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Redazione a cura dello Staff DRONET.

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19 dicembre 2006 OUTCOME VERONA CONGRESS

fonte: Osservatorio Regionale sulle Dipendenze Regione Veneto
19-12-2006 Il 19 dicembre p.v. si terrà a Verona presso il Banco Popolare di Verona e Nogara il congresso nazionale OUTCOME, VERONA CONGRESS - LA VALUTAZIONE DEI RISULTATI E L'ANALISI DEI COSTI NELLA PRATICA CLINICA NELLE TOSSICODIPENDENZE - organizzato dall' Osservatorio Regionale sulle Dipendenze Regione Veneto - Azienda ULSS 20.
In allegato il modulo d'iscrizione.

PFT

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Congresso/convegno invia articolo
 

Droga: aumentano del 50% i dipendenti da cocaina in Italia

fonte: Addiction
13-12-2006 Mercati di massa e dosi a prezzi stracciati. Risultato: tutti vi possono accedere.
Stiamo parlando della cocaina, che non è più droga da ricchi ma è ormai alla portata di ogni tasca.
Secondo quanto riporta oggi ADN Kronos Salute, Prevo Lab ha stimato che in Italia da qui al 2009 i cocainomani si moltiplicheranno fino a raddoppiare (+50%).
Serpelloni docet (vedi nostri precedenti articoli sul Verona Cocaina Congress di giugno).
I risultati, frutto di una convenzione del 2004 fra Dipartimento Dipendenze Asl Città di Milano e Dipartimento Nazionale Politiche Antidroga (DNPA), sono stati presentati ieri a Milano in un convegno organizzato dalla Regione Lombardia.
Fenomeni da segnalare anche policonsumo, depotenziamento del principio attivo e nuove modalità di assunzione.
Fra le "osservate speciali" sono state segnalate le sostanze sintetiche tabellate, sempre più diffuse nei nuovi stati membri dell'Ue, le sintetiche non tabellate tipo piperazine - che si presume sostituiranno l'ecstasy - e le cosiddette smart-drugs.

Staff Dronet

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Un condom molecolare contro l’AIDS

fonte: Le Scienze

12-12-2006 Un gruppo di ricercatori dell’Università dello Utah ha progettato una sostanza che, liquida a temperatura ambiente, si trasforma in un gel a contatto con la mucosa vaginale, per poi tornare allo stato liquido quando entra in contatto con il liquido spermatico, in modo da liberare i composti antivirali che sono addizionati al preparato. Come riferiscono sul Journal of Pharmaceutical Sciences, fino a ora sono stati condotti con successo solamente test in vitro e prima che il nuovo prodotto possa essere disponibile commercialmente dovranno essere migliorati alcuni suoi aspetti e superata un’altra lunga serie di test che richiederanno dai cinque ai dieci anni. Se infatti l’efficacia del nuovo idrogel è in grado di mantenersi per svariate ore, evitando la necessità di un’applicazione solo di poco precedente all’eventuale rapporto, i ricercatori sperano di poter incorporare al prodotto sostanze antivirali più efficaci di quelle finora disponibili. Allo stato attuale infatti il loro tasso di efficacia è pari a circa il 60 per cento, un valore relativamente ridotto, che tuttavia secondo l’opinione degli esperti del settore potrebbe già fornire un contributo per arginare l’epidemia di AIDS nei paesi maggiormente colpiti, nei quali spesso esiste una preclusione culturale nei confronti dell’uso del comune preservativo: se solo il 20 per cento delle donne di 73 paesi in via di sviluppo più colpiti utilizzasse un simile presidio sanitario, anche con un’efficacia anti-HIV di appena il 50 per cento, nell’arco di tre anni vi sarebbero oltre 2,5 milioni di casi di infezione in meno.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

L'ecstasy può danneggiare il cervello anche a minime dosi

fonte: Addiction

12-12-2006 Anche minime dosi di ecstasy possono alterare e danneggiare il cervello, riducendo il normale flusso di sangue che scorre nell'encefalo.
Lo sostiene Maartje de Win dell'Università di Amsterdam, che ha presentato i risultati di uno studio all'ultimo convegno della Radiological Society of North America.
La ricerca, condotta attraverso tecniche non invasive di neuroimaging su circa 200 soggetti, ha dimostrato che anche gli assuntori sporadici di ecstasy mostrano disturbi cognitivi - in particolare alla memoria verbale - e cambiamenti cerebrari rilevabili fino a 18 mesi dall'assunzione.

