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Redazione a cura dello Staff DRONET.

risultati: 2501 - pag. 172 di 251
 

Bipolari: rischio aumentato comorbilità in asse II e disturbi d’ansia, se dipendenti alcol o cocaina

fonte: J Affect Disord

31-07-2007 I pazienti con disturbo bipolare avrebbero maggiore probabilità di sviluppare anche disturbi di personalità (DSM-IV-TR, Asse II) e disturbi d’ansia (in Asse I), se dipendenti da alcol o da cocaina. Lo rivela uno studio dell’Università del Texas, Southwestern Medical Center at Dallas, che verrà pubblicato sul numero di settembre del Journal of Affective Disorders (Mitchell et al., Comorbid disorders in patients with bipolar disorder and concomitant substance dependence, J Affect Disord 2007; 102: 281-287). Secondo Joshua Mitchell, coordinatore dello studio, è noto che la dipendenza da sostanze è comune nei pazienti con disturbo bipolare ed è associata con un incremento della comorbilità in Asse I e Asse II, ma gli effetti delle sostanze sulla prevalenza dei disturbi in comorbilità ad oggi non era chiara. I ricercatori texani, attraverso assessment basati sulla Mini International Neuropsychiatric Interview (MINI), hanno comparato la prevalenza di disturbi antisociali di personalità e disturbi d’ansia in pazienti bipolari, di cui 65 alcol dipendenti, 36 dipendenti da cocaina, 65 dipendenti da entrambe le sostanze. I tre gruppi hanno mostrato la stessa probabilità di sviluppare almeno un distubo d’ansia in comorbilità: 79,7% in pazienti alcol dipendenti, 82,9% in pazienti dipendenti da cocaina, 82,8% in pazienti dipendenti da entrambe le sostanze. Bipolari dipendenti da alcol avevano maggiori probabilità rispetto ai dipendenti da cocaina di sviluppare disturbo d’ansia generalizzato (57,1% contro 24,2%) e umore depresso (70,8% contro 27,8%). Bipolari con dipendenza da cocaina avevano maggiori probabilità rispetto agli alcol dipendenti di sviluppare disturbo antisociale di personalità (52,8% contro 37,5%) e disturbo post traumatico da stress (36,1% contro 16,9%). Pazienti affetti da disturbo bipolare I avevano maggiore probabilità di essere dipendenti da cocaina rispetto ai bipolari II (66,7% contro 52,3%). Infine, in generale, il tasso di disturbo d’ansia generalizzato nei bipolari dipendenti da sostanze risulterebbe triplo rispetto a quello rilevato nella popolazione dei bipolari non assuntori.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Cannabis: rischio psicosi aumentato fino al 200% in assuntori regolari; nuova rassegna studi Lancet

fonte: The Lancet

30-07-2007 Il rischio di psicosi fra gli assuntori regolari di cannabis risulterebbe incrementato fino al 200% rispetto ai non assuntori. L’effetto sarebbe proporzionato alla dose. In media si può parlare di circa il 40% in più di rischio. E’ – in sintesi – il risultato a cui perviene una rassegna di studi (“meta analisi” a partire dal vaglio di un database di 4804 precedenti studi) portata a termine congiuntamente dalle università di Bristol, Cambridge, Cardiff e dall’Imperial College di Londra, pubblicata venerdì scorso su Lancet. Lancet evidenzia che, partendo dal dato che vede un uso lifetime (almeno una volta nella vita) di cannabis fra i giovani adulti del 40%, aggiungendovi un incremento di rischio pari al 40% (media di incremento dimostrata dalla ricerca), è lecito ipotizzare che almeno il 14% delle psicosi diagnosticate nel Regno Unito potrebbero essere evitate, se questi soggetti non facessero uso della sostanza. In particolare, considerato che il tasso di incidenza annuo della schizofrenia fra i soggetti dai 15 ai 34 anni è stimato in 37 unità ogni 100.000 abitanti, se ne deduce che - allo stesso modo - almeno 800 casi di schizofrenia potrebbero essere evitati nel Regno Unito ogni anno. Questo il link all’articolo in versione integrale, messo a disposizione da The Guardian: Theresa H M Moore, Stanley Zammit, Anne Lingford-Hughes, Thomas R E Barnes, Peter B Jones, Margaret Burke, Glyn Lewis, Cannabis use and risk of psychotic or affective mental health outcomes: a systematic review, The Lancet, Vol 370 July 28, 2007.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Cannabis: adoloscenti più vulnerabili; studio Università Sydney

