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Redazione a cura dello Staff DRONET.

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Ecstasy e perdita della memoria

fonte: Swansea University

10-11-2008 L’ecstasy, una sostanza appartenente alla categoria delle amfetamine, è una delle sostanze più utilizzate nel Regno Unito. La MetilenDiossiMetaAnfetamina (MDMA), il principio attivo dell'ecstasy, agisce sulla serotonina, un neurotrasmettitore che svolge un ruolo importante nella regolazione del sonno, dell’appetito e nell’elaborazione dei pensieri. L’assunzione costante di ecstasy, infatti, provocherebbe problemi di memoria e difficoltà di apprendimento di serie logiche di fatti.
Uno studio condotto dal professor Mark Blagrove dell’Università di Swansea – Regno Unito – e in pubblicazione sulla rivista Neuropsychobiology, ha valutato l’effetto dell’ecstasy sulle capacità di apprendimento e di memorizzazione sottoponendo diversi gruppi di persone (consumatori di ecstasy e non utilizzatori) a semplici prove. Il primo test richiedeva ai partecipanti di ricordare i dettagli di un breve articolo di cronaca. I consumatori di ecstasy, che avevano utilizzato la sostanza 2-3 giorni prima, presentavano maggiori difficoltà e riuscivano a ricordare solo l’83% dei particolari, rispetto al gruppo di controllo. Lo studio ha esaminato inoltre gli effetti di questa sostanza sulle capacità di apprendimento, proponendo agli esaminati di imparare dei semplici esercizi, verificando come i consumatori di ecstasy non presentavano difficoltà ad acquisire nuove abilità motorie. I consumatori di ecstasy incontrerebbero quindi più difficoltà a ricordare una serie di fatti o di dati, attività normalmente richieste in qualsiasi lavoro.


Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Il trattamento delle dipendenze negli adolescenti

fonte: Addiction

05-11-2008
Lo sviluppo di approcci terapeutici specifici per adolescenti con problemi legati all’uso di droga ha compiuto notevoli progressi negli ultimi anni. In particolare, la terapia famigliare attualmente è considerato il trattamento di elezione per affrontare queste problematiche. Tuttavia anche l’approccio cognitivo comportamentale è molto utilizzato, focalizzandosi sull’individuo o su un gruppo di pari.
La presente indagine, coordinata dal professor Howard dell’Università di Miami - Florida - e pubblicata su Addiction, si basa su uno studio randomizzato che confronta l’efficacia di due diversi approcci terapici nel breve e medio termine (1 anno). Lo studio ha coinvolto 224 giovani di età compresa tra i 12 e i 17 anni, in maggioranza maschi, consumatori di droghe. Circa il 75% degli adolescenti rientra nei criteri del DSM-IV per la dipendenza da cannabis, il 20% per la dipendenza da alcol e il 13% per la dipendenza da sostanze psicoattive.
I partecipanti sono stati divisi in due gruppi ed assegnati con criterio casuale alle terapie; la durata, la frequenza e il format dei trattamenti erano identici. Entrambi i trattamenti hanno avuto un esito positivo nella riduzione del consumo di cannabis, sia durante il trattamento che a distanza di sei mesi, ottenendo risultati simili. Tuttavia, ad un’analisi più approfondita la terapia famigliare è risultata più efficace nella riduzione dell’uso problematico e dell’uso occasionale di sostanze. A distanza di 12 mesi dal trattamento, più della metà degli adolescenti che avevano partecipato alla terapia famigliare (64%) riferivano un uso ridotto di sostanze psicoattive rispetto al 44% dei giovani che avevano seguito la terapia comportamentale.


Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Disturbi d’ansia e uso di marijuana

fonte: international Journal of Addictive Behaviors

03-11-2008
L’uso di marijuana può causare numerosi disturbi di origine ansiosa, anche se la natura di tale relazione non è ancora chiara. L’individuazione di queste persone a rischio rappresenta un importante obiettivo della ricerca, poiché numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato una relazione tra ansia, uso di marijuana e patologie droga correlate.
Uno studio coordinato da Julia Buckner del Dipartimento di Psicologia dell’Università della Luisiana, si è proposto di chiarire se i disturbi d’ansia siano correlati ad una maggiore frequenza d’uso di marijuana, in base anche alle aspettative (riduzione della tensione oppure paura degli effetti dannosi) proiettate sulla sostanza stessa. Il campione composto di studenti universitari con un’età media di 18,8 anni, è stato distinto in tre gruppi di consumatori (non utilizzatori, utilizzatori occasionali ed abituali).
I risultati dell’indagine, pubblicati sul numero di ottobre di Additive Behaviors, evidenziano che i disturbi d’ansia sono associati ad una maggiore vulnerabilità all’uso di marijuana. Infatti è stata riscontrata una maggiore frequenza d’uso tra gli studenti più ansiosi, sebbene preoccupati per i possibili effetti dannosi della sostanza, probabilmente per alleviare lo stato ansiogeno. Inoltre, aspettative negative sugli effetti della marijuana potrebbero giocare un ruolo importante nella comparsa simultanea di disturbi d’ansia e patologie droga correlate. I consumatori abituali infatti risultano più vulnerabili, evidenziando una correlazione positiva tra aspettative negative e patologie correlate.


Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Lo stato della ricerca sulle droghe negli Stati membri europei

fonte: OEDT

31-10-2008
La ricerca sulle droghe è fondamentale per monitorare ed avere una maggiore consapevolezza della situazione attuale, dei trend emergenti e delle nuove modalità di consumo delle sostanze stupefacenti a livello europeo.La politica europea in materia di stupefacenti si basa sempre più sui risultati raggiunti dalla ricerca, che svolge un ruolo importante nella definizione di priorità, di “best practice” e di strategie politiche. Tuttavia, è difficile fornire un quadro della ricerca sulle droghe in Europa. Il consumo di stupefacenti, infatti, è trasversale ad ampi strati della società e, per tale ragione, la ricerca abbraccia diverse discipline quali: salute pubblica, psichiatria e psicologia, sociologia, medicina, diritto, criminologia, scienza ed economia politica.
Sulla base di queste considerazioni, l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT) dedicando il secondo numero di Selected Issues alla " Ricerca nazionale sulle droghe in Europa", si concentra sul ruolo svolto dalla ricerca nei paesi europei, sugli accordi di finanziamento e coordinamento, sulle strutture di ricerca e di divulgazione nonché sui progetti in corso di realizzazione pertinenti le sostanze stupefacenti.
L’indagine evidenzia come la ricerca sia stata inserita tra gli orientamenti politici ufficiali di molti paesi europei, rivestendo ormai una precisa priorità a livello nazionale. Tra i principali soggetti dediti alla ricerca sulle droghe figurano università, istituti di sanità pubblica, centri di ricerca specializzati, ONG e l’industria farmaceutica. Tuttavia la mancanza di un coordinamento efficace tra ricercatori, centri e aree di ricerca rappresenta il principale problema strutturale nella maggior parte dei paesi. I governi sono la principale fonte di finanziamento della ricerca sulle droghe, anche se risulta molto difficile quantificare e descrivere la spesa complessiva. Solo sei Stati membri (Repubblica ceca, Irlanda, Spagna, Francia, Ungheria, Portogallo), dotati di meccanismi di coordinamento nazionale centralizzati, sono stati in grado di fornire informazioni dettagliate sull’assegnazione di fondi alla ricerca in materia di stupefacenti.
Nel complesso rispetto al 1996, quando è stato svolto il precedente studio esplorativo sulla ricerca in materia di stupefacenti, la ricerca europea ha registrato miglioramenti considerevoli, soprattutto nell’ambito delle indagini di prevalenza, di incidenza e modelli di consumo, di valutazione degli interventi (prevalentemente politiche e strategie sulle droghe e sul trattamento e la prevenzione della tossicodipendenza) e degli aspetti economici.


