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Redazione a cura dello Staff DRONET.

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Analizzati i testi di 279 canzoni: alcol, droga e tabacco associati ad una vita brillante e di successo

fonte: Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine

05-02-2008 Uno studio pubblicato sulla rivista Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine a cura dei ricercatori dell’università di Pittsburgh ha analizzato 279 canzoni tra quelle pubblicate nella classifica del settimanale specializzato Billboard, e ha rilevato che nel 69% dei testi presi in esame si trovano spesso riferimenti espliciti all’utilizzo di sostanze stupefacenti. Il genere musicale in cui ci sono più riferimenti espliciti all’utilizzo di droga è il rap, con il 77% delle canzoni. Per la musica pop le percentuali scendono a 41,6%, ma solo nel 4% dei testi risultano esserci messaggi antidroga. Riferimenti all’uso di sostanze si trovano anche nella musica country, ma in realtà in questo genere si parla più di alcol che di droga o ecstasy.
Dall’analisi dei testi emerge che l’uso della droga, o dell’alcol, è associato a conseguenze positive, descrive persone dalla vita sociale agiata, abbiente, con conseguenze positive a livello economico, sessuale ed emotivo.
Inoltre, nei 279 testi presi in esame oltre all’utilizzo di sostanze con connotazione positiva si trovano anche le descrizioni di altri comportamenti che sono negativi, ma che assumono invece rilevanza positiva: i testi si riferiscono a feste pericolose nel 54% dei testi, sesso, nel 46%, e violenza nel 24%.
Secondo i ricercatori dello studio americano le conseguenze più serie riguardano gli adolescenti tra i 15 e i 18 anni, i quali sono in un periodo della loro vita molto importante per la formazione degli atteggiamenti della salute verso il loro corpo.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Due proteine potrebbero spiegare la dipendenza alla nicotina

fonte: Medical News Today

05-02-2008 Uno studio condotto dai ricercatori della University of Pennsylvania School of Medicine in associazione con l'Università di Toronto ha dimostrato che variazioni genetiche legate a due proteine, alpha 3 e alpha 5, potrebbero essere la causa della dipendenza alla nicotina. Lo studio è stato condotto su 1400 fumatori. Il dna di seimila persone è stato analizzato per individuare 500.000 variazioni dovute al fatto di essere fumatori piuttosto che non fumatori. Un secondo campione di circa ottomila persone, con una storia da ex fumatori alle spalle, è stato analizzato in maniera analoga. I risultati suggeriscono che varianti di questi due geni aumentino il rischio di diventare fortemente dipendenti dalla nicotina.
Uno degli obiettivi derivanti da questa ricerca potrebbe quindi essere quello di mettere a punto dei nuovi farmaci che interagendo con queste due proteine inibiscano la dipendenza. I risultati sono stati pubblicati in Molecular Psychiatry.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Addiction Neuroscience Group: a Verona un team di ricerca per studiare la “scienza delle dipendenze”

fonte: http://ang.dronet.org/

31-01-2008 Addiction Neuroscience Group è un team di ricerca multidisciplinare costituito da medici, psichiatri, neuropsicologi, educatori, coordinato dal dott. Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento delle Dipendenze dell’Azienda ULSS 20 di Verona, in collaborazione con il dott. Alberto Beltramello, responsabile del reparto di Neuroradiologia dell’Azienda. Ospedaliera di Verona. Questo gruppo ha lo scopo principale di comprendere e affrontare i meccanismi che sostengono le dipendenze attraverso lo studio delle aree e delle strutture cerebrali coinvolte nel fenomeno della tossicodipendenza, grazie all’uso di nuove tecnologie che permettono di non lasciare più spazio a libere interpretazioni, ma si basano invece sulle evidenze che emergono come “visibili”. Sarà così possibile rendere visibili i danni provocati al cervello quando è esposto all’uso di sostanze. Questo è possibile grazie all’utilizzo di metodi non invasivi, quali ad esempio la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e la stimolazione magnetica transcranica (TMS).
La risonanza magnetica funzionale (fMRI) è certamente lo strumento più utilizzato e sicuro. La stimolazione magnetica transcranica (TMS) consente di stimolare alcune aree cerebrali ottenendo anche un miglioramento di alcuni sintomi: si tratta di una metodica “non invasiva” che viene utilizzata sia a scopo diagnostico che terapeutico, mediante stimolazione della corteccia. Se utilizzata nell’ambito di un trattamento integrato ne migliora l’efficacia. Con questi strumenti si potrà studiare per esempio il craving per la cocaina, ma anche per gli aspetti sociali, in modo da sviluppare nuove terapie sempre più mirate.
Il gruppo di ricerca verrà presentato a Verona il 18 marzo p.vc con un Convegno Internazionale su “Addiction of Neuroscience – neuroimaging e nuove prospettive nelle dipendenze”. Il programma e tutte le informazioni riguardanti il team di lavoro si possono visualizzare sul portale web del gruppo di ricerca ANG all’indirizzo http://ang.dronet.org/

