LOGO DRONET
 Home | Chi siamo | Convegni | News & Comunicazioni | Pubblicazioni | Newsletter | Video Gallery   
informazioni perinformazioni per studenti e giovani informazioni per genitori e insegnantiinformazioni per operatori delle tossicodipendenze
mail to   feed rss

  prime 10 pagine  precedenti 10 pagine   [ 171 ] [ 172 ] [ 173 ] [ 174 ] [ 175 ] [ 176 ] [ 177 ] [ 178 ] [ 179 ] [ 180 ]   successive 10 pagine  ultime 10 pagine

Redazione a cura dello Staff DRONET.

risultati: 2501 - pag. 173 di 251
 

Trattamento dipendenza oppiacei: il MAT funziona ancora?

fonte: AT Forum

16-07-2007 La dipendenza da oppiacei è un disturbo complesso che spesso richiede trattamenti multipli, basati su approcci clinici diversi. L'ultimo numero di Addiction Treatment Forum (AT Forum, Vol. 16, 2, 2007) fa una panoramica allo stato attuale sul trattamento medicamente assistito della dipendenza da oppiacei (medication-assisted treatment o MAT). Secondo AT Forum: la dipendenza da oppiacei è “una malattia neurobiologica con conseguenze psicosociali, influenzata in molti casi dalla genetica”; concepire la dipendenza “come una condizione acuta, tipo gamba rotta o infezione, che può essere curata semplicemente con un trattamento specifico è uno dei miti più fuorvianti”; il trattamento delle dipendenze è “un processo che non può non tenere presenti obiettivi di 'salute globale': fisica, emotiva, sociale, spirituale, occupazionale, in una parola stili di vita sani”; vi sono “tante strade verso il recupero, quanti pazienti da trattare”; vi sono diversi livelli di trattamento, “il trattamento è lontanissimo dalla logica tutto o nulla, è più un viaggio che una destinazione”; molti pazienti entrano ed escono dai programmi di trattamento, a volte cambiando periodicamente terapia, in fine giungendo a uno stato stabilizzato di astinenza e di raggiungimento degli obiettivi “vitali” di salute globale; mentre alcuni professionisti rifiutano di usare farmaci per il trattamento della dipendenza da oppiacei sostenendo che usare sostanze per risolvere problemi legati all'uso di sostanze è vano (“using drugs to solve drug problems is futile”), decenni di ricerca e di esperienza clinica hanno dimostrato il contrario. Negli USA sono tre le farmacoterapie MAT approvate dalla FDA per il trattamento della dipendenza da oppiacei: a) il trattamento di mantenimento con metadone (MMT); b) il trattamento con buprenorfina; c) il trattamento con naltrexone. AT Forum ritiene che “l'approccio astinenziale e il MAT non sono filosofie mutualmente escludentisi”, se si accetta che molte persone in fase di recupero possono necessitare di farmaci di supporto al mantenimento dello stato di astinenza da droghe e che allo stesso tempo altri pazienti possono non avere necessità di un MAT e altri ancora possono iniziare con un MAT per passare in futuro a un trattamento non farmacologico: “è per questo che il trattamento della dipendenza da oppiacei può essere visto come un ciclo di opzioni mutualmente inclusive (e non escludentisi – NdR) all'interno del percorso di recupero”. Il “MAT Cycle of Recovery Model” si avvale di tutte le tre farmacoterapie approvate e prevede la possibilità che ciascuna di esse possa costituire la porta di ingresso del trattamento, in funzione del livello di gravità della dipendenza che affligge il soggetto. Un assessment preliminare deve valutare una serie di fattori: la prestazione a test standardizzati, la quantità e il tipo di oppiacei assunti (eroina, analgesici oppioidi, ...), la tolleranza stimata, segni e sintomi dell'astinenza se presenti, poliassunzione (altre sostanze e/o alcol), disturbi psichiatrici o fisici concomitanti, precedenti trattamenti. Anche se ad oggi “non esistono linee guida ufficiali che incorporino tutti questi fattori per definire chiaramente i livelli grave, moderato, lieve della dipendenza da oppiacei, clinici competenti e di adeguata esperienza possono arrivare a formulare stime accurate”. Metadone, buprenorfina e naltrexone possono avere rispettivamente un ruolo di aiuto nella cura del paziente con dipendenza grave (metadone), moderata (buprenorfina) e lieve (naltrexone). La porta di ingresso, quindi, può essere ciascuna delle tre farmacoterapie, secondo la gravità della dipendenza, con possibilità di passaggio da uno all'altro degli agenti terapeutici previsti dal modello in funzione dei progressi (o delle ricadute) del paziente: ad esempio, un percorso possibile (modello ideale) sarebbe quello che vede il paziente iniziare il ciclo con metadone, per passare alla buprenorfina, poi al naltrexone, per arrivare allo stato stabile “drug-free” senza droghe né sostanze, che vuol dire prendere la porta di uscita dallo stesso MAT (“MAT-free”); ovviamente ogni percorso di cura che fa avvicinare il soggetto agli obiettivi del trattamento è possibile. In ultimo, la detossificazione (detox), cioè l'astinenza medicamente supervisionata in caso di farmaci oppioidi a prescrizione, spesso attrae i dipendenti da oppiacei, erroneamente convinti che sia sufficiente liberarsi dalla sostanza d'abuso per mantenere lo stato drug-free: ma “la detossificazione non è un trattamento della dipendenza; alla luce del modello MAT, il detox può però essere un passaggio logico verso un trattamento specifico della dipendenza da droghe”.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Quali competenze sono necessarie ai professionisti delle dipendenze?

