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Redazione a cura dello Staff DRONET.

risultati: 2501 - pag. 158 di 251
 

Sniffare droga può favorire il contagio da epatite C

fonte: Clinical Infectious Diseases

22-09-2008
L’epatite C è una delle patologie più diffuse negli Stati Uniti, causa di processi infiammatori acuti o cronici a carico del fegato. La trasmissione avviene attraverso il contatto diretto con sangue infetto (scambiando siringhe o strumenti infetti), anche se una percentuale consistente di infezioni HCV (oltre il 20%) rimane inspiegata, specialmente tra soggetti che non utilizzano droghe iniettive.
Uno studio pubblicato su Clinical Infectious Diseases e coordinato da Sagiv Aaron dello St. Luke's–Roosevelt Institute for Health Sciences della Columbia University ipotizza che l’infezione avvenga per via intranasale condividendo dispositivi contaminati (cannucce, banconote o altri strumenti) impiegati per sniffare cocaina, eroina e altre droghe in polvere. Gli strumenti inseriti nella cavità nasale, deteriorata dall’uso cronico di droga, possono venire a contatto con mucose e sangue infetti, trasmettendo quindi il virus ad un altro utilizzatore che si serve degli stessi dispositivi.
L’indagine ha coinvolto consumatori di droga (assunzione per via intranasale) affetti da epatite C cronica, sottoposti a differenti esami volti a stabilire la presenza del virus nelle cavità nasali. In effetti, i risultati degli esami rivelano un’alta presenza di sangue (74%) e confermano la presenza del virus HCV (13%) nelle secrezioni nasali degli “sniffatori” cronici. Lo studio inoltre dimostra che particelle di sangue e HCV possono essere trasferite sulla superficie degli strumenti utilizzati per sniffare e che il virus sopravvive fino a 16 ore, anche se non è noto il quantitativo minimo necessario per la trasmissione.


Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Commissione Europea. An EU Drugs Action Plan for 2009 - 2012.

fonte: Commissione Europea

19-09-2008
“In Europa si contano due milioni di persone con seri problemi di tossicodipendenza: è giunto il momento di sensibilizzare i gruppi vulnerabili, i giovani in particolare, sui rischi legati al consumo di droga" ha affermato il vicepresidente Jacques Barrot, presentando il nuovo piano d’azione in materia di politiche antidroga An EU Drugs Action Plan for 2009-2012.
Il piano d'azione dell’Unione Europea in materia di lotta contro la droga prevede misure di ampio respiro intese a potenziare la cooperazione europea in materia di lotta alla narcocriminalità e ridurre le ripercussioni del consumo di stupefacenti. La Commissione intende promuovere un'alleanza europea tra enti governativi, servizi pubblici e organizzazioni di volontariato per intensificare la lotta al consumo di stupefacenti e ridurre i danni sociali causati dal fenomeno.
La nuova programmazione prende le mosse a partire dalla valutazione della Commissione europea sul documento precedente (2005-2008), con il sostegno degli Stati membri, dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT), di Europol e delle ONG europee. Cinque le priorità: ridurre la domanda di stupefacenti e sensibilizzare l'opinione pubblica, mobilitare i cittadini europei, ridurre la domanda di stupefacenti, migliorare la cooperazione internazionale, facilitare una maggiore comprensione del fenomeno droga.
Tra i risultati raggiunti negli scorsi anni si rileva una riduzione dei decessi per droga e una minore diffusione dell'HIV per assunzione endovenosa. Nell'insieme, gli Stati membri hanno approntato una vasta gamma di azioni per contrastare il fenomeno, soprattutto in materia di prevenzione, trattamento, riduzione del danno e riabilitazione, nonché provvedimenti intesi a contrastare reati quali il narcotraffico e il riciclaggio di denaro sporco. Il piano d'azione dell'UE in materia di lotta contro la droga 2009 - 2012 sarà presentato al Consiglio e dovrebbe essere adottato entro fine anno.


Staff Dronet

CATEGORIA: Europee TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Media e tabacco: incentivo o deterrente all’uso?