Staff Dronet

CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Nuovo sito internet Youth In Mind

fonte: YOUTH IN MIND

23-01-2008 Segnaliamo un nuovo sito dedicato a bambini e adolescenti che hanno problemi a livello comportamentale, di concentrazione o emotivi (ansia, depressione, fobie..) e che per sopperire a queste difficoltà mettono in atto comportamenti a rischio, tra cui l’utilizzo di sostanze stupefacenti. Nuove indagini condotte in Inghilterra stimano che gli adolescenti che manifestano questi problemi, in un'età compresa tra gli undici e i diciassette anni, siano intorno al 10%.
All’interno di YOUTH IN MIND è possibile trovare informazioni per adolescenti, ma anche insegnanti e genitori.
Per visitare il sito cliccare qui .

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

273 proteine chiave per l'infezione da HIV

fonte: Le Scienze

18-01-2008 L’HIV – il virus che causa l’AIDS – è incredibilmente semplice e allo stesso tempo complesso. Esso contiene solo 9000 basi di RNA, un milionesimo del materiale genetico contenuto in una cellula umana e un corredo di nove geni che codificano per 15 proteine. Inoltre, può attaccare senza sosta cellule immunitarie finché l’intero sistema collassa, aprendo la strada a un’ampia serie di patologie, anche letali. Affinché l’HIV possa produrre danno, tuttavia, esso deve infettare ripetutamente nuove cellule e replicarsi, e per questo processo ha bisogno dell’aiuto dell’ospite.
In un articolo ora pubblicato sulla versione online della rivista “Science” Stephen Elledge e i suoi colleghi genetisti del Brigham and Women’s Hospital di Boston hanno scoperto, grazie a una sofisticata tecnica, che il virus fa affidamento su 273 proteine umane per mettere in atto la sua infezione.
Queste proteine, note come fattori di dipendenza dell’HIV (HDF, HIV dependency factor), solo 36 dei quali erano già stati individuati in precedenza, sono quelle che permettono al virus di svolgere molti processi finalizzati all’attacco delle cellule immunitarie, come il dissolvimento del loro rivestimento proteico e l’immissione del materiale genetico nel nucleo.
Molti studiosi concordano sul fatto che i fattori di dipendenza possano costituire un bersaglio per futuri trattamenti farmacologici. Attualmente, sono disponibili già una ventina di farmaci in gradi di inibire enzimi chiave dell’HIV e l’FDA statunitense ha approvato lo scorso mese di agosto il primo inibitore di HDF, che blocca un recettore noto come CCR5 utilizato dal virus per entrare nella cellula.
“Questo articolo è destinato a diventare uno studio chiave sull’HIV per un intero decennio, se non per un periodo più lungo”, ha spiegato Robert Gallo, che guida l’Istituto di virologia umana di Baltimora, nel Maryland, e autore di studi pionieristici che hanno collegato l’HIV all’AIDS. (fc)

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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Uno studio su consumo di alcol e rischio di ictus

fonte: Tulane University

17-01-2008 uno studio condotto presso la Tulane University in Cina ha scoperto che bere un quantitativo maggiore di 21 bevande alcoliche a settimana può aumentare il rischio di ictus. I risultati di questo studio sono stati pubblicati nel dicembre 2007 sulla rivista Annals of Neurology. Il team, guidato dalla dott.ssa Lydia Bazzano, professore di epidemiologia per la Tulane University School of Public Health and Tropical Medicine, ha esaminato il rapporto esistente tra ictus e alcol su un campione piuttosto rappresentativo di uomini cinesi. L’interesse per il tema è nato dalla constatazione che l’ictus è una delle principali cause di morte in Cina.
Lo studio, iniziato nel 1991 originariamente coinvolgeva 180.000 persone provenienti da diciassette province cinesi differenti.il gruppo di ricerca ha condotto il follow-up concentrandosi su 64.338 uomini. Nel 1991, all’inizio dell’indagine, tutti i partecipanti avevano più di quaranta anni e non avevano mai avuto un ictus. I dati raccolti riguardavano informazioni sulle loro caratteristiche demografiche, la storia medica, lo stile di vita per eventuali fattori di rischio, tra cui il consumo di alcol.
Tra il 1999 e il 2000 i ricercatori hanno seguito quei partecipanti che avevano detto di bere alcolici e valutato ogni rapporto tra il loro stato di salute, la quantità di alcol consumata settimanalmente e eventuali casi di ictus.
Da quanto è emerso, secondo la dr.ssa Bazzano una notevole riduzione nell’assunzione di bevande alcoliche, associata ad una dieta equilibrata e ad uno stile di vita sano ridurrebbe notevolmente la probabilità di avere ictus sopra i quaranta anni.

