto Karolinska di Stoccolma.
"Siamo lontani dal controllare l'epidemia", tanto "per la prossima decade l'Aids resterà la più importante malattia infettiva e continuerà ad avere un'importanza notevole nel mondo", ha detto aprendo i lavori del congresso Kevin De Cock, dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. "In alcuni Paesi, soprattutto africani, i nuovi casi della malattia continuano ad aumentare - ha proseguito - e il dilagare dell'infezione sta causando una vera e propria epidemia di orfani". Senza contare le gravissime conseguenze che l'epidemia sta avendo a livello economico. Rendere le terapia disponibili in tutto il mondo è una delle priorità indicate da tutti. "Anche per i prossimi dieci anni l'Africa continuerà a restare il Paese più colpito dall'Aids", ha detto ancora De Cock, e nonostante ciò nell'Africa Sub-Sahariana il 70% delle persone colpite dall'infezione non ha ancora accesso alle cure. Una delle sfide più importanti è, quindi, "distribuire in modo omogeneo, in tutto il mondo, l'accesso alle cure".
Anche per Roy Gulick, della Cornell University di New York, é rendere la terapia disponibile in tutto il mondo, riuscendo a risolvere i problemi legati alla tossicità e alla comparsa di ceppi del virus resistenti ai farmaci. Nei Paesi industrializzati come quelli in via di sviluppo le terapie antiretrovirali hanno funzionato bene, "é perciò importante proseguire su questa strada e conservare i benefici ottenuti", ha detto ancora Gulick.
Ma per aumentare ulteriormente l'efficacia e per riuscire a ritagliare terapie su misura a seconda delle caratteristiche e della risposta del paziente sono necessari nuovi studi che mettano a confronto i farmaci esistenti. Servono anche nuovi strumenti per la diagnosi, soprattutto per interpretare precocemente la risposta ai farmaci e servono test genetici che permettano di calibrare la cura nel modo più sicuro ed efficace. Un'altra priorità è la lotta alla tubercolosi, attualmente la più seria malattia che colpisce le persone sieropositive: soprattutto in Africa si riscontra un aumento dei casi, insieme alla comparsa di ceppi di tubercolosi resistenti ai farmaci.
Accanto alla terapia, non c'é dubbio che la lotta all'Aids debba passare attraverso la prevenzione che, ha osservato De Cock, dovrà basarsi su grandi investimenti in campagne di informazione, uso di profilattici per rapporti sessuali protetti, uso di farmaci antiretrovirali, circoncisione, microbicidi e vaccini. Bisognerà inoltre considerare che "con l'aumentare del numero di persone che avranno accesso alle cure, saranno necessarie ulteriori risorse e questo - ha concluso - renderà necessario promuovere misure di prevenzione efficaci e studiare metodi di finanziamento innovativi".

Staff Dronet

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Senza sigarette respira anche il cuore

