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Redazione a cura dello Staff DRONET.

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Personalità e dopamina: scoperto nuovo legame che influenza il comportamento

fonte: Vanderbit University

08-01-2009
I tratti di personalità che caratterizzano le persone alla ricerca costante di novità (novelty seeking) rappresentano fattori importanti di rischio per l’adozione di comportamenti pericolosi e l’abuso di droghe. Tuttavia, un nuovo studio condotto presso la Vanderbit University di Nashville ha messo in relazione tali comportamenti ad una carenza fisiologica di specifici recettori per la dopamina, che influenzerebbero il comportamento verso la ricerca continua di esperienze nuove ed eccitanti.
Il neurotrasmettitore dopamina è prodotto da un particolare gruppo di cellule cerebrali, dotate di una serie di autorecettori che consentono di limitare il rilascio della sostanza quando vengono stimolati. “I risultati del nostro studio suggeriscono che nelle persone caratterizzate da personalità novelty seeking, il cervello incontri maggiori difficoltà a regolare il rilascio di dopamina; tale disfunzione renderebbe queste persone particolarmente reattive a situazioni nuove e gratificanti” afferma David Zald, professore associato di psicologia e principale autore dello studio pubblicato su Neuroscience.
I ricercatori hanno utilizzato la tomografia ad emissione di positroni per monitorare il livello di dopamina in 34 volontari sani, sottoposti ad un questionario per valutare i tratti di personalità salienti. I risultati hanno evidenziato come le persone che avevano ottenuto un alto punteggio sulla scala novelty seeking avevano anche una minore disponibilità di autorecettori rispetto ai volontari che avevano ottenuto punteggi bassi. In altre parole, la densità degli autorecettori che controllano il rilascio della dopamina a livello cerebrale è inversamente correlata alla personalità novelty seeking. Meno autorecettori un individuo possiede, maggiore sarà il rilascio di dopamina in situazioni stimolanti e, di conseguenza, maggiore sarà la sensazione di gratificazione in queste persone.


Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Dopamina e recettori per corticotropina responsabili delle recidive

fonte: Journal of Neuroscience

07-01-2009
Una caratteristica comune delle droghe è rappresentata dalla loro capacità di aumentare il livello extracellulare di dopamina nel cervello, che svolge un ruolo importante nei comportamenti di gratificazione e dipendenza da sostanze d’abuso.
Un gruppo di ricercatori della Vanderbilt University School of Medicine ha scoperto come la dopamina agisca attraverso il fattore di rilascio della corticotropina (CRF), un ormone rilasciato dal corpo in situazioni di stress ma anche di astinenza da droghe e farmaci che creano dipendenza, sollecitando l’attività delle regioni cerebrali responsabili delle ricadute.
Lo studio pubblicato su Neuroscience e coordinato da Danny Winder, professore associato di Fisiologia molecolare e biofisica, è stato condotto su topi da laboratorio evidenziando che le droghe promuovono forti aumenti del livello extracellulare della dopamina in una specifica regione dell’amigdala estesa - il nucleo della stria terminale – ricca di CRF. La dopamina accresce rapidamente la trasmissione glutamatergica nell’amigdala estesa, grazie all’attivazione di specifici recettori per il CRF.
I risultati osservati indicano un’interazione diretta e rapida tra dopamina e CRF che regola la trasmissione eccitatoria e la plasticità cerebrale nelle regioni chiave per il rinforzo e il ripristino dei comportamenti additivi. Dal momento che numerose classi di sostanze stupefacenti hanno in comune la capacità di aumentare il livello extracellulare di dopamina nel cervello, ciò suggerisce che l’interazione dopamina-CRF potrebbe essere considerata come un indicatore predittore di ricadute.


Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Gruppi di auto aiuto a supporto dei trattamenti terapeutici tradizionali

fonte: Substance Abuse and Mental Health Services Administration

22-12-2008
La partecipazione ai gruppi di auto aiuto, come gli Alcolisti Anonimi e i Narcotici Anonimi, fornisce un importante contributo ai trattamenti terapeutici tradizionali per la dipendenza da sostanze psicoattive e offre un prezioso supporto tra pari durante tutto il processo di guarigione.
Il National Survey on Drug Use and Health, un’indagine condotta dal Substance Abuse and Mental Health Services Administration (SAMHSA), ha prodotto un breve rapporto sulla partecipazione negli USA ai gruppi di auto aiuto per la dipendenza da alcol e droghe, descrivendone i trend riscontrati nel corso del 2006 e del 2007.
I dati nazionali riferiti al 2006 e al 2007 indicano che in media circa 5 milioni di persone, pari al 2% della popolazione americana di 12 anni e più, hanno partecipato nell’ultimo anno a gruppi di auto aiuto a causa dell’uso problematico di alcol e sostanze illecite. In particolare, circa il 45,3% è ricorso a tale supporto a causa di una dipendenza da alcol, il 21,8% per l’uso di sostanze illecite e il 33% per l’uso combinato sia di alcol che di droghe. Circa un terzo dei partecipanti (32,7%) si è sottoposto anche ad un trattamento terapeutico tradizionale nell’ultimo anno, e il 45,1% è riuscito a mantenere l’astinenza nell’ultimo mese.
Inoltre, circa due terzi (66%) delle persone che si sono sottoposte a trattamenti terapeutici nell’ultimo anno hanno preso parte anche a gruppi di auto aiuto nello stesso periodo. Circa il 76% dei pazienti con problemi di alcol e droga che hanno ricevuto trattamenti specifici hanno partecipato a tali gruppi, rispetto al 66% dei pazienti con uso problematico di droga e al 64% dei pazienti con dipendenza da alcol.
Il percorso di guarigione dalla dipendenza da sostanze e da alcol è un processo lungo che necessita di un sostegno di lungo periodo. Le ricerche dimostrano che la partecipazione a gruppi di auto aiuto fornisce un prezioso contributo a tale percorso, principalmente nel ridurre l’assunzione di sostanze e nel mantenere lo stato di astinenza.


Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Focus Educatori invia articolo
 

Sindrome Fetale Alcolica: manuale di aggiornamento

fonte: National Drug Policy. Foto: a dx cervello di bambino sano di 6 settimane, sx bambino con FASD

19-12-2008
Il National Drug Policy del New Zealand propone una nuova pubblicazione in merito al Disturbo dello Spettro Fetale Alcolico (FASD), una classificazione utilizzata per descrivere uno spettro di manifestazioni cliniche caratterizzate da anomalie congenite fisiche e neurocomportamentali che conseguono all’assunzione eccessiva di alcol da parte della madre durante la gravidanza. Gli elementi che lo caratterizzano includono anomalie cranio-facciali, disfunzioni del sistema nervoso centrale, un ritardo della crescita pre e post-natale del bambino.
La pubblicazione “Fetal Alcohol Spectrum Disorders: Systematic reviews of prevention, diagnosis and management" offre un’esauriente rassegna della letteratura valutando l’efficacia delle strategie per la prevenzione della diffusione di questa patologia, ed esaminando gli esiti degli interventi di prevenzione e screening prenatale della FASD, l’idoneità degli strumenti di diagnosi e di screening post-natale, l’efficacia delle cure rivolte ai pazienti affetti da tale patologia.
La prevenzione primaria rivolta alla popolazione generale rappresenta uno strumento fondamentale per contrastare la diffusione della FASD; utilizzando strumenti come le campagne di informazione o opuscoli informativi rivolti alle donne in gravidanza, si contribuisce alla diffusione di informazioni sui rischi che comporta l’assunzione di alcol durante la gravidanza. Gli interventi di prevenzione secondaria e terziaria coinvolgono donne in gravidanza e prevedono screening e diagnosi precoce, oltre al trattamento nei casi ad alto rischio di FASD.
Gli strumenti di screening post-natale sono utilizzati per individuare le persone potenzialmente affette da FASD. Gli approcci diagnostici sono molto simili tra loro e valutano l’abuso materno di alcol durante la gravidanza, la presenza di caratteristiche facciali anomale, ritardi della crescita e difficoltà comportamentali e di apprendimento. Le difficoltà maggiori si riscontrano nel diagnosticare i casi meno gravi, ad esempio bambini che soffrono di disabilità significativa in seguito all’esposizione prenatale all’alcol, ma che non rientrano nei criteri di diagnosi della Sindrome Fetale Alcolica.
Emerge infine un ampio consenso sulla necessità di istituire gruppi multidisciplinari di esperti composti di pediatri, psicologi, psichiatri, terapisti occupazionali e logopedisti, al fine di assicurare una assistenza ottimale ai pazienti affetti da FASD, dal momento che le disabilità possono variare significativamente e ciascun paziente necessita di programmi di assistenza personalizzati.


Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Monitoring the future 2008, nuovi trend

fonte: NIDA

17-12-2008
L’indagine Monitoring the Future (MTF), giunta al suo 33esimo anno, è uno studio condotto dai ricercatori dell’Università del Michigan e finanziato dal National Institute on Drug Abuse (NIDA) del Ministero della Sanità USA, sugli atteggiamenti e le opinioni degli studenti americani nei confronti delle droghe. Quest’anno sono stati coinvolti ben 46.348 studenti di 386 scuole pubbliche e private americane, delle classi medie e superiori. In una recente conferenza sono stati presentati i dati relativi ai trend di consumo di sostanze psicoattive, che hanno evidenziato una riduzione dei consumi di sigarette, alcol e droghe stimolanti.
In particolare, è stata riscontrata una delle più basse percentuali d’uso di sigaretta nella storia del MTF e un declino graduale e progressivo dell’uso di alcol in tutte le classi d’età. Tuttavia, considerati gli alti costi in termini di salute, le prevalenze d’uso di tabacco ed alcol tra gli adolescenti rimangono alte. Più di uno studente della scuola superiore ogni dieci afferma di fumare quotidianamente, e il 5,4% fuma più di mezzo pacchetto al giorno. Anche se i consumi di alcol tendono a diminuire, circa il 25% degli studenti di quarta superiore dichiara di aver bevuto 5 o più drink di seguito (binge drinking) nelle due settimane precedenti all’indagine.
L’utilizzo di marijuana si è stabilizzato con prevalenze del 10,9% tra gli studenti di terza media, del 23,9% tra gli studenti di seconda superiore e del 32,4% tra quelli di quarta superiore. Ad aumentare la preoccupazione rispetto a questo trend contribuisce la contrazione, rispetto all’ultimo anno, della percentuale di giovani di terza media che percepiscono come dannoso l’uso di marijuana e ne disapprovano l’uso.
Rimangono alte invece le percentuali relative all’abuso di farmaci per scopi non terapeutici, in particolare di antidolorifici oppiacei quali l’idrocodone assunto da circa il 10% degli studenti e l’ossicodone dal 4,7%. L’indagine evidenzia come nella lista delle dieci sostanze più abusate dagli studenti delle scuole superiori, sette di queste sono farmaci da banco.
“I risultati dell’indagine confermano che non ci si può ritenere soddisfatti degli sforzi fatti per persuadere i giovani a non fumare, bere o usare droghe. Fintanto che i giovani sono esposti a messaggi che fanno apparire le droghe affascinanti, abbiamo l’obbligo di replicare con messaggi veritieri sui rischi e sulle conseguenze derivanti dall’uso” ha concluso Mike Leavitt, Ministro della salute.

Per ulteriori approfondimenti consultare la sezione sostanze d'abuso e il sito dedicato all'alcol.

Staff Dronet

CATEGORIA: Internazionali TIPO: Focus Educatori invia articolo
 

USA: allarme nuovi beveroni allucinogeni

fonte: University of Texas-Houston

15-12-2008
Provocano effetti opposti a quelli delle bevande energizzanti e vengono mischiate a sostanze psicoattive. Sono le nuove bevande ad effetto “rallentatore”, concepite per rallentare i ritmi di chi le assume.
“Drank,” “purple stuff” e “lean” sono i termini gergali con cui vengono chiamati queste bevande contenenti melatonina, rosa canina, radice di valeriana, tutte sostanze dagli effetti calmanti. Ma se gli ingredienti presi singolarmente non sono pericolosi, possono avere conseguenze anche gravi quando sono mischiati ad alcol, codeina, vicodina, hidrocodeina, avverte Amitava Dasgaputa, professore di patologia medica alla UT Medical School.
Il professor Ronald Peters, docente di salute pubblica presso la University of Texas-Houston, ha studiato il fenomeno che, partito da Houston, si è diffuso soprattutto tra giovani rappisti del sud America. La tendenza è quella di mescolare queste bevande a sciroppo per la tosse a base di codeina e ad alcol, ottenendo un miscuglio sospettato di avere causato la morte di alcuni giovani. “Sono preoccupato del fatto che queste nuove bevande possano rappresentare un’iniziazione all’uso di droghe per quei giovani che vogliono sperimentare gli effetti di rallentamento provocati dall’abuso di sciroppo per la tosse” afferma Peters "considerato che tali sostanze sono disponibili sul mercato e meno costose di altre droghe allucinogene".