fonte: ANSA

27-07-2007 "Gli adolescenti trovano più piacevole la cannabis rispetto agli adulti, e sono anche più esposti ai suoi effetti dannosi". E' il risultato di uno studio sperimentale sull'animale condotto dall'università australiana di Sydney, pubblicato su Neuropsychopharmacology. I ricercatori coordinati da Iain Mc Gregor hanno iniettato per 18 giorni una dose elevata di THC (tetraidrocannabinolo, principio attivo della cannabis) sia in topi adulti che adolescenti. Due settimane dopo la dose finale, i topi adulti evitavano di passare nelle zone della camera dei test dove avevano ricevuto il Thc, mentre quelli più giovani non avevano alcuna avversione. "Questo significa - sostiene Mc Gregor, secondo quanto riporta ANSA - che per i topi adulti la cannabis è sgradevole mentre per gli adolescenti no". Differenze sono state riscontrate anche a livello ippocampale, ove la sostanza modifica più proteine nei soggetti sperimentali giovani rispetto agli adulti. Non ultima deve essere tenuta in considerazione - sottolineano i ricercatori di Sydney - la plasticità neuronale del cervello dell'adolescente, che lo renderebbe maggiormente vulnerabile alle sostanze rispetto all'adulto. Corrispondenza: Professor IS McGregor, School of Psychology, University of Sydney, A18, Sydney, NSW 2006, Australia. Tel: +61 2 9351 3571; Fax: +61 2 9351 8023; E-mail: iain@psych.usyd.edu.au

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Vareniclina efficace anche su dipendenza alcol: pubblicato su PNAS studio EGCRC - UCSF

fonte: PNAS

25-07-2007 La vareniclina, una molecola già commercializzata per il trattamento della dipendenza da tabacco, può funzionare anche nel trattamento dell’alcoldipendenza. Lo dimostra uno studio dell'Ernest Gallo Clinic and Research Center dell’Università della California di San Francisco (EGCRC – UCSF) pubblicato in data odierna su Proceedings of the National Academy of Science (PNAS): "Varenicline, an alfa4beta2 nicotinic acetylcholine receptor partial agonist, selectively decreases ethanol consumption and seeking" (S. Batrlett et al., PNAS Vol.104, no. 103, July 24, 2007). Coordinato da Selena Bartlett, direttore del Preclinical Development Group di EGCRC, lo studio ha rilevato nell’animale una riduzione dell’assunzione di alcol del 50% e una riduzione significativa del craving (forte desiderio di assumere la sostanza durante l’astinenza) anche dopo la sospensione della somministrazione del farmaco. La vareniclina ha anche un vantaggio rispetto al naltrexone, "il più efficace dei tre farmaci attualmente usati nel trattamento dell’alcoldipendenza", cioè quello di avere minori effetti collaterali, quali la diminuzione dell’appetito. “Vista l’alta correlazione fra alcol e fumo (l’85% di chi è dipendente da alcol, fuma) – fa notare la Bartlett – in futuro i medici potranno prescrivere un unico farmaco per entrambe le patologie”. Del resto è noto che a livello neurobiologico nicotina e alcol sollecitano gli stessi “circuiti della gratificazione” legandosi al medesimo recettore in un’area profonda del cervello, l’area tegmentale ventrale (VTA): la proteina “implicata” è il recettore cd. nicotinico per l’acetilcolina (nAchR), a cui appunto può legarsi direttamente la nicotina, mentre l’alcol solo indirettamente attraverso un processo di induzione del rilascio di acetilcolina, che attiva infine il recettore; in entrambi i casi, comunque, all’attivazione del recettore segue il rilascio di una quantità di dopamina (cd. “molecola del piacere”). “Anche la vareniclina – spiega la Bartlett – si lega al recettore nicotinico nAchR, come agonista parziale, prevenendo in tal modo la sua attivazione da parte di alcol e nicotina” La pubblicazione dello studio era stata anticipata il 9 luglio scorso da una nota stampa UCSF. Una curiosità: lo studio della molecola di sintesi vareniclina è stato ispirato dagli elementi strutturali di un alcaloide trovato nella pianta Laburnum anagyroides (nella foto) e nel Papaver somniferum.