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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Dal National Institute on Drug Abuse (NIDA) speranze per il vaccino contro la cocaina

fonte: TIME

15-01-2008 Che cosa succederebbe se la scienza ci proponesse una pillola per proteggerci dalla dipendenza - dal fumo di sigaretta, dall’obesità, o dall’abuso di droghe e alcol?
Gli scienziati di tutto il mondo sono al lavoro per la ricerca di un vaccino – una pillola, non un’iniezione- che possa aiutare le persone che soffrono di pericolose dipendenze da sostanze, in particolare da cocaina, eroina e amfetamina. Secondo il Dr. Frank Vocci, responsabile dei progetti e della ricerca presso il National Institute on Drug Abuse (NIDA), entro 10 anni questo vaccino sarà realizzato. In particolare secondo il dott. Vocci sarà possibile avere un vaccino contro la cocaina, in grado quindi di aiutare milioni di tossicodipendenti, due milioni solo negli Stati Uniti. Uno di questi vaccini, noto come TA-CD ( terapia per la tossicodipendenza –cocaina dipendenza) è stato sviluppato da un team formato da marito e moglie, il dr. Thomas Kosten, psichiatra e Therese Kosten, neuroscienziato e psicologo, per il Baylor College on Medicine del Texas. Il TA-CD ha avuto un buon successo nei primi studi clinici: in fase di revisione le persone che avevano avuto il vaccino hanno avuto il doppio della probabilità di ridurre il loro consumo di cocaina. I Kosten sono ora al lavoro perché il vaccino venga approvato dalla Food and Drug Administration, con uno studio su 300 persone, abitanti in sei città diverse. Se lo studio continuasse positivamente, il vaccino potebbe essere approvato dalle autorità federali.
Questo vaccino funziona diversamente rispetto ai tradizionali metodi che si utilizzano per contrastare la dipendenza, come la psicoterapia o altre terapie farmacologiche. Lo scopo del TA-CD infatti è quello di inibire la dipendenza, e quindi eliminare la gratificazione provocata dall’utilizzo di sostanze sul sistema nervoso centrale, piuttosto che rispondere ad essa. Negli ultimi dieci anni il vaccino è stato messo a punto, ma la sua lavorazione risale a molto tempo prima. Nel 1950 sono iniziati i primi studi su terapie in grado di bloccare i casi di overdose per droga. Nel 1970 presso l’Università di Chigaco,sono stati condotti studi su animali da laboratorio, scimmie, per cercare anticorpi all’eroina in grado di allegarsi a molecole del farmaco.
Il maggiore interesse dato alla cocaina nell’ultimo decennio è però determinato dalla consapevolezza che è aumentato notevolmente il numero delle persone tossicodipendenti che abusano di questa sostanza, soprattutto in Europa, spesso mescolandola con alcol. Il vaccino sarebbe in grado di ridurre non solo il numero delle ricadute, ma anche lo sviluppo della dipendenza.
Accanto agli studi sui vaccini per la cocaina, in Cina gli scienziati stanno studiando un vaccino contro l’eroina, il cui utilizzo è associato ad un aumento dei numeri di persone sieropositive o con epatite. Questo vaccino presenta però delle difficoltà maggiori, in quanto può interferire con altri trattamenti che la persona sta seguendo. La protezione all’eroina potrebbe infatti estendersi anche ad altri oppiacei, e i pazienti potrebbero non rispondere più a farmaci contenenti ad esempio morfina. Secondo i maggiori scienziati la guerra alle sostanze stupefacenti potrà essere condotta con successo nel 21° secolo, e se una pillola potrebbe non essere la soluzione a tutte le forme di dipendenza, provare che il vaccino TA-CD funziona è però il primo passo per il recupero di molti tossicodipendenti.

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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Dipendenze: studio EGCRC chiarisce con neuroimaging (fMRI) e genetica i processi cognitivi della tendenza alla gratificazione immediata

fonte: J. Neurosci.