fonte: CCSA

13-07-2007 Con l'obiettivo del “miglioramento del sistema canadese delle dipendenze verso l'eccellenza”, la Workforce Development Division del Canadian Centre on Substance Abuse (CCSA) ha pubblicato in questi giorni un documento di discussione relativo alle competenze di base di cui dovrebbe essere dotato chi opera o intende operare in questo settore (Core Competencies for Canada's Substance Abuse Professionals, 2007). Intanto “per competenze - viene chiarito in apertura di documento - si intendono le capacità misurabili in termini di effettiva prestazione”. Determinate dalla somma delle conoscenze (knowledge) e delle abilità personali (skill), le competenze di base individuate sono le seguenti: case management (assicurare ai pazienti il servizio più appropriato, come determinato dal processo di assessment e di screening, in accordo con il piano di trattamento, e gestire i movimenti del paziente nei vari servizi; in termini generali, “assicurare continuità nel livello e nella qualità della cura”); conflict management (gestione e risoluzione efficace dei conflitti); counselling (comprensione dei processi umani, utilizzo di approcci teorici adeguati ed “evidence based” orientati al miglioramento della relazione professionista – paziente, al rinforzo della motivazione di quest'ultimo al trattamento, al miglioramento complessivo della sua salute bio-psico-sociale); crisis intervention (riconoscere e gestire efficacemente le crisi del paziente); ethics and professionalism (adesione e adozione di comportamenti etici, rispetto della deontologia professionale nel rapporto con pazienti, colleghi, collaboratori, partner esterni); substance knowkedge (conoscenza delle tipologie di sostanze, dei meccanismi che portano dall'uso all'abuso alla dipendenza, dei fattori di rischio e di vulnerabilità, ecc.); family and social support (competenze che consentono di lavorare efficemente con famiglie e ambienti sociali di riferimento del paziente al fine del loro coinvolgimento a supporto degli obiettivi di trattamento); group facilitation techniques (conoscenza e capacità di gestione delle dinamiche dei gruppi, utilizzo di appropriate tecniche e setting); interviewing techniques (conoscenza e capacità di gestione delle interviste, utilizzo di appropriate tecniche e setting); outreach; prevention (sviluppo e implementazione di servizi di prevenzione); program development (capacità progettuali e di pianificazione); sreening and assessment techniques (conoscenza e capacità di effettuare assessment e screening), teamwork (capacità di lavorare efficacemente in gruppo nell'ottica multidisciplinare); treatment planning (pianificazione del percorso di trattamento del paziente). Ogni competenza può essere valutata su una scala di misurazione a 5 livelli: competenze rudimentali (1), c. basilari (2), c. intermedie (3), c. avanzate (4), c. da esperto (5).