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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Cocaina: nuova rassegna EMCDDA su risposta al trattamento

fonte: EMCDDA

24-07-2007 Una nuova rassegna della recente letteratura sulla risposta al trattamento della cocaina è stata pubblicata dall’European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (EMCDDA). Ne dà oggi notizia Drugnet Europe, newsletter EMCDDA. Facendo riferimento non soltanto ai risultati della ricerca sperimentale ma anche alle nuove prospettive emergenti dalla pratica clinica, Treatment of problem cocaine use: a review of the literature analizza numerosi temi legati al trattamento dei pazienti con dipendenza da cocaina, fra cui il trattamento farmacologico, il trattamento psicosociale, il supporto post-trattamento, con particolare attenzione alle esperienze di matrice europea. Secondo EMCDDA in Europa le richieste di trattamento per problemi legati alla cocaina sono in forte crescita (+20% fra 1999 e 2004) e oggi rappresentano l’8% dell’intera domanda.

Staff Dronet

CATEGORIA: Europee TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Alcopops: sui giovani "marketing predatorio e irresponsabile”; studio Marin Institute

fonte: Marine Inst.

23-07-2007 “Come l’industria del tabacco, alcuni produttori di bevande alcoliche in USA attuano strategie di marketing destinate specificamente a giovani, bevitori problematici, persone vulnerabili: è un marketing irresponsabile e predatorio”. E’ dura la conclusione a cui giunge il californiano Marin Institute, che ha pubblicato in questi giorni uno studio sui costi sociali degli “alcopops”, le nuove bibite alcoliche aromatizzate alla frutta che ogni anno nella sola California sarebbero responsabili di 60 morti fra i giovani, 50.000 “incidenti”, fra rapine, microcriminalità, rapporti sessuali a rischio, incidenti d’auto, e un costo per la collettività stimato in 1,25 miliardi di USD. Preoccupano i dati riferiti ai minori: in California il consumo di alcopop fra gli adolescenti (che iniziano a berne sin dall’età di 12 anni) è superiore di 5,5 volte rispetto al consumo dei giovani adulti e i minori rappresentano complessivamente il 47% del mercato di queste bevande. Una delle misure di prevenzione a più rapido effetto, si legge in The Cost of Alcopops to Youth and California, sarebbe quella di “un intervento legislativo tempestivo volto a modificare l’attuale classificazione di queste bevande, che oggi hanno la tassazione della birra mentre in realtà sono a base di spiriti o distillati”. Un intervento di questo tipo, che si tradurrebbe in un sostanziale aumento della tassazione degli “alcopops”– sostengono al Marin – porterebbe un incremento del prezzo di mercato di queste bevande del 25% e una conseguente riduzione dei consumi fino al 40% in tutte le fasce di età: ipotizzando una diminuzione dei consumi del 35% medio la California “risparmierebbe” 437 milioni di USD e potrebbe “salvare” ogni anno la vita a più di 20 giovani, con un calo degli incidenti pari a 17.000 unità. Comparativamente, in Europa la Danimarca ha una tassazione degli alcopop 8 volte superiore a quella della California, la Germania 16 volte, mentre la Svizzera 20 volte. In California infatti una bottiglia di alcopop costa circa un 1,1 USD, mentre in Germania 3,3 USD e in Svizzera 3,7 USD. Nel Regno Unito nel 2002 la classificazione dell’alcopop come distillato ha portato a una riduzione del 30% dei consumi nell’anno successivo. In Svizzera la creazione di una nuova categoria per i prodotti alcolici destinati ai giovani si è tradotta nella riduzione del 70% delle importazioni di queste bevande. Lo stesso è successo in Germania. Il pericolo di queste bevande è che abituerebbero gradualmente i giovani all’uso regolare di alcol, con conseguenze pericolose soprattutto nei ragazzi vulnerabili. Le strategie di “fidelizzazione” dei giovani clienti fanno leva sulla pubblicità e sul packaging, tendenti a fissare nella memoria dell’adolescente il “brand”, il logo, il marchio dei prodotti alcolici ad alta gradazione di fabbricazione tradizionale (vodka, gin, rhum, ecc.) verso i quali viene di fatto indirizzato il consumo.