14-01-2008 La tendenza a scegliere gratificazioni minori ma immediate invece che maggiori e posticipate nel tempo è una caratteristica peculiare dell'alcolismo e delle dipendenze in generale. Fino a oggi poco si sapeva dei processi neurobiologici alla base di questo comportamento. Lo studio coordinato da Charlotte A. Boettiger, ricercatore all'Ernest Gallo Clinic & Research Center (EGCRC) - University of California San Francisco (UCSF), pubblicato a dicembre sul Journal of Neuroscience, ha chiarito a livello neurobiologico il funzionamento delle regioni cerebrali attivate dai processi decisionali di scelta fra gratificazioni immediate o ritardate. Lo studio è stato condotto su un gruppo di 9 alcolisti in trattamento sobri e 10 controlli senza storia di alcolismo e/o dipendenza, impegnati in un compito di decisione e sottoposti a scan di risonanza magnetica funzionale (fMRI) con tecnica BOLD (blood-oxygen-level dependent). I ricercatori hanno dimostrato che i siti di attivazione in caso di tendenza alla gratificazione immediata risultano essere la corteccia parietale posteriore (PPC), la corteccia prefrontale dorsale (dPFC) e le regioni del giro paraippocampale rostrale; mentre in caso di gratificazioni più consistenti ma fruibili dopo un'attesa la regione corticale maggiormente attivata risulta essere quella orbitofrontale. Lo studio ha anche messo in luce come il genotipo al polimorfismo Val158Met del gene della catecol-O-metiltransferasi (COMT, che regola i livelli della dopamina nel cervello), risulti predittivo sia del comportamento di scelta impulsiva sia dei livelli di attività nella dPFC e e nella PPC durante la presa di decisioni (decision making). “Le persone non sarebbero dunque tanto schiave del piacere, quanto carenti cognitivamente nella presa di decisioni” ha dichiarato la Boettiger, docente di psicologia alla University of North Carolina e ricercatore alla EGCRC. ANG/mx

Citation map: Charlotte A. Boettiger, Jennifer M. Mitchell, Venessa C. Tavares, Margaret Robertson, Geoff Joslyn, Mark D'Esposito, and Howard L. Fields Immediate Reward Bias in Humans: Fronto-Parietal Networks and a Role for the Catechol-O-Methyltransferase 158Val/Val Genotype, J. Neurosci., Dec 2007; 27: 14383 – 14391

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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Alcoldipendenza ridotta con terapia genica su modelli animali

fonte: Alcoholism: Clinical and Experimental Research

10-01-2008 Alcuni fattori genetici possono aumentare il rischio di alcoldipendenza, altri possono ridurlo: l'allele ALDH2*2 dell'aldeide deidrogenasi può essere considerato un fattore protettivo. Uno studio pubblicato sul numero di gennaio di Alcoholism: Clinical & Experimental Research ha dimostrato che la somministrazione endovenosa ai ratti di un gene anti-Aldh2 (che inibisce l'espressione del gene dell'aldeide deidrogenasi ALDH2) può ridurre l'impulso a bere. Paula Ocaranza, María Elena Quintanilla, Lutske Tampier, Eduardo Karahanian, Amalia Sapag, Yedy Israel (2008), Gene Therapy Reduces Ethanol Intake in an Animal Model of Alcohol Dependence, Alcoholism: Clinical and Experimental Research 32 (1), 52–57. mx

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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Scientifiche invia articolo
 

Trovati oltre 400 geni responsabili della vulnerabilità alla tossicodipendenza

fonte: PLoS Computational Biology

09-01-2008 Uno studio pubblicato sulla rivista PLoS Computational Biology enuncia che un gruppo di studiosi cinesi ha individuato 400 geni responsabili della vulnerabilità alla tossicodipendenza. Lo studio, iniziato nel 1976 e durato fino al 2006, ha preso in esame quattro sostanze stupefacenti, gli oppiacei, la cocaina, la nicotina e gli alcolici, e 396 geni. Sono state individuate cinque modalità che portano la persona ad essere più vulnerabile alla tossicodipendenza. Secondo quanto emerge da questa ricerca la tossicodipendenza sarebbe determinata per il 60% da cause genetiche, e solo il restante 40% da cause ambientali e sociali. Comprendere e capire le interazioni genetiche potrebbe essere molto importante oltre che nello studio della vulnerabilità alle sostanze stupefacenti anche nello studio di malattie complesse causate dall’interazione tra geni e proteine, come ad esempio il carcinoma.
Per leggere la ricerca integrale scaricare il file allegato in formato pdf.

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CATEGORIA: Europee TIPO: Scientifiche invia articolo
 

 
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