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Perché i medici di base non fanno screening sull'uso di droghe ai minori?

fonte: Boston University

12-07-2007 Perché i medici di base non fanno screening per l'uso di droghe ai minori? La domanda se l'è posta Shari Van Hook del Center for Adolescent Substance Abuse Research del Children’s Hospital di Boston (USA). E ha cercato risposte attraverso focus group con professionisti dell'ambito sanitario, medici di base, infermieri, psicologi e altre figure cliniche che a qualche titolo hanno a che fare con i giovani pazienti. Quanto emerso ha costituito il materiale di analisi di uno studio che è stato pubblicato sul Journal of Adolescent Health (2007, 40(5):456-461). Risultato? Secondo Van Hook e colleghi - come riporta il numero di agosto di Alcohol, Other Drugs and Health: Current Evidence, rivista della Boston University School of Medicine finanziata dal NIDA - sono 6 le principali “barriere allo screening” in USA. Per ordine di importanza percepita: mancanza di tempo, formazione insufficiente sul trattamento dei casi diagnosticati positivi, problemi medici concorrenti nel soggetto, mancanza di risorse per il trattamento dei problemi da uso di sostanze, la tenacia dei genitori che vogliono presenziare in ambulatorio non consentendo una discussione confidenziale con il paziente, scarsa conoscenza degli strumenti di screening.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Il testo della Relazione al Parlamento sulle Tossicodipendenze in Italia

fonte: Min. Solid. Sociale

11-07-2007 Pubblichiamo la versione integrale della Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia presentata questa mattina alle ore 10.30 presso la sala stampa di Palazzo Chigi dal Ministero della Solidarietà Sociale. "La relazione - si legge in una nota del ministero -, redatta in collaborazione con il CNR, fornisce un quadro conoscitivo generale delle caratteristiche e delle problematiche legate all’uso di droghe in Italia, anche attraverso la valutazione dell’andamento del fenomeno e dell’efficacia degli interventi effettuati. I dati in essa contenuti costituiscono la base per un confronto sulle politiche da mettere in campo per affrontare la questione delle tossicodipendenze".

Staff Dronet

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Italia: aumentano costi sociali droghe a 10,5 MLD euro, pari a 0,7% PIL; dalla Relazione al Parlamento sulle droghe

fonte: ANSA

11-07-2007 Il costo sociale del consumo di droghe in Italia nel 2006 è stato stimato in 10 miliardi e mezzo di euro, pari allo 0,7% del Pil e all'1,2% della spesa delle famiglie italiane. Lo afferma la Relazione annuale sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, presentata stamane al Parlamento dal ministero della solidarietà sociale. Questi costi, secondo quanto riporta ANSA, rappresentano l'applicazione della legge (65% del totale), gli interventi socio-sanitari (17%), il calo di produttività (18%). Cresce inoltre fra il 2001 e il 2005 il numero di consumatori di dorghe fra i disoccupati: la percentuale di persone senza lavoro che riferisce uso di eroina sarebbe aumentata di oltre il 60%.

Staff Dronet

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Italia: crescono consumo cannabis e abuso alcol fra i giovani; presentata stamane la Relazione al Parlamento sulle droghe

fonte: ANSA

11-07-2007 Un italiano su tre almeno una volta nella vita ha assunto cannabis (32%), dato in significativo aumento rispetto al 2001 (22%): un aumento di ben il 45% in quattro anni, corrispondente a circa 3 milioni di persone. Per quanto riguarda i giovani, userebbe cannabis il 24,5% degli studenti, secondo quanto riporta ANSA. In Italia si registra un aumento di consumo di cannabis nella popolazione generale che si affianca all'uso, sporadico ed occasionale, di eroina (rimasto stabile) e cocaina (in crescita). E' cresciuto del 2,2% il consumo di allucinogeni e stimolanti. E' quanto emerge dalla Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia (con dati riferiti al 2006), presentata a Roma dal ministero della solidarietà sociale in una conferenza stampa appena terminata. Dal 2001 al 2005 sono aumentate le persone che consumano più sostanze (poliabuso) che passano dal 14% al 17%. Rispetto all'uso di oppiacei e di cocaina, lo scorso anno, ci sono stati, rispettivamente, 30.000 e 9.500 'esordienti'. Le regioni con più consumatori sono il Lazio per i cannabinoidi (10,6%), la Lombardia per la cocaina (4,7%), la Liguria per l'eroina (0,7%). Gli studenti consumano più alcol rispetto agli anni passati: dal 64,7% del 2000 al 69,7% del 2006. Fra le ragazze si fuma tabacco tutti i giorni (27,7%). L'uso concomitante di più droghe (poliassunzione) è particolarmente diffuso fra gli studenti (22%), mentre l'87% assume la cannabis come unica droga illegale. Per quanto riguarda il trattamento delle persone affette da dipendenza, si registrano 176.000 persone in trattamento nei Sert (il 14% dei quali sono nuove prese in carico), con le seguenti caratteristiche: perla maggior parte maschi (87%), di nazionalità italiana (94%), con età media di 35 anni; il trattamento é richiesto per lo più per oppiacei (72%), cocaina (16%) e cannabis (10%). Dalla relazione emerge che le persone in trattamento hanno un rischio di mortalità 11 volte inferiore. Aumentata invece la mortalità per cocaina, dal 2% 2001 al 9% del 2005.

