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Redazione a cura dello Staff DRONET.

risultati: 2501 - pag. 169 di 251
 

Alcolisti che soffrono di depressione hanno meno probabilità di rimanere sobri

fonte: Center for the Advancement of Health

09-01-2008 I ricercatori del Minneapolis VA Medical Center hanno pubblicato uno studio sulla rivista Alcoholism: Clinical and Experimental Research su un campione di 462 persone che hanno tentato di smettere di utilizzare tabacco e alcol contemporaneamente. All’inizio dello studio i partecipanti fumavano almeno cinque sigarette al giorno ed erano alcol dipendenti. All’interno del gruppo i sintomi problematici erano le difficoltà, maggiori rispetto alle aspettative, a smettere, e il continuare a bere anche in presenza di problematiche come i postumi della sbornia o la difficoltà a dormire. Lo studio è durato un anno e mezzo, durante il quale i partecipanti erano regolarmente intervistati sulle loro modalità di uso di sostanze. Tra coloro che soffrivano anche di depressione, la probabilità di non riuscire a smettere di bere era 1,5 volte superiore rispetto a coloro che non soffrivano di depressione. Mentre la depressione sembra diminuire le possibilità di astinenza da alcol, lo studio non ha trovato una simile correlazione per la dipendenza da tabacco.
Robert West professore di psicologia della salute presso la Cancer Research UK Health Behaviour Unit per l’University College di Londra afferma che sarebbe molto importante che le persone che vengono introdotte in un programma di trattamento per la tossicodipendenza ricevessero prima una valutazione iniziale per la depressione. Il soffrire o meno di disturbi dell'umore infatti influenza molto l’esito del trattamento. A questo proposito sono in corso ulteriori ricerche su depressione e abuso di alcol.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Il fumo delle madri in gravidanza mette a rischio la fertilità della figlie

fonte: Journal of Clinical Investigation

27-11-2007 Uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Investigation e condotto dal Samuel Lunenfeld Research Institute al Mount Sinai Hospital di Toronto, ha indagato gli effetti di alcune tossine contenute nel tabacco, cui verrebbero esposti i feti di madri fumatrici. Da questa ricerca emerge che le donne che fumano durante e subito dopo la gravidanza, oltre ad esporre il feto ad una serie di complicazioni, tra cui una scarsa crescita fetale, problemi placentari e parto prematuro, rischiano di compromettere anche la fertilita' futura delle loro figlie. Lo studio ha esaminato gli effetti delle tossine presenti nel fumo sulla fertilità dei topi. Da precedenti studi era emersa l’esistenza di un legame, negli esseri umani, tra l’esposizione al fumo materno durante il periodo di gestazione e successive alterazioni nella fertilità, nei maschi quanto nelle femmine. Per chiarire questa associazione i ricercatori hanno iniettato in topolini femmine basse dosi di idrocarburi aromatici policiclici, una sostanza contenuta nel tabacco di sigaretta, in modo da simulare l’esposizione al fumo. Si è così visto che le ovaie delle topoline figlie contenevano solo un terzo dei follicoli destinati alla produzione degli ovuli, cosa che limita sicuramente molto la loro capacità riproduttiva. Da questo studio viene confermato ancora una volta come sarebbe meglio non fumare, soprattutto nel periodo gestazionale e successivamente durante l’allattamento.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Narcosale: ONU chiede a sindaco di Torino di tornare sui suoi passi

fonte: UNODC

22-11-2007 "La proposta in discussione al Consiglio Comunale di Torino riguarda l'apertura di narcosale: quindi di spazi dove i tossicodipendenti possono iniettarsi la propria droga. Mi permetta, Signor Sindaco, di avanzare alcune osservazioni..." Così si apre la lettera che Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell'Ufficio Droga e Crimine dell'ONU (UNODC), ha inviato in data odierna al Sindaco di Torino Sergio Chiamparino (e in copia conoscenza al Ministro della Salute Livia Turco), esprimendo seria preoccupazione in merito all'apertura delle "stanze del buco" perché inutili, dannose, discriminanti. "Ma, dico io, - sottolinea Costa - i tossicodipendenti sono fratelli sfortunati: discriminare questi poveri pazienti, usando le risorse dei contribuenti solo per ridurre il loro impatto sulla borghesia locale, senza nessun investimento serio nel trattamento della loro malattia e creando un'isola di legalità per l'uso di droghe illegali non mi pare una soluzione adatta..." Pubblichiamo il testo integrale della lettera.