fonte: National Cancer Institute

17-09-2008
Negli Stati Uniti nel 2005 il numero di adolescenti americani di 12 – 17 anni che hanno fumato nell’ultimo mese è pari a 2,7 milioni e 438.000 sono le persone morte prematuramente per malattie causate dal tabacco o dal fumo passivo. Nello stesso anno, l’industria del tabacco ha speso 13,5 miliardi di dollari in pubblicità e promozione dei propri prodotti, una media giornaliera di 37 milioni di dollari. Tuttavia, numerosi studi dimostrano l’efficacia delle campagne di prevenzione promosse dai media per ridurre l’uso di tabacco.
Il National Cancer Institute (NCI) ha realizzato in proposito una nuova monografia sul “Ruolo dei media nel promuovere e ridurre l’uso di tabacco”. La monografia si propone di analizzare alcuni dei maggiori trend che hanno caratterizzato l’ultimo secolo: la crescita dei mass media, l’aumento del consumo di sigarette quale fenomeno sociale, il ruolo svolto dalla ricerca per capire e ridurre i danni causati dal tabacco. Una rassegna critica ed esauriente delle correnti evidenze scientifiche sul ruolo svolto dai media nell’incoraggiare o sfavorire l’uso di tabacco, che esamina il fenomeno avvalendosi di contributi multidisciplinari.
La relazione tra mass media e uso di tabacco è analizzata in una prospettiva multidimensionale, spaziando dalla pubblicità orientata al consumatore, sino al marketing finalizzato alla divulgazione di notizie e indirizzato ai politici. La comunicazione mediatica gioca un ruolo chiave nell’influenzare l’atteggiamento nei confronti del tabacco, e gli studi dimostrano che l’esposizione a messaggi pubblicitari condiziona sia l’uso che la prevenzione dell’uso. Le principali conclusioni evidenziano relazioni causali tra pubblicità e aumento dell’uso di tabacco nella popolazione generale e tra esposizione a film con scene in cui si fuma e inizio d’uso nei giovani.


Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Abuso di antidolorifici e dipendenza da oppiacei, possibile legame

fonte: Neuropsychopharmacology

15-09-2008
L’uso di analgesici oppiodi (oxycodone) per scopi non terapeutici rappresenta un fenomeno piuttosto diffuso e in crescita negli Stati Uniti, in particolare tra adolescenti e giovani: il NIDA rivela che circa il 10% degli studenti delle scuole superiori riferisce un uso improprio di questi antidolorifici.
Tuttavia l’uso di analgesici oppiodi per scopi non terapeutici è stato associato, in alcune persone, allo sviluppo di una dipendenza da oppiacei.
Un nuovo studio coordinato da Mary J. Kreek a capo del Laboratorio di Neurobiologia delle farmaco-tossicodipendenze di New York, e pubblicato su Neuropsychopharmacology, ha esaminato i cambiamenti comportamentali e neurobiologici indotti dall’uso improprio di questi farmaci negli adolescenti. Gli esperimenti sono stati condotti su topi da laboratorio, confrontando le alterazioni dei livelli di dopamina nello striato di topi giovani e adulti, in un modello di auto-somministrazione dell’oxycodone.
Il minor numero di auto-somministrazioni da parte dei topi più giovani e l’accresciuto livello di dopamina nello striato in risposta a successive somministrazioni del farmaco con dosaggi minori, dimostrerebbero una diversa sensibilità dei topi giovani agli effetti neurobiologici e di rinforzo dell’oxycodone. I risultati dello studio dimostrerebbero che questi farmaci inducono effetti differenti negli adulti e nei giovani, esponendo quest’ultimi a cambiamenti neurobiologici che, sensibilizzando il cervello agli effetti gratificanti del farmaco, potenzialmente li predispongono alla dipendenza da sostanze oppiacee.


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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Società civile e contrasto alla droga in Unione Europea, Libro Verde

fonte: Commissione Europea

12-09-2008
L’impatto a livello mondiale della produzione e del consumo di sostanze illecite è uno dei fenomeni più preoccupanti che i governi devono affrontare oggi, con rilevanti conseguenze in termini di malattia, crimine, corruzione, instabilità politica e sociale. Gli Stati membri dell’Unione Europea sono sempre più consapevoli della necessità di una maggiore collaborazione e cooperazione sulle politiche antidroga, al fine di garantire ai propri cittadini livelli elevati di sicurezza e salute pubblica, senza i quali verrebbe meno il fondamento stesso dell’Unione Europea: la società civile europea.
L’obbiettivo del Libro Verde, a cura della Commissione Europea, è quello di esplorare le possibilità di coinvolgere nei processi politici, a livello comunitario, coloro che sono direttamente interessati dal fenomeno delle droghe, così come previsto dal Piano d’azione in materia di lotta contro la droga 2005-2008 e dichiarato nell’Iniziativa europea di trasparenza.
Nell’ambito dell’implementazione del piano d’azione si è tenuta una consultazione informale, a conclusione della quale la Commissione si è impegnata a strutturare un dialogo permanente con la società civile per garantire lo scambio di opinioni, esperienze e migliori pratiche tra i vari attori e consentire a questi ultimi di fornire contributi e feedback in merito alle iniziative comunitarie in materia di droga.
Il presente documento rappresenta un primo tentativo della Commissione Europea di strutturare la cooperazione con le organizzazioni della società civile in materia di politiche antidroga, proponendo due differenti opzioni di organizzazione del dialogo: un forum della società civile sulla droga e un collegamento tematico delle reti esistenti.