Staff Dronet

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Francia: consumatori hashish aumentano a 4 milioni; presentato rapporto droghe da Osservatorio francese

fonte: ANSA

10-07-2007 La Francia sarebbe uno dei paesi a più alto consumo di hashish in Europa, con 4 milioni di consumatori, di cui “regolari” 1,2 milioni che fumano almeno dieci volte al mese e oltre 500.000 che ne fanno uso tutti i giorni. Lo rivela – secondo quanto riporta ANSA - uno studio dell'Osservatorio Francese sulle Droghe oggi reso pubblico. E sembra che circa 220.000 francesi coltivino l'erba a casa propria. Secondo il rapporto, nel 2005 ben il 49,5% dei giovani di 17 anni avevano dichiarato di avere fumato almeno una "canna" nella loro vita e il 5,2% quelli che ne usavano quotidianamente. I giovani inoltre fumano sempre prima (15 anni). Il consumo di hascisc - così come quello dell'alcol - è stato sempre in crescita in Francia dai primi anni '90 e continua ad aumentare nella fascia d'età fra i 15 e i 34 anni, con una percentuale di fumatori regolari passata dal 3,8% del 2000 al 5,9% del 2005. E, sempre più diffuso, l'hascisc costa sempre meno: il prezzo medio sarebbe sceso del 30% nell'arco di dieci anni, aggirandosi attualmente intorno ai 4 euro al grammo.

Staff Dronet

CATEGORIA: Europee TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Alcol-dipendenza: NIAAA identifica 5 sottotipi di disturbo

fonte: NIAAA

10-07-2007 Una analisi di un ampio campione USA di persone affette da alcol-dipendenza ha consentito ai ricercatori del National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA) di definire 5 sottotipi nosologici di disturbo: giovane adulto, giovane antisociale, funzionale, intermedio, cronico. Il sottotipo del “Giovane Adulto”, che rappresenterebbe il 31,5% degli alcolisti USA, è così caratterizzato: giovani adulti che bevono, con bassi tassi di poliassunzione (uso di altre sostanze oltre l'alcol) e disturbi psichiatrici concomitanti, basso tasso di familiarità all'alcolismo, raramente in cerca di aiuto o trattamento). Il sottotipo “Giovane Antisociale” (21%) è intorno ai 25 anni di età, ha esordio di assunzione alcolica regolare precoce, la metà viene da famiglie con precedenti problemi di alcolismo, circa il 50% è diagnosticato con disturbo antisociale di personalità, molti risultano affetti da depressione, disturbo bipolare, ansia, più del 75% fuma sigarette e marijuana, in percentuale significativa assumono anche cocaina od oppiacei, più di un terzo cerca aiuto per il problema alcolico. Il sottotipo "Funzionale" (19,5%) è tipicamente di età media, bene educato, con lavoro e famiglia stabili, un terzo ha una storia familiare di alcolismo multigenerazionale, un quarto ha sofferto di un disturbo di depressione maggiore nella vita, il 50% è fumatore. Il sottotipo “Intermedio” (19%) rappresenta soggetti in età media, il 50% dei quali ha una storia familiare di alcolismo multigenerazionale, circa la metà ha avuto depressione, il 20% disturbo bipolare, 1 su 5 ha problemi con cocaina e marijuana, il 25% è o è stato in trattamento per problemi legati all'alcol. Il sottotipo a "Severità Cronica" (9%) comprende principalmente individui di media età che hanno iniziato precocemente ad assumere alcolici, presenta alti tassi di disturbo antisociale di personalità e problemi legati alla criminalità, l'80% proviene da famiglie con alcolismo multigenerazionale, hanno il più alto tasso di disturbi psichiatrici, incluso depressione, disturbo bipolare, disturbi d'ansia, con alto tasso di dipendenza da altre sostanze (marijuana, cocaina, oppiacei ecc.), i 2/3 dei quali cercano aiuto e rappresenta consequenzialmente la tipologia di alcolista a maggiore prevalenza fra le persone in trattamento. Dallo studio è emerso anche che almeno il 50% degli alcolisti analizzati non presenta storia familiare multigenerazionale della patologia in esame, per cui i ricercatori hanno dedotto che la loro forma di alcolismo non può essere ascrivibile a fattori genetici. “Da tempo i clinici hanno cercato di riconoscere le diverse manifestazioni dell'alcolismo e i ricercatori hanno cercato di capire perché alcuni soggetti traggono beneficio dalle terapie e altri no - ha dichiarato il direttore NIAAA Ting-Kai Li nella nota stampa di presentazione della ricerca -: ma in passato sono state prese in considerazione principalmente persone ospedalizzate o in trattamento e queste, come si evince dal National Epidemiologic Survey on Alcohol and Related Conditions (NESARC, sui quali dati i ricercatori hanno basato la loro analisi - NdR), rappresentano soltanto un quarto del totale dei soggetti con problemi legati ad abuso o dipendenza da alcol”.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Basso livello beta-endorfine marker biologico vulnerabilità alcol-dipendenza; ricerca genetica Università Granada