Staff Dronet

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Pubblicato il Rapporto annuale 2007 sull'utilizzo di sostanze stupefacenti in Europa

fonte: EMCDDA

20-11-2007 E' stato pubblicato il Rapporto annuale 2007 a cura dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt).
L'Oedt, il centro di informazione sulle droghe dell'Unione europea con sede centrale a Lisbona, ha elaborato i dati raccolti nei 27 Paesi membri dell'Ue, compresi dunque quest'anno i paesi dell'est più Norvegia e Turchia. Dall'indagine emerge che in Europa si è innalzato di molto l'utilizzo di cocaina, e l'italia è ai primi posti per quel che riguarda i consumi giovanili, insieme a Germania, Danimarca, Spagna e Regno Unito. In questi paesi le percentuali di consumatori di cocaina toccano o superano il 5% del totale. Ma i giovani, anche undici-dodicenni, utilizzano moltissime altre sostanze, tra cui ecstasy, colle, altre sostanze chimiche inalanti oltre alla cannabis.
Altro dato inquietante preso in esame riguarda i decessi per utilizzo di sostanze stupefacenti: rappresentano il 4% di tutte le morti tra le persone tra i 15 e i 39 anni. In molti paesi hanno toccato anche il 7%. In alcuni casi la morte dei giovani aduti è stata causata direttamente all'uso di sostanze, overdose, o indirettamente a malattie causate dal loro utilizzo, come AIDS o atti di violenza. Aumentano anche gli utilizzatori di metadone e altri oppiacei sintetici che potrebbero sostituirsi all'eroina.

Staff Dronet

CATEGORIA: Europee TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Nuovo studio sul costo dei farmaci HAART in Brasile

fonte: Harvard School of Public Health

19-11-2007 Gli studiosi dell’Harvard School of Public Health hanno pubblicato sull’ultimo numero della rivista on line ad accesso libero PLOS Medicine la prima analisi dettagliata dell’andamento dei costi dei farmaci HAART (highly active antiretroviral therapy), in Brasile. L’OMS stima che questi farmaci siano utilizzati nei paesi in via di sviluppo da due milioni di persone, cifra che è pari solo al 25% dei malati. Tra i paesi in via di sviluppo il Brasile, in particolare, è tra quelli che presentano il più ampio ed efficace programma di trattamento dell’AIDS. In Brasile ormai da un decennio vi è libero accesso ai farmaci, e questo, secondo gli studiosi che si sono occupati della ricerca dovrebbe diventare un modello universale anche per le altre nazioni con lo stesso livello economico che ancora devono mettere in atto misure sanitarie adeguate. Il costo dei farmaci antiretrovirali generici (ARV) prodotti localmente in Brasile è infatti aumentato negli anni dal 2001 al 2005, ma il Brasile ha comunque risparmiato un miliardo di dollari in quell’arco di tempo, nonostante le controversie legate alle negoziazioni con le aziende farmaceutiche per le questioni dei brevetti. Dal 2001 infatti la nazione ha ottenuto un abbassamento sul prezzo dei farmaci ARV coperti da brevetto minacciando di produrli localmente. Nonostante questo il costo dei farmaci è raddoppiato nel biennio 2004-2005. questo fenomeno è stato provocato secondo i ricercatori dal fatto che le persone affette da HIV/AIDS hanno cominciato il trattamento e vivono più a lungo. L’incremento riflette anche l’ostacolo dovuto ai complessi trattamenti di seconda e terza linea via via che i pazienti sviluppano una resistenza ai farmaci di prima linea, vivono più a lungo e richiedono regimi di trattamento più complessi.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Come nicotina ed alcol interagiscono tra di loro e sull’apprendimento