fonte: Tempo Medico
14-11-2006 Niente fumo nei locali pubblici, meno infarti. Lo dimostrano i dati raccolti in due città molto distanti e diverse tra loro come Torino e Pueblo, in Colorado, dopo l'entrata in vigore del divieto di fumare nei locali e negli ambienti pubblici.
Uno studio dell'Università di Torino dimostra come, grazie alla legge anti fumo, in pochi mesi il numero di ricoveri per attacco cardiaco nelle persone al di sotto dei 60 anni sia diminuito di oltre il 10 per cento. I ricercatori torinesi hanno analizzato i dati dei ricoveri ospedalieri in Piemonte in due periodi diversi: tra ottobre e dicembre 2004, prima dell'introduzione del divieto e tra febbraio e giugno 2005, quando il divieto era già in vigore. I risultati dell'analisi hanno indicato una differenza significativa tra il prima e il dopo: nel periodo successivo all'introduzione del divieto di fumo i ricoveri per infarto del miocardio negli adulti con meno di 60 anni sono scesi a 832 rispetto ai 922 registrati nel periodo precedente al divieto preso in considerazione. E questo nonostante l'incidenza di infarti fosse in aumento già dal 2003.
Il merito di questa diminuzione dell'incidenza sembra essere l'effetto che la proibizione di fumare nei luoghi pubblici ha avuto nel ridurre l'esposizione al fumo passivo: la limitazione del fumo attivo, infatti, sembra avere avuto un effetto limitato sui ricoveri per infarto dei fumatori. La regolamentazione del fumo nei luoghi pubblici ha quindi effetti positivi anche a brevissimo termine sulla salute.
Una ulteriore conferma viene da uno studio, condotto dai ricercatori dell'Università del Colorado, che ha preso in esame dati simili a quelli analizzati dagli italiani ma relativi a Pueblo, una città che si trova a Sud di Denver, in Colorado, e che conta poco più di 100.000 abitanti. Nei 18 mesi successivi all'ordinanza di divieto (entrata in vigore nel 2003), i ricoveri ospedalieri per infarto del miocardio si sono ridotti del 27 per cento. Rispetto ai 18 mesi precedenti l'entrata in vigore del divieto, negli ospedali della città sono stati registrati 108 ricoveri in meno per infarto. In questo caso la legge proibisce di fumare non solo nei locali e negli edifici pubblici, ma anche nei posti di lavoro e nelle aree considerate ricreative. La riduzione dei casi di infarto non è stata invece osservata nelle città vicine, nelle quali non sono state emesse simili ordinanze anti fumo. Anche nel caso della città statunitense il merito sembra essere del effetto del fumo passivo, che potrebbe quindi costituire un fattore scatenante per l'infarto del miocardio. Gli effetti sono più marcati di quelli osservati in Italia probabilmente perché si riferiscono a un periodo più lungo, perché il divieto è più restrittivo e soprattutto perché la percentuale di fumatori a Pueblo è particolarmente elevata: i fumatori sono il 22,6 per cento della popolazione, contro una media nel Colorado del 18,6.
I divieti di fumare in pubblico avrebbero quindi il merito di migliorare rapidamente la salute cardiovascolare di una comunità, forse più di qualsiasi altra strategia preventiva messa in pratica finora.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

SIV, HIV e gorilla

fonte: Le Scienze

13-11-2006 Un gruppo internazionale di biologi dell'Università di Nottingham, dell'Università di Montpellier II e dell’Università dell'Alabama a Birmingham ha scoperto un virus strettamente imparentato con l’HIV-1 nei gorilla di pianura dell’Africa occidentale. Dato che il nuovo virus, che è stato chiamato SIVgor, è strettamente affine a una rara variante nota come “gruppo O” dell’HIV-1 presente nella popolazione umana dell’Africa centro occidentale, la scoperta pone una serie di nuove questioni sulla capacità dei virus dell’immunodeficienza di passare da una specie all’altra.
Alcuni mesi addietro lo stesso gruppo di ricercatori aveva rintracciato l’origine della forma pandemica dell’HIV-1 (detta gruppo M) e di una forma non pandemica (gruppo N) in gruppi, distinti e isolati, di scimpanzè del Camerun meridionale, ma la riserva selvatica da cui origina il gruppo O non era stata individuata. Secondo Martine Peeters dell’Università di Montpellier, firmataria di un articolo in proposito apparso sull’ultimo numero di “Nature”, dal complesso degli studi “appare chiaro che i gruppi M ed N dell’HIV uno sono passati dallo scimpanzè all’uomo, mentre l’origine del gruppo O è meno chiara. Forse gli scimpanzè hanno trasmesso virus simili al gruppo O a uomini e gorilla in modo indipendente, ma potrebbero anche averlo passato solo ai gorilla, che a loro volta l’hanno trasmesso all’uomo.”
La scoperta, osservano però gli studiosi, “apre il vaso di Pandora relativa alla capacità di questi virus di diffondersi fra specie diverse”, anche perché “i gorilla sono vegetariani e l’incontro fisico fra essi e gli scimpanzè si ritiene sia un evento decisamente raro. Come sono stati dunque infettati i gorilla?”

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Aids: ok primi test terapia genica

fonte: Ansa.it
07-11-2006 (ANSA)-ROMA, 7 NOV- Sono positivi i primi risultati clinici di un metodo contro l'Hiv basato sulla terapia genica da usare in alternativa a farmaci antiretrovirali.La terapia e' stata testata presso la University of Pennsylvania School of Medicine su 5 pazienti con virus farmaco-resistente almeno a due farmaci antiretrovirali. I risultati degli esperimenti 'sono incoraggianti', ha detto il coordinatore delle sperimentazioni Carl June, perche' sono stati ottenuti su pazienti ad uno stadio avanzato della malattia.

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