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CATEGORIA: Europee TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Droghe sintetiche: nuovi trend di consumo

fonte: UNODC

10-09-2008
Le droghe sintetiche quali ecstasy, amfetamine e metamfetamine sono sempre più popolari soprattutto nei paesi in via di sviluppo. I maggiori consumatori di metamfetamine provengono dai paesi del sud-est asiatico e rappresentano in prevalenza le fasce della popolazione giovanile.
I nuovi trend di consumo delle droghe sintetiche sono presentati nel nuovo rapporto “Global Amphetamine-Type Stimulants Assessment Report” 2008 a cura dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine.
Il traffico illecito di stimolanti di tipo amfetaminico (ATS) ha una portata di 65 miliardi di dollari. Anche se tendenzialmente le droghe sintetiche sono consumate nel paese di produzione, sono stati intercettati crescenti traffici illeciti. In Medio Oriente, ad esempio, i sequestri di amfetamine ed ecstasy dall’1% del 2000/2001 hanno raggiunto il 32% nel 2006. L’Arabia Saudita rappresenta il principale mercato di queste sostanze, dove nel 2006 è stato eseguito il più ampio sequestro a livello mondiale di amfetamine.
Gli ATS rappresentano una “merce” allettante per il crimine organizzato, infatti un piccolo investimento iniziale permette di ottenere una gran quantità di pastiglie, dislocando la produzione in qualsiasi luogo. Tuttavia anche il mercato degli ATS è in trasformazione, e la produzione su piccola scala si sta trasferendo ad un mercato transnazionale.
Si diffondono inoltre nuove tipologie di droghe sintetiche, come la “crystal meth” trovata in numerosi paesi del sud-est asiatico che, oltre ai danni sulla salute comuni a tutte le droghe sintetiche, potenzialmente può favorire la diffusione del virus HIV perché viene assunta per via endovenosa.


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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

ISS: aggiornamento linee guida per smettere di fumare

fonte: Istituto Superiore Sanità

09-09-2008
L’Osservatorio Fumo, Alcol, e Droga dell’Istituto Superiore di Sanità propone un aggiornamento delle “Linee guida per promuovere la cessazione dell’abitudine al fumo” 2008, che si colloca all’interno di un progetto più ampio legato alla promozione di stili di vita salutari, della prevenzione e della comunicazione pubblica sulla salute.
In particolare, le linee guida si rivolgono ai Medici di Medicina Generale (MMG) e ai Centri Antifumo già operanti sul territorio, per il particolare rapporto di fiducia che li lega al pubblico e per il numero rilevante dei loro contatti. Il MMG può intervenire inizialmente con interventi brevi nell’ambulatorio medico (minimal advice), attuabili nel corso della normale attività clinica. Il counselling breve - meno di 5 minuti di dialogo con il fumatore - permette di ottenere circa il 2-3% di successo che, rapportato alla popolazione, rappresenta un ottimo investimento in termini di costo-efficacia.
In Italia il tabacco è responsabile di 80.000 morti ogni anno, il 48% per patologie oncologiche, il 25% per patologie cardiovascolari e il 17% per patologie respiratorie. Oltre il 34% dei decessi attribuibili al fumo, coinvolge persone di età compresa tra i 35 ed i 69 anni.
La prevenzione del tabagismo e la lotta contro il consumo di tabacco sono obiettivi comuni della politica sanitaria nazionale italiana e della comunità internazionale. L’Unione Europea e l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandano un approccio multidisciplinare a tutte le problematiche inerenti al fenomeno e l’implementazione di politiche con un impatto effettivo sulla riduzione dell’uso di tabacco.


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USA: National Survey on Drug Use and Health 2008