fonte: Temple University

13-11-2007 Secondo una ricerca svolta alla Temple University e finanziata dal National Institute on Alcoholism and Alcohol Abuse (NIAAA) e dal National Institute on Drug Abuse (NIDA). l’interazione tra nicotina e alcol può influenzare la capacità di apprendimento dell’individuo e avere diverse implicazioni nel trattamento della dipendenza. I dati della ricerca sono stati presentati dagli studiosi Thomas J. Gould e Danielle Gulick al meeting annuale della Society for Neuroscience a San Diego. Lo studio è stato accettato per la pubblicazione nella rivista Psychopharmacology.
Scopo di questa ricerca è capire come nicotina e alcol interagiscono tra di loro, e come a loro volta possano provocare delle modificazioni a livello neuronale e sul comportamento. Le conoscenze così acquisite potranno poi essere utilizzate nello sviluppo di terapie per il trattamento delle tossicodipendenze.
L’area del sistema nervoso centrale interessata da questo studio è l’ippocampo, zona che è coinvolta nell’apprendimento della memoria a breve termine e nel trasferimento delle informazioni nella memoria a lungo termine per la loro conservazione. Gli studiosi hanno utilizzato un modello animale per esaminare gli effetti di alcol e nicotina sull’apprendimento. Hanno esaminato ciò che accade combinando queste sostanze con dosi diverse e in diverse fasi di somministrazione. Si è dimostrato che queste sostanze inizialmente causano deficit nell’apprendimento, ma che ad una somministrazione continua si sviluppa tolleranza per cui questi deficit sono meno evidenti. inizialmente la nicotina sembra invertire i deficit prodotti dall’alcol sull’apprendimento, e viceversa piccole dosi di alcol invertono i deficit nell’apprendimento associati all’astinenza da nicotina.
“Per un fumatore smettere di fumare causa crisi di astinenza da nicotina, che causa deficit nell’apprendimento. Inizialmente un drink aiuta a superare il problema, ma poi si finisce per dover aumentare la dose di alcol, e si causano quindi deficit cognitivi forse anche peggiori. C’è inoltre il rischio di ricominciare a fumare…” Secondo gli studiosi i risultati di questa ricerca dimostrano che alcol e nicotina riescono a bloccare l’una gli effetti negativi dell’altra, ma a causa dello sviluppo della tolleranza, si crea un circolo vizioso per cui si consumano maggiori quantità di sostanze e quando si cerca di smettere con l’una o con l’altra si evidenziano problemi a livello cognitivo e di dipendenza.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Utenti Sert: cresce cocaina, diminuisce eroina; i dati del rapporto annuale Ministero Salute

fonte: Min Salute

12-11-2007 Sono 171.323 le persone che nel 2006 sono state seguite dai 544 Sert, i servizi pubblici per le tossicodipendenze del Ssn, operanti nelle diverse regioni italiane. E’ quanto si rileva dal rapporto annuale sull’attività dei Sert per l’anno 2006, redatto dal Ministero della Salute. I nuovi utenti dei Sert rappresentano il 20,9% (pari a 35.766 assistiti), mentre il 79,1% è costituito da soggetti rientrati o già in carico dagli anni precedenti. Dal primo anno di rilevazione, il 1991, l’identikit dell’utente dei Sert è molto cambiato. Sia per l’età che per il tipo di sostanza stupefacente per la quale si è rivolto ai Sert. Se nel ’91 la classe di età più ampia degli utenti, pari al 37,1% del totale, era compresa tra i 25 e i 29 anni, quindici anni dopo, nel 2006, la classe di età più numerosa, con il 27,5%, è diventata quella dei maggiori di 39 anni che nel 1991 rappresentavano appena il 2,8% degli assistiti dai Sert. Quasi dimezzati, invece, i minorenni che rappresentavano il 4,8% del totale nel 1991, e solo il 2,7% nel 2006. Da segnalare tuttavia che tra i minorenni si è registrato un abbassamento dell’età delle prime esperienze di consumo, in particolare di cannabis. I minori di quindici anni sono infatti passati dallo 0,1% del totale degli utenti dei Sert del 1991, allo 0,2% del 2006. Questo dato, in ogni caso, non modifica il profilo anagrafico dell’utente “tipo” dei Sert che ormai è in forte prevalenza di età superiore ai 39 anni. Per quanto riguarda le sostanze stupefacenti per le quali ci si è rivolti o si è stati segnalati dalle Prefetture ai Sert, l’eroina resta la droga più presente con il 71,3% degli utenti in carico. Al secondo posto la cocaina con il 14% e al terzo la cannabis con il 9,6%. Da notare che nel 1991 l’eroina rappresentava il 90,1% dei casi e la cocaina solamente l’1,3%. La cannabis resta invece stabile negli ultimi cinque anni su percentuali di segnalazione costanti attorno al 10%. Nessun cambiamento di rilievo, invece, nel sesso dell’utente del Sert. Egli resta in grande prevalenza maschio (86,6% del totale degli assistiti). Da sottolineare, infine, che i Sert assistono l’82,7% degli utenti di servizi di recupero per le tossicodipendenze, mentre il 10,3% è assistito dai servizi all’interno delle carceri e il 7% dai servizi del privato sociale. Testo integrale del rapporto.