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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Milano da bere: è arrivato il “morbidone”

fonte: Varie

20-07-2007 Se è vero come è vero che internet è il nuovo crocevia delle droghe e che dovremmo monitorare sempre di più, anche con metodi non convenzionali, segnali e segni “indicatori” di nuove tendenze giovanili in merito a uso e stili di consumo di nuove droghe (allerta precoce) per fronteggiarne con sempre maggiore tempestività la diffusione (risposta rapida), allora non possiamo lasciare ai margini – pur essendo questa una testata con parametri editoriali di impostazione classica, cioè basata su fonti accreditate e dati oggettivi – una notizia che certo non arriva da istituti ed enti della comunità scientifica dell'addiction, ma – come i “rumors” della borsa – da voci, blog e informazione a rete. Milano. Una sostanza sta girando per discoteche e locali alla moda, una “cosa che si beve e ti rende morbida la serata...”. Si dice infatti che lo chiamano “morbidone”. "Soprattutto è comodo: il morbidone te lo porti a passeggio nella bottiglietta - come riporta Milano 2.0 e Repubblica - e nessuno ti nota, oppure lo cacci nel cocktail in discoteca: basta un gesto, apri la bustina, lasci scivolare la polverina e la fatica sembra andarsene, la serata decolla..." Alla fine “il morbidone è un cocktail preparato a base di MDMA, sciolto in acqua o in altra bibita”, spiega Addiction: “La metilene-diossi-metamfetamina (MDMA) è una sostanza psicoattiva con effetti stimolanti e psichedelici: fa sentire pieni di energia, induce una distorsione temporale e percettiva, aumenta il piacere derivante dalle esperienze tattili. E' noto che l’MDMA è presente tradizionalmente nell'ecstasy, mischiata ad altre sostanze". Il National Institute on Drug Abuse americano (NIDA) diretto da Nora Volkov ha pubblicato recentemente un rapporto di ricerca sull'MDMA. Il rapporto NIDA mette in guardia sugli effetti disfunzionali, che si possono manifestare anche a distanza di una settimana dall'assunzione. Per quanto riguarda gli aspetti comportamentali: ansia, irritabilità, impulsività, aggressività, disturbi del sonno, mancanza di appetito, riduzione di interesse e piacere sessuale, drammatica riduzione delle abilità cognitive. Dal punto di vista organico: nausea, sudorazione, crampi muscolari, visione distorta, forte aumento della temperatura corporea (ipertermia), deidratazione, aumento della pressione sanguigna, disfunzioni cardiache, aritmie, disturbi renali, attacchi di panico, perdita di coscienza. Un esercizio di allerta precoce. E un pochino, anche, di informazione su quello che succede al di fuori dei laboratori e dei centri di ricerca, in presa diretta, che ogni tanto non fa male...