Staff Dronet

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Per il fumo da record dimezzare non basta

fonte: Tempo Medico

12-12-2006 Per i forti fumatori non è sufficiente ridurre alla metà il numero di sigarette per avere benefici rilevanti e se non si abbandona il vizio durante la gravidanza è più facile che la prole inizi a fumare da grande. E' quanto riportato da due studi pubblicati su Tobacco Control.
Il primo studio, condotto da alcuni ricercatori norvegesi, è incentrato sugli effetti di una marcata riduzione, superiore al 50 per cento, della quantità di sigarette consumate da forti fumatori (che raggiungono o superano le 15 sigarette al giorno). In uno studio prospettico di coorte quasi 25.000 uomini e oltre 26.000 donne tra i 20 e i 49 anni sono stati valutati a metà degli anni settanta per i principali fattori di rischio per malattie cardiovascolari e poi seguiti fino al 2003 con almeno un controllo intermedio. Il campione è stato suddiviso in categorie in base all'abitudine o meno al fumo, alla quantità di sigarette fumate e all'entità di riduzione del consumo; è stato quindi calcolato il rischio relativo di morte per qualsiasi causa, per malattia cardiovascolare, per cardiopatia ischemica, per tumore del polmone e per tutte le altre possibili cause collegate al fumo. "Nei forti fumatori, uomini e donne, che hanno ridotto il consumo giornaliero di oltre il 50 per cento, la mortalità combinata per tutte le cause non è calata a paragone con la mortalità di coloro che sono rimasti forti fumatori o che hanno ridotto il loro consumo in maniera minore" spiegano Aage Tverdal e Kjell Bjartveit, autori dello studio. "Anche per le cause specifiche di mortalità considerate non abbiamo trovato differenze statisticamente significative tra coloro che hanno più che dimezzato le sigarette e i forti fumatori". I risultati, sottolineano i ricercatori, possono avere importanti conseguenze sui programmi di educazione sanitaria e di counselling.
Gli effetti sulle nuove generazioni dell'abbandono del fumo da parte degli adulti sono al centro del secondo studio, condotto in Australia su oltre 3.000 mamme, che sono state seguite con i loro figli a partire dalla gravidanza (avvenuta all'inizio degli anni ottanta) fino ai 21 anni di età della prole. I ricercatori hanno confrontato l'abitudine al fumo dei figli (valutando se avessero iniziato prima o dopo i 14 anni e se il consumo fosse regolare) con quella delle mamme (suddivise in non fumatrici, fumatrici, fumatrici prima o dopo ma non durante la gravidanza). Il numero di giovani che fumavano regolarmente, indipendentemente dall'età di inizio, era maggiore fra i figli di fumatrici che non avevano smesso durante la gravidanza rispetto ai figli di non fumatrici. E l'abitudine al fumo dei ragazzi le cui madri avevano temporaneamente smesso durante l'attesa era paragonabile a quella dei figli di madri che non avevano mai fumato. "I risultati dimostrano un effetto diretto del fumo materno in utero sullo sviluppo di comportamenti inerenti il fumo nei figli e forniscono un incentivo ulteriore per persuadere le donne a non fumare durante la gravidanza" commentano i ricercatori australiani.
Passando infine dal consumatore al produttore, Tobacco Control ospita una terza ricerca, statunitense, che ha analizzato come, fra il 1986 e il 2003, i produttori di tabacco si siano difesi dalle accuse mosse al loro prodotto di essere causa di tumore. Dopo una panoramica su come negli anni siano cambiate le posizioni delle aziende, fino ad arrivare all'ammissione del legame tra fumo e cancro, i ricercatori si soffermano su 34 cause legali contro i produttori, indicando alcuni temi ricorrenti di difesa: non ci sono prove scientifiche che colleghino il tumore del polmone al fumo, non c'è il tumore o c'è ma non si associa al fumo in generale o in quel paziente in particolare, quella specifica marca di sigarette non può essere considerata responsabile nel caso di quel paziente, oltre al fumo sono presenti altri fattori di rischio o, infine, fumare è stata una libera scelta del paziente.

Staff Dronet

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

06 Dicembre : Aids, nuove prove molecolari scagionano gli operatori sanitari bulgari coinvolti nell'epidemia di Hiv di Bengasi