fonte: SAMHSA

08-09-2008
L’uso di cocaina e metamfetamine tra i giovani adulti americani si è ridotto significativamente nell’ultimo anno, mentre è aumentato l’abuso di farmaci per scopi non terapeutici; viene inoltre registrato un picco d’uso di sostanze stupefacenti nella fascia d’età 55 – 59 anni.
I nuovi dati pubblicati nel National Survey on Drug Use and Health (2008), un rapporto annuale a cura del Substance Abuse and Mental Health Services Administration, descrivono l’evoluzione del fenomeno droga negli Stati Uniti. L’indagine rappresenta la fonte primaria di informazioni relative all’uso di sostanze stupefacenti illegali, alcol e tabacco nella popolazione generale americana. Lo studio è stato condotto intervistando un campione di 67.500 persone di età superiore ai 12 anni.
Nel 2007 la stima dei consumatori di sostanze illegali ammonta a 19,9 milioni (uso riferito all’ultimo mese), pari all’8% della popolazione americana di 12 anni e più. Alcuni tra i dati più significativi indicano che le prevalenze d’uso di sostanze illecite registrano una significativa riduzione dei trend di consumo nel quinquennio compreso tra il 2002 e il 2007. In particolare, si osserva una generale diminuzione del consumo di tutte le sostanze stupefacenti tra i giovani di 12 – 17 anni (da 11.6% a 9,5%).
Tra i giovani adulti di 18 – 25 anni si osserva una riduzione delle prevalenze d’uso di numerose droghe (cocaina, metamfetamine, marijuana), in coincidenza con una forte riduzione dell’uso di queste sostanze sul luogo di lavoro. Infatti, le positività ai drug test sul luogo di lavoro sono scese nel 2007 del 19% per la cocaina e, a partire dal 2005, del 50% per le metamfetamine. L’uso non terapeutico di analgesici, invece, aumenta del 12% tra i giovani adulti, così come raddoppia l’uso di droghe nella fascia d’età 55 – 59 anni.
Oltre ai dati relativi all’uso di sostanze, l’indagine esamina anche le implicazioni e conseguenze per la salute (dipendenza, comorbidità psichiatrica) e per la società (reati droga correlati, guida sotto l’effetto di droghe e alcol, ecc.), e analizza il fenomeno “giovani e droghe” dedicando all’argomento un approfondimento particolare.


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Cocaina: scoperta molecola anti-overdose

fonte: New Scientist

04-09-2008
Modificando un enzima naturale, i ricercatori della University of Kentucky di Lexington (Usa) sono riusciti a creare una nuova molecola in grado di “ripulire” l’organismo dall’overdose di cocaina, prima che possa causare danni irreparabili al sistema nervoso centrale.
Se l’enzima – sin’ora testato solo su topi da laboratorio – funzionerà anche sull’uomo, potrebbe rappresentare la prima terapia in grado di rimuovere la droga dall’organismo del consumatore.
Lo studio coordinato da Chang-Guo Zhan e pubblicato su American Chemical Society, si è posto l’obbiettivo di accelerare il naturale processo di scissione della molecola della cocaina nell’organismo. Infatti, enzimi presenti nel corpo umano combinano la cocaina all'acqua e quindi, in una sequenza di reazioni a catena, la “rompono”, dividendola in due sottoprodotti non dannosi. Ma si tratta di un processo molto lento, che impiega un’ora e mezza per eliminare una quantità molto piccola di cocaina, quindi molto più tempo per un’overdose.
Utilizzando simulazioni al computer, i ricercatori sono riusciti a calcolare l’energia necessaria per innescare la reazione e hanno individuato la molecola candidata che assicurerebbe un’accelerazione del processo pari a 2000 volte. Quindi la molecola è stata sintetizzata e testata su topolini cui era stata somministrata un alta dose di cocaina; i topolini cui era stato iniettato l’enzima modificato sono tutti sopravvissuti, mentre i topolini di controllo sono morti.


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Donne e tabacco: maggiore il rischio di infarto

fonte: European Society of Cardiology

03-09-2008
Il fumo di sigaretta rappresenta un importante fattore di rischio per infarto cardiaco; in particolare, le donne fumatrici sarebbero esposte prematuramente al rischio di infarto miocardico rispetto ai fumatori maschi. È quanto emerge da una ricerca norvegese coordinata dal Dr Grundtvig presso l’Ospedale Innlandet di Lillehammer – Norvegia – presentata nell’ambito del Congresso annuale della Società Europea di Cardiologia 2008, in corso a Monaco di Baviera.
Lo studio ha analizzato i dati relativi a 1.784 pazienti ricoverati in ospedale per infarto miocardico tra il 1998 e il 2005. L’età media di ospedalizzazione per il primo infarto è 72,2 anni per i non fumatori e 63,9 anni per i fumatori, con una differenza di 8,3 anni; per le donne non fumatrici, invece, l’età media del primo infarto è 80,7 anni e 66,2 per le fumatrici, ossia 14,5 anni prima.
I risultati dell’indagine dimostrerebbero che le fumatrici sarebbero particolarmente esposte al rischio di infarto miocardico precoce, e perderebbero un numero di anni in salute doppio rispetto agli uomini. Infatti, considerando numerosi fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione, colesterolo, diabete, angina e ictus), il numero di anni persi a causa del fumo (anni “liberi” da infarto miocardico) si attesta su una media di 13,7 anni per le femmine e di 6,2 anni per i maschi. Secondo i ricercatori i fattori ormonali, genetici e metabolici spiegherebbero le differenze tra generi rispetto agli effetti dannosi provocati dal fumo e, in particolare, la maggiore vulnerabilità del genere femminile al rischio di infarto.


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