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CATEGORIA: Internazionali TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Effetti delle droghe sulla guida

fonte: Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze

12-12-2008
L’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze propone una nuova pubblicazione sul rapporto tra uso di droghe, riduzione della capacità di guida e incidenti stradali "Drug use, impaired driving and traffic accidents”, con l’obiettivo di fornire una rassegna esauriente dei risultati delle principali indagini epidemiologiche internazionali in merito a questo fenomeno. Numerosi studi sperimentali indicano come gli effetti delle sostanze stupefacenti alterino le capacità di guida, in alcuni casi anche in base alla quantità assunta. In generale, l’uso cronico di qualsiasi sostanza psicoattiva è associato ad una certa riduzione delle capacità cognitive e/o psicomotorie e può condurre ad una diminuzione delle prestazioni del guidatore, anche quando il soggetto non è più sotto l’effetto degli stupefacenti. La cannabis ad esempio, una delle sostanze psicoattive riscontrate con maggiore frequenza dopo l’alcol, può pregiudicare le abilità cognitive e psicomotorie necessarie alla guida.
Guidare sotto l’effetto di una combinazione di alcol e droghe rappresenta un fenomeno piuttosto diffuso, ma spesso i conducenti ignorano il fatto che tali mix di sostanze hanno un effetto sinergico che riduce e peggiora ulteriormente le prestazioni alla guida. Gli studi sulla prevalenza di droghe, farmaci e/o alcol nei guidatori coinvolti in incidenti stradali (mortali o meno) hanno riscontrato una maggiore prevalenza dell’alcol rispetto a qualsiasi altra sostanza psicoattiva, ma spesso viene rilevata anche la presenza di droghe e ciò con una frequenza maggiore rispetto alla popolazione generale dei guidatori. Cannabis, benzodiazepine, anfetamine, eroina e cocaina sono associate significativamente ad un aumento dei rischi di incidente e/o dei rischi di provocare incidenti, e molti di questi rischi aumentano se la droga compare in concomitanza con un’altra sostanza psicoattiva quale l’alcol.


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CATEGORIA: Europee TIPO: Notizia/informazione invia articolo
 

Naltrexone efficace nel trattamento della dipendenza da amfetamine

fonte: American Journal of Psychiatry

09-12-2008
Il naltrexone, un farmaco antagonista utilizzato per il trattamento della dipendenza da oppiacei, sarebbe efficace anche nella cura della dipendenza da amfetamine. Uno studio clinico randomizzato doppio cieco, ossia dove sia gli sperimentatori sia i partecipanti non conoscono il tipo di trattamento assegnato, ha dimostrato che questo farmaco è in grado di migliorare significativamente l’astinenza, di ridurre il craving e il consumo di amfetamine.
I ricercatori del Department of Clinical Neuroscience del Karolinska Institutet di Stoccolma hanno diffuso i risultati dello studio pubblicato sulla rivista American Journal of Psychiatry, condotto su pazienti che rispondevano ai criteri per la dipendenza da amfetamine secondo il DSM-IV. I pazienti sono stati sottoposti per 12 settimane ad un trattamento, ricevendo naltrexone oppure farmaco placebo. I controlli settimanali per l’analisi delle urine hanno permesso di monitorare l’aderenza al trattamento e di verificare anche l’astinenza dall’uso di amfetamine.
Nel complesso circa il 70% dei pazienti ha completato la sperimentazione e le analisi hanno evidenziato l’efficacia del naltrexone rispetto al placebo. È stata riscontrata, infatti, una significativa riduzione del craving e del consumo di amfetamine nel gruppo trattato con il farmaco rispetto a quello trattato con placebo, e una buona tolleranza del trattamento. I risultati dello studio, quindi, dimostrerebbero l’efficacia di questo trattamento terapeutico nella cura della dipendenza da amfetamine.


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