fonte: Istituto Superiore di Sanità

12-12-2006 Nuove prove scientifiche, che scaturiscono per la prima volta da dirette analisi molecolari, gettano non pochi dubbi sulle prove a carico di sei operatori sanitari bulgari accusati dalla magistratura libica di aver volontariamente contaminato nel 1998 con un sottotipo del virus dell'Hiv più di 400 bambini ricoverati presso l' Al Fateh Hospital di Bengasi. E per questo condannati alla pena capitale. Secondo la ricerca, pubblicata su Nature e condotta da un team anglo-italiano costituito da ricercatori dell'università di Oxford, dell'Istituto Superiore di Sanità e dell'ateneo di Tor Vergata di Roma con la collaborazione dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma, il sottotipo di Hiv in questione aveva cominciato ad infettare i piccoli pazienti ben prima dell'arrivo degli operatori sanitari in Libia.
I ricercatori hanno analizzato le sequenze genetiche dei ceppi virali di Hiv e Epatite C (Hcv) isolati nei pazienti e, dall'analisi delle mutazioni accumulatesi nel tempo, hanno potuto ricostruire la storia della trasmissione dei sottotipi di virus coinvolti cercando di individuare il momento in cui le epidemie sono scoppiate. La forte evidenza scientifica generata da questi dati testimonia come l'epidemia sia stata favorita dalle scarse condizioni di igiene dell'ospedale e non da una deliberata trasmissione.
"Siamo riusciti a dimostrare - ha sostenuto Oliver Pybus, della Oxford University e coautore della ricerca - che i ceppi virali dell'Hiv e dell'Hcv coinvolti nell'epidemia erano già presenti e avevano già contagiato i bambini svariato tempo prima dell'arrivo dello staff medico bulgaro in Libia".
Il processo ai sei operatori sanitari bulgari si è svolto a Tripoli lo scorso 4 novembre e il verdetto è atteso per il prossimo 19 dicembre. Nel frattempo un'enorme pressione internazionale è cresciuta intorno alla Libia, tanto che lo scorso mese 114 Premi Nobel hanno scritto una lettera aperta al Colonnello Gheddafi chiedendogli di far sì che le autorità competenti in materia tengano conto delle prove scientifiche indipendenti e non di quelle usate al processo che, secondo gli esperti internazionali, non sono altro che congetture e supposizioni. "Tutte le linee dell'indagine scientifica convergono nella stessa direzione – ha detto Tulio de Oliveira, ricercatore della Oxford University e coordinatore dello studio – e cioè verso un problema di controllo dell'infezione di lunga data, che comincia verso la metà degli anni Novanta o forse prima".

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Pubblicato il manuale ANALISI ECONOMICA

fonte: Osservatorio Regionale sulle Dipendenze Regione Veneto

05-12-2006 All'interno della sezione Pubblicazioni è disponibile il file del manuale ANALISI ECONOMICA a cura dell'Osservatorio Regionale sulle Dipendenze.
Questa pubblicazione affronta la complessa tematica dell’analisi della produttività (in relazione alle prestazioni erogate), dei consumi, dei costi dei presidi farmacologici e dei risultati ottenibili in termini di sospensione dell’uso di sostanze stupefacenti presso i servizi per le tossicodipendenze della Regione Veneto.
L’obiettivo è quindi quello di fornire diverse analisi in grado di soddisfare, per quanto possibile, i bisogni informativi delle varie compagini (Regioni, Aziende Sanitarie, Dipartimenti delle Dipendenze) chiamate ad operare nel settore: Nel realizzare questo lavoro, si è voluto rappresentare il sistema delle dipendenze attraverso l’osservazione contemporanea di vari macroindicatori in grado di ricostruire e valorizzare in termini monetari le varie aree del processo assistenziale: l’input (risorse utilizzate), l’output prestazionale e l’outcome ottenibile in termini di giorni liberi dalle droghe prodotte e benefici diretti conseguenti.

Staff Dronet

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

HIV e linfociti T memoria

fonte: Le Scienze

05-12-2006 Nelle persone infettate dall’HIV la maggior parte dei linfociti T memoria sparisce nel giro di alcune settimane. Le cellule memoria presenti nell’intestino, in particolare, vengono decimate nel giro di pochi giorni, mentre il numero di quelle presenti nel sangue cala più lentamente, in genere nel giro di diversi anni. A livello ematico, inoltre, con una adeguata terapia antivirale è possibile fra tornare questa popolazione di linfociti a livelli normali, ma finora non si sapeva se lo stesso succedesse anche per le corrispondenti popolazioni di linfociti T memoria presenti nell’intestino.
Una ricerca condotta presso l’Aaron Diamond AIDS Research Center della Rockefeller University e il Bernard-Nocht Institut di Amburgo, in Germania, e pubblicata sull’ultimo numero della rivista on line Plos Medicine dimostra che nel 70 per cento dei pazienti anche dopo anni di terapia antivirale il numero dei linfociti T memoria nell'intestino rimane molto basso, perfino nei casi in cui l’inizio la terapia HAART (Highly Active Antiretroviral Therapy) era stata iniziata precocemente. Tuttavia non è stato ancora possibile accertare se ciò sia dovuto alla diretta distruzione a opera del virus, a una sopravvenuta reazione immuno–mediata o a una alterazione nell’ambiente intestinale che ne impedisce la ricostituzione.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Giovani fumatori: 50% vulnerabilità in più verso alcol rispetto a non fumatori