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CATEGORIA: Europee TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Nuove possibilità di cura per l’infezione HIV

fonte: Ansa

29-10-2008
Una nuova molecola in grado di bloccare il virus HIV è stata scoperta da ricercatori italiani dell’Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Pavia (Igm-Cnr), in collaborazione con il laboratorio di chimica farmaceutica dell'università di Siena.
Lo studio, pubblicato su Journal of Medicinal Chemistry, ha individuato come obiettivo un particolare enzima, la proteina cellulare DDX3, che svolge un ruolo essenziale nella riproduzione delle proteine cellulari, facilitando il flusso di informazioni genetiche tra il nucleo e il citoplasma. Quando il virus HIV si introduce nelle cellule, al fine di duplicare il proprio genoma e produrre nuove proteine virali, agisce sulla proteina DDX3 interferendo sulle normali funzioni di riproduzione cellulare, in modo tale che siano trasmesse solo le informazioni genetiche virali.
I ricercatori, utilizzando tecniche computerizzate, hanno progettato quindi una molecola in grado di bloccare l’azione della proteina DDX3 e, sperimentata in successivi test biologici, la molecola dimostrato di riuscire ad interrompere la replicazione virale dell’HIV senza danneggiare le cellule. L’approccio scientifico adottato è innovativo, infatti le attuali terapie utilizzano farmaci diretti contro enzimi virali in grado di sviluppare una resistenza ai farmaci stessi, rendendoli inefficaci. Perciò la scoperta di questa nuova molecola potrebbe rappresentare lo spunto per creare nuovi farmaci, poiché gli enzimi cellulari hanno minori capacità di mutare, offrendo quindi maggiori probabilità di efficacia nel tempo.


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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Alcol e droghe: prevenire l’esposizione precoce

fonte: University of California

27-10-2008
Molte ricerche sostengono che gli adolescenti a rischio d’uso di alcol e droghe siano giovani caratterizzati da problemi della condotta o che vivono in contesti familiari deprivati. Per tale motivo, i programmi di prevenzione selettiva in ambito scolastico si rivolgono a giovani che sono stati identificati come “a rischio”, ma secondo alcuni ricercatori in tal modo non sarebbe raggiunto l’obiettivo di prevenzione perché una buona parte degli studenti ne verrebbe esclusa.
Uno studio longitudinale durato 30 anni, coordinato da Candice Odgers dell’Università della California e pubblicato su Psychological Science di ottobre, si è proposto di verificare se, effettivamente, l’esposizione precoce alle sostanze rappresenta un fattore causale nella vita futura dei giovani o, piuttosto, se adolescenti con problemi della condotta utilizzano più spesso rispetto ai coetanei alcol e droghe e tendono a sviluppare un uso problematico in età adulta.
L’indagine ha coinvolto 1000 persone nate tra il 1972 e il 1973, che sono state esaminate regolarmente fino a raggiungere l’età di 32 anni. Sono state raccolte notizie in merito a problemi comportamentali durante l’infanzia (risse, atti di bullismo, bugie), utilizzo di alcol e droghe durante l’adolescenza, uso problematico di droghe, malattie contratte a seguito di rapporti sessuali non protetti, condanne penali in età adulta. I dati raccolti rivelano che il 50% degli adolescenti che aveva fatto uso di sostanze prima dei 15 anni, non aveva manifestato problemi comportamentali durante l’infanzia, ma era esposto ad un maggior rischio di dipendenza, di infezioni da herpes, di gravidanze indesiderate, di commetter reati.
Di conseguenza, gli sforzi per ridurre o ritardare l’esposizione alle sostanze d’abuso non solo potrebbero prevenire numerosi problemi di salute in età adulta, ma dovrebbero essere rivolti al maggior numero possibile di adolescenti e non essere limitati ai giovani considerati a rischio.