Staff Dronet

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Alcol e droghe al volante: “serio problema” per 30% giovani; parola di NIDA

fonte: NIDA

08-11-2007 Il 30% degli studenti americani hanno dichiarato di avere guidato almeno una volta nelle ultime due settimane in stato di ebbrezza alcolica o sotto effetto di droghe o di essere saliti su un'auto guidata da altro giovane in condizioni alterate da alcol o sostanze. Sono i risultati di uno studio in pubblicazione sul numero di novembre del Journal of Studies on Alcohol and Drugs, anticipati dal National Insitute on Drug Abuse (NIDA) in una nota stampa. Sebbene si è assistito negli ultimi anni a una riduzione di questo valore dal 35% del 2001 al 31% del 2003, fra il 2004 e il 2006 questo indice di guida alterata si è assestato intorno al 30 per cento e sembra non voler scendere. “Il problema non è solo legato all'alcol” – spiega Patrick O'Malley, coordinatore dello studio; anzi, i numeri dicono proprio il contrario: “nel 2006 i giovani al volante sotto effetto di alcol erano il 10%, mentre quelli sotto effetto di marijuana erano il 13 per cento”. “La maggior parte dei giovani è consapevole dei pericoli della guida in stato di ebbrezza, purtuttavia non se ne cura nella pratica – sottolinea Nora Volkow, direttore NIDA – mentre non sembra essere nemmeno consapevole dei problemi legati alla guida sotto effetto di droghe”. Per quanto riguarda la possibile influenza su tali comportamenti delle caratteristiche demografiche e degli stili di vita, i ricercatori hanno rilevato che, nonostante sia emersa solo una leggera correlazione fra guida alterata e status socioeconomico, i fattori legati allo stile di vita individuale quali religiosità, “presenza” della famiglia, poche assenze ingiustificate a scuola ecc. erano associati a una minore predisposizione del giovane a comportamenti a rischio quali la guida alterata.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Prevenzione a effetto contrario? Il potenziale iatrogeno delle campagne sulla cannabis

fonte: JECH

07-11-2007 L'articolo è uscito sul Journal of Epidemiology and Community Health. Il titolo è ad effetto e paradossale: "Possono le campagne sulla salute far ammalare le persone?" (Harry R Sumnall, Mark A Bellis, Can health campaigns make people ill? The iatrogenic potential of population-based cannabis prevention, JECH 2007;61:930-931; doi:10.1136/jech.2007.060277). Lo studio richiama l'attenzione sui potenziali effetti contrari rispetto agli obiettivi dichiarati di campagne di prevenzione nell'ambito della salute, progettate considerando quali risultati possibili dell'intervento (outcome) soli gli effetti benefici attesi oppure l'inefficacia della campagna (effetto nullo). Harry Sumnall e Mark Bellis, autori dello studio, sottolineano invece l'importanza di considerare in fase progettuale anche i possibili effetti negativi dell'intervento, cioè il suo "potenziale iatrogeno”. Il social marketing è una strategia oggi applicata nella gran parte dei programmi di intervento finalizzati al miglioramento della salute nella popolazione. Basato su tecniche di marketing sviluppate in origine nell'ambito dell'impresa per scopi commerciali, il social marketing usa comunicazioni visive (televisione, internet, riviste) e claim verbali (radio e slogan) studiati specificamente per i target di riferimento della campagna (es. giovani). Il fine? Ovviamente, aumentare i comportamenti positivi in termini di salute e qualità di vita delle persone a cui la campagna è destinata. Ancora oggi però – sostengono Sumnall e Bellis – pur applicando gli enti deputati queste modalità innovative alla prevenzione, non considerano (o lo fanno raramente) i possibili “effetti negativi sulla salute” di questi interventi. Gli autori sono comunque fiduciosi che lo sviluppo di tecniche ancora più sofisticate legate all'utilizzo di internet e della comunicazione a rete consentirà di colmare queste lacune. Nell'articolo viene analizzato in particolare il contesto delle campagne di prevenzione britanniche sulla cannabis e vengono evidenziate le potenziali ripercussioni negative di queste sui giovani.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