fonte: Uni Granada

09-07-2007 Una ricerca dell'Università di Granada su 200 famiglie con almeno un parente alcol-dipendente ha dimostrato che bassi livelli di beta-endorfine nel cervello sono ereditari e predispongono all'abuso e alla dipendenza da alcol. Le beta-endorfine sono un tipo di “morfina” naturalmente presente nell'organismo che viene rilasciata in diverse situazioni, fra cui in particolare la presenza di dolore. Per questa ragione le beta-endorfine sono considerate una sorta di “analgesici endogeni”. Secondo quanto riporta Medical News, i ricercatori spagnoli hanno dimostrato che “quando una persona con bassi livelli di beta-endorfine ne assume un surplus esogeno (alcol), la produzione naturale di queste cessa e si sviluppa dipendenza dalla fonte esterna”. I figli di questo campione di famiglie mostrano sin dalla nascita livelli di beta-endorfine inferiori a quelli dei loro coetanei. I ricercatori invitano dunque a prendere in considerazione il livello delle beta-endorfine quale "marker biologico" utile alla diagnosi precoce dei soggetti maggiormente vulnerabili all'abuso e alla dipendenza da alcol.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

“Eticamente irresponsabile” usare droga: parola di Scottish Crime

fonte: BBC

06-07-2007 Chi usa cocaina dovrebbe pensare a come questa viene prodotta e commercializzata: in Colombia il sistema della coca totalizza ogni anno 15.000 morti ammazzati (50 al giorno!) e le piantagioni sono piene di bambini e poveri sfruttati dai signori del narcotraffico. Sono questi – in sintesi – i concetti su cui fa perno la campagna contro l'uso di cocaina promossa in questi giorni dalla britannica Scottish Crime and Drug Enforcement Agency (SCDEA), secondo quanto riporta BBC. “La classe media che usa cocaina è moralmente irresponsabile: così come la gente boicotta i pannolini usa e getta, sceglie verdura bio e i prodotti del commercio equo e solidale, allo stesso modo dovrebbe boicottare un prodotto causa di tanto danno alle popolazioni dei paesi in via di sviluppo, soprattutto ai bambini, costretti a lavorare in condizioni proibitive e sottoposti a ogni forma di violenza nella produzione della coca”, ha dichiarato il coordinatore nazionale SCDEA Willie MacColl, invitando tutti alla lettura del rapporto ONU “Children in the Coca Areas”.

Staff Dronet

CATEGORIA: Europee TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

 
Vai alle categorie delle news   prime 10 pagine  precedenti 10 pagine   [ 171 ] [ 172 ] [ 173 ] [ 174 ] [ 175 ] [ 176 ] [ 177 ] [ 178 ] [ 179 ] [ 180 ]   successive 10 pagine  ultime 10 pagine
Primo Piano

Dipartimento Politiche Antidroga
Presidenza del Consiglio dei Ministri

- Prevention Strategy and Policy Makers (IT, EN, FRA, ESP, ARAB, RUS)
- Principi generali della posizione italiana contro l’uso di droghe (IT, EN)
- Accordo di collaborazione scientifica Italia-USA (IT, EN)
- Dichiarazione DPA collaborazioni scientifiche internazionali (IT, EN)

banner Progetto Comuni Italia

 

Vocabolari
VOCABOLARI

- Alcohol and drug terms - WHO
- Terminology & information - UNODC

 


Oggi i giornali parlano di droga





Home | FAQ's | Site Map | Credits | Help | Informativa sull'utiizzo dei cookie | RSS feed rss
N N D Network Nazionale sulle Dipendenze