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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Consumo di droghe nelle città: lo rivelano gli scarichi urbani

fonte: Istituto Mario Negri

24-10-2008
La stima del consumo di droghe può essere determinata analizzando i residui di stupefacenti intercettati dai depuratori nelle acque di scarico delle città. Uno studio coordinato dal Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Mario Negri di Milano, e pubblicato su Environmental Health Perspectives, ha utilizzato questo metodo per valutare il quantitativo di droga consumato collettivamente ogni giorno e per stimare in modo rapido ed obiettivo i reali consumi a livello di grandi comunità. Sono stati analizzati campioni di acque reflue di tre diverse città europee: Milano, Lugano e Londra.
I risultati dello studio hanno permesso di tracciare un profilo d’uso di droghe nelle tre città, registrando anche le variazioni rispetto all’uso locale: ad esempio, l’uso di cocaina a Milano aumenta significativamente nel fine settimana. Dal confronto emerge che Milano primeggia per il consumo di cocaina (9,1 dosi) rispetto alla città elvetica (6,2 dosi), ma anche rispetto alla capitale britannica (6,9 dosi). La cannabis è la sostanza più diffusa ed utilizzata nelle città esaminate, ma i consumi sono maggiori a Londra e a Lugano rispetto a Milano (rispettivamente 61, 53 e 24 dosi al giorno per 1000 abitanti).
Tendenze simili sono state osservate anche per altri tipi di sostanze: la capitale del Regno Unito è ampiamente in testa nel consumo di eroina ed amfetamine, anche se quest’ultima è la sostanza meno utilizzata in generale anche se si sono riscontrate evidenti differenze locali (2,8 dosi a Londra, 0,4 a Milano, 0,1 a Lugano).


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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Alcol: indicazioni dalla prima conferenza nazionale

fonte: Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali

22-10-2008
Si è conclusa ieri la prima conferenza nazionale sull’alcol “Più salute, meno rischi” promossa dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. Una programmazione ricca di interventi e contributi degli esperti del settore, che offrono un quadro preoccupante in merito alla realtà del nostro paese.
In Italia il consumo di bevande alcoliche, e in particolare di vino, appartiene ad una radicata tradizione culturale e l’assunzione di alcol rappresenta una consuetudine alimentare diffusa, oltre che socialmente accettata. Oltre 9 milioni di italiani sarebbero a rischio per il consumo di alcol, in particolare preoccupa l’alta percentuale di consumatori giornalieri (31%) tra i maschi e, tra questi, l’alta percentuale di consumatori giornalieri eccedentari anziani (16%) con un’età compresa tra 65 - 74 anni.
Ancora più preoccupanti i dati riferiti al consumo giovanile: nella fascia d’età compresa tra gli 11 – 15 anni un ragazzo su cinque è a rischio e l’età del primo contatto con l’alcol risulta la più bassa d’Europa, con una media di 12,2 anni rispetto ai 14,6 della media europea. Tra i giovani è molto diffuso un modello di consumo occasionale ed intenso (binge drinking) di superalcolici, aperitivi ma anche soft drinks e birra. Ammette di essersi ubriacato nel 2005 almeno una volta quasi il 50% dei giovani maschi di età compresa tra i 20 e i 29 anni, ma anche il 3,2% dei maschi minori di 16 anni. L’alcol inoltre rappresenta una grave causa di incidenti stradali mortali che risponde di una quota compresa tra il 30% e il 50% del totale degli incidenti in Italia, oltre a rappresentare la principale causa di morte correlata alla guida in stato di ebbrezza tra i giovani di 21 – 29 anni.
Dalla conferenza è emerso un accordo condiviso unanimemente sulla necessità di mettere in atto da un lato politiche efficaci che proteggano le fasce particolarmente a rischio, soprattutto i giovani, e dall’altro di persistere con le campagne di informazione e sensibilizzazione ad un corretto rapporto con l'alcol in un’ottica di promozione della salute, nel rispetto delle scelte individuali e della responsabilità collettiva. Per approfondimenti visita il sito Alcol e patologie correlate.