fonte: Addiction

05-12-2006 I giovani fumatori avrebbero il 50% di probabilità in più di incorrere in problemi legati all'assunzione di alcolici rispetto ai non fumatori, a parità di alcol consumato.
Lo sostiene uno studio pubblicato su Alcoholism: Clinic and Experimental Research condotto da Richard Grucza della Washington University School of Medicine di St. Louis.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Gli ultimi dati sull'Hiv/Aids. Enrico Garaci: occorre una maggiore percezione del rischio

fonte: Istituto Superiore di Sanità
05-12-2006 Commento di Enrico Garaci
Sono quasi 60.000 i casi di Aids segnalati in Italia dall'inizio dell'epidemia fino ad oggi. Ma il numero dei casi di HIV e Aids è in calo da oltre 10 anni grazie alla prevenzione e alle terapie. Si è passati da un picco di 5.600 casi di Aids nel '95 a 1452 nel 2005. Contemporaneamente aumentano le persone che convivono con una diagnosi di AIDS. Sono, infatti, più di 22.000 le persone che grazie all'effetto delle terapie antiretrovirali combinate sopravvivono alla malattia.
Il vero problema che ci troviamo di fronte oggi è quello della bassa percezione ancora diffusa del rischio di contrarre l'infezione da Hiv. Nel 1986 i casi di nuove infezioni erano tra i 14000 e i 18.000, e l'iniezione di droga per via endovenosa era la principale modalità di trasmissione dell'infezione da HIV. Nel 2006 i casi di nuove infezioni sono tra i 3.500 e i 4.000, e la principale modalità di contagio è oggi invece rappresentata dai rapporti sessuali a rischio. Di queste persone il 20% è rappresentato da stranieri. Inoltre, il 62,5% delle persone a cui viene riconosciuta una diagnosi di AIDS scopre di essere sieropositiva solo al momento, o poco prima, della diagnosi di malattia conclamata. Questo fenomeno è particolarmente rilevante non solo per i contatti eterosessuali ma anche per gli omo e i bisessuali. Fortunatamente, invece i tossicodipendenti ricorrono sempre più precocemente alla terapia antiretrovirale.
La spiegazione del mancato accesso tempestivo alla terapia si trova nel ritardo della diagnosi di sieropositività. Infatti la proporzione di coloro che giungono tardi alla consapevolezza di essere sieropositivi, cioè al momento stesso della diagnosi o nei sei mesi precedenti, è salita da circa il 20% nel 1996 a più del 55% nell'anno in corso. Come dire che se prima, fino a circa dieci anni fa, solo una persona su 5 effettuava tardi il test sierologico oggi almeno una persona su 2 scopre di essere sieropositiva quando la malattia è già in fase avanzata. L'avvento delle nuove terapie antiretrovirali e un'assistenza medica avanzata hanno modificato, in modo particolare negli ultimi anni, le caratteristiche principali dell'epidemia di Aids in Italia. Rispetto agli anni ottanta i pazienti sieropositivi sperimentano oggi un periodo asintomatico e di benessere più prolungato e una migliore qualità della vita. Questo spiega perché non sia più sufficiente la sola sorveglianza dei casi di Aids ma sia necessaria anche un'analisi delle nuove diagnosi di infezione da Hiv per stimarne la diffusione nel nostro Paese.
Purtroppo, un sistema di sorveglianza nazionale delle nuove diagnosi di infezione non è ancora stato implementato. Sono però fondamentali in questo senso i dati provenienti dalle 8 Regioni e Province che hanno già istituito un sistema di sorveglianza e che pur non rappresentando, l'intera realtà nazionale forniscono in tal modo un'utile indicazione sulla diffusione dell'Hiv nel nostro paese. L'obiettivo futuro è quello di estendere i sistemi di sorveglianza delle nuove infezioni da Hiv a tutte le regioni italiane in modo tale da avere un quadro completo e dettagliato dell'andamento dell'epidemia e poter così effettuare una più precisa programmazione sanitaria ed approntare adeguate campagne di prevenzione.
In sostanza, grazie alle terapie antiretrovirali combinate, si osserva una costante diminuzione del numero di nuovi casi di Aids. Tale decremento è ora più lento, dal momento che, a causa della bassa percezione del rischio delle persone che contraggono l'infezione per via sessuale, si assiste ad un ritardo nell'ingresso in trattamento, conseguente alla mancata effettuazione del test. Inoltre, i dati relativi ai casi di Aids, così come quelli dei sistemi di sorveglianza delle nuove infezioni, attivi in alcune regioni italiane, mostrano rilevanti cambiamenti nelle caratteristiche delle persone colpite. L'insieme dei dati disponibili suggerisce la necessità di campagne di informazione che siano in grado di aumentare la percezione del rischio nella popolazione sessualmente attiva.

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