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CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Adrenalina nelle strade di Alice Springs...

fonte: AAP

19-07-2007 Alice Springs. Città immersa nel deserto senza fine dei Territori del Nord (NT), il cuore arcaico dell'Australia... Posto tranquillo, per chi è abituato a ben altre metropoli. Ma c'è qualcosa di anomalo, in questi giorni, qualcosa che spaventa i suoi abitanti. Agli angoli delle strade si vedono girare strani contenitori, sembrano ampolle, ampolle in vetro con tappi blu... Gli stessi sui quali può cadere l'occhio girando per party e per locali. E' adrenalina. Sembra essere di moda, fra i giovani, “spararsela in vena”. Come "droga ricreativa"... Non sapendo o non preoccupandosi del fatto che può uccidere. E quando non è fatale può causare emorragie cerebrali, convulsioni, vertigini, nausea, vomito, pericolose aritmie cardiache, distorsione della visione, forti crisi d'ansia. Per l'amministrazione cittadina è “stato di allerta”. Michael Murphy, sovrintendente di polizia, dichiara senza mezzi termini alla stampa che “è una vera e propria minaccia per la salute”. Adrenalina... In ambito medico viene usata solo nei casi di emergenza estrema, per trattare gravi attacchi d'asma e forti reazioni allergiche. Ai party è una droga che va a ruba. La notizia è riportata oggi da Australian Associated Press (AAP).

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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Dipendenza da antidolorifici: NIDA studia efficacia trattamento con buprenorfina - naloxone

fonte: Forbes Health

18-07-2007 Il National Insitute on Drug Abuse (NIDA) americano ha finanziato uno studio sull'efficacia del Suboxone (farmaco a base di buprenorfina e naloxone) nel trattamento della dipendenza da antidolorifici oppioidi. La ricerca è stata affidata al New York University Medical Center e verrà condotta su un campione di 648 pazienti. “Gli analgesici oppioidi sono stati studiati per alleviare il dolore delle persone a cui vengono prescritti – ha dichiarato a Forbes il direttore NIDA Nora Volkov - e vogliamo essere sicuri che chi li richiede per ragioni legittime possa continuare a usarli: allo stesso tempo riconosciamo che vi è rischio di dipendenza da questi farmaci, pertanto ci stiamo impegnando nello sviluppo di trattamenti specifici”. L'ultima indagine US National Survey on Drug Use and Health ha mostrato che l'incidenza (nuovi consumatori) degli antidolorifici a uso non medico nel 2005 è stata di 2,2 milioni di persone, significativamente superiore a quella degli assuntori di marijuana (2,1 milioni).

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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Lavoratori USA: 9,4 milioni usano sostanze, 10,1 milioni hanno problemi con alcol; dati allarmanti da rapporto SAMHSA

fonte: SAMHSA

17-07-2007 La maggior parte dei 16,4 milioni di americani che assumono droghe (9,4 milioni per la precisione) e dei 15 milioni (10,1 milioni) che hanno problemi con l'alcol lavorano a tempo pieno. E' il dato sconcertante reso noto oggi alla presentazione dello studio del Substance Abuse and Mental Health Services Administration (SAMHSA) “Worker Substance Use and Workplace Policies and Programs”. E' noto che l'uso di sostanze e alcol sul posto di lavoro costituisce un serio rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle altre persone. Il direttore del National Drug Control Policy Jaohn Walters ha sottolineato in una nota stampa che “I lavoratori che usano droghe e alcol si assentano dal posto di lavoro più spesso, sono meno in salute e hanno maggiori probabilità di farsi male e fare male ad altre persone rispetto agli altri lavoratori; infine cambiano anche lavoro più spesso”. Dunque al rischio in termini di salute e sicurezza vanno anche aggiunti i costi legati al calo della produttività e alle disfunzioni organizzative dovuti a questi lavoratori. I più alti tassi di uso di droga si riscontrano nel settore alimentare (17,4%), nel settore delle costruzioni (15,1%), nel settore minerario (17,8%), nel settore della manutenzione (14,7%). E' interessante notare che, secondo lo studio, pur avendo i disoccupati una prevalenza di uso di sostanze e alcol più elevata rispetto ai lavoratori, dato che questi ultimi costituiscono circa i due terzi della popolazione attiva USA (fra 18 e 64 anni) il numero degli assuntori (in valore assoluto) risulta ovviamente più alto nel gruppo dei lavoratori a tempo pieno.

Staff Dronet

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