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CATEGORIA: Nazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Perché le amfetamine creano dipendenza e danneggiano il cervello?

fonte: Journal of Nuclear Medicine

20-10-2008
Utilizzando tecniche di tomografia ad emissione di positroni (PET) per tracciare i percorsi metabolitici delle metamfetamine nel cervello, i ricercatori dell’istituto americano Brookhaven National Laboratory hanno scoperto che gli effetti permanenti e di dipendenza di tali sostanze sarebbero in parte spiegati dalla loro farmacocinetica.
Le metamfetamine sono tra le sostanze più neurotossiche che stimolano la produzione di dopamina, sia aumentandone il rilascio da parte delle cellule nervose sia bloccandone il riassorbimento a livello neuronale. Lo studio coordinato da Joanna Fowler e pubblicato su Journal of Nuclear Medicine, ha dimostrato come le sostanze psicoattive che provocano un aumento maggiore della concentrazione di dopamina nel cervello, sono anche quelle che danno maggiore dipendenza. Ma intervengono anche altri fattori sul potenziale tossico delle droghe, inclusa la velocità di assorbimento, la durata degli effetti e la distribuzione all’interno del cervello.
I ricercatori hanno monitorato mediante scansione PET l’assorbimento cerebrale, la distribuzione e lo smaltimento di questa sostanza su uomini che non avevano mai assunto droghe, iniettando loro dosi di metamfetamine marcate con un isotopo radioattivo, in quantità talmente ridotte da non produrre alcun effetto psicoattivo. Alle stesse persone sono state inoltre somministrate dosi traccianti di cocaina, per confrontarne gli effetti.
Metamfetamine e cocaina raggiungono velocemente il cervello, ma le prime permangono significativamente più a lungo rispetto alla cocaina. Addirittura, in alcune aree del cervello erano ancora presenti tracce di metamfetamine dopo 90 minuti, al termine della sessione di scansione. Inoltre la distribuzione nel cervello differisce notevolmente, infatti mentre la cocaina tende a concentrarsi attorno al sistema della gratificazione, le metamfetamine tendono a distribuirsi uniformemente. Ascolta l'intervista.



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La Presidenza del Consiglio dei Ministri presenta la nuova campagna informativa del Dipartimento Politiche Antidroga

fonte: Dipartimento Politiche Antidroga

17-10-2008
COMUNICATO STAMPA
Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega alla droga, Senatore Carlo Giovanardi, il giorno 15 ottobre p.v. ha tenuto presso la Sala stampa di Palazzo Chigi una conferenza stampa per presentare la nuova Campagna informativa 2008 del Dipartimento per le Politiche Antidroga, sugli effetti negativi per la salute derivanti dall’uso di sostanze psicoattive.
Nel corso dell’incontro è stato presentato alla stampa lo spot contro l’uso delle droghe (scarica video; scarica spot radio) che tra qualche giorno sarà trasmesso sulle principali reti televisive nazionali ed emittenti radiofoniche. La campagna di comunicazione si muove su un duplice livello, mostrando gli effetti dannosi delle sostanze psicoattive così come evidenziati dalle più recenti ricerche scientifiche, e promuovendo fattori preventivi e protetti da ricercare soprattutto nell'ambito della famiglia.
Nell’occasione, è stata anche annunciata la composizione del Comitato scientifico del Dipartimento per le Politiche Antidroga e della Consulta degli esperti e degli operatori del servizio pubblico e del privato sociale, e sono state illustrate le principali iniziative previste per il 2009.

Documenti: Comitato scientifico DPA; Consulta degli esperti e degli operatori.

Approfondimenti: Slide show conferenza stampa; Programmazione 2009.


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