NIDA Notes: i risultati della ricerca del Prof. Antonello Bonci (UCSF – EGCRC) sul ruolo dell'orexina nel craving da cocaina

fonte: NIDA Notes

06-11-2007 La ricerca Ernest Gallo Clinc & Research Center (University of California San Francisco) condotta dal Prof. Antonello Bonci (nella foto) e colleghi sul ruolo dell'orexina nella ricerca di droga (drug seeking) e nel “craving” apre il nuovo numero di NIDA Notes (NIDA Notes, Vol. 21, N. 4, October 2007). L'orexina è un neuropeptide prodotto dai neuroni dell'ipotalamo, struttura sottocorticale che regola fame, sete, sonno e altri processi essenziali per la sopravvivenza. Recenti studi (Harris et al., A role for lateral hypothalamic orexin neurons in reward seeking. Nature 437-7058:556-559, 2005) hanno dimostrato che la stimolazione delle molecole di orexina spingono alla ricerca di droga: l'esposizione a stimoli associati all'uso di droga infatti attiva i neuroni contenenti orexina siti nell'ipotalamo laterale (LH, lateral hypothalamus), che a loro volta proiettano ai neuroni mesolimbici del cd. “circuito della gratificazione”, cioè quelli dell'area tegmentale ventrale (VTA), del Nucleus Accumbens (Nac) e della corteccia prefrontale (PFC). In questo contesto la ricerca di Antonello Bonci e di Stephanie Borgland dell'EGCRC di San Francisco ha fatto luce sul ruolo del neuropeptide nel craving da cocaina, dimostrando come esso agisce sui neuroni in VTA. Per valutare l'impatto dell'orexina sulla risposta alla cocaina il team UCSF ha usato sui ratti la tecnica della sensibilizzazione comportamentale, essendo noto che la sensibilizzazione comportamentale degli animali (aumento dell'attività locomotoria conseguente a ripetuta esposizione a una droga) riflette cambiamenti neurali indotti dalla sostanza e corrisponde al “craving” umano per la droga. Nell'esperimento i ratti pretrattati con un bloccante dell'orexina hanno mostrato soltanto un incremento di attività locomotoria dimezzato (138%) rispetto ai controlli (257%). Per comprendere le basi neurobiologiche di queste osservazioni comportamentali i ricercatori hanno misurato l'effetto dell'orexina sulle proprietà elettrofisiologiche dei neuroni che producono dopamina nel cervello, analizzando campioni di tessuto asportato dalla VTA dei ratti: i risultati dimostrano che l'orexina aumenta il numero dei recettori eccitatori ubicati sulla membrana di queste cellule. Nel caso dei ratti pretrattati con il bloccante dell'orexina, la cocaina non è riuscita ad alterare le cellule dopaminergiche della VTA, suggerendo che l'orexina può essere necessaria alla neuroplasticità indotta da cocaina e alle sue manifestazioni comportamentali. Il team dell'EGCRC ritiene che questo processo possa spiegare lo sviluppo del craving da sostanze nell'uomo. La ricerca di Bonci e colleghi è stata finanziata dal NIDA. I risultati integrali sono pubblicati su Neuron (Borgland et al., Orexin A in the VTA Is Critical for the Induction of Synaptic Plasticity and Behavioral Sensitization to Cocaine, Neuron N. 49, 589–601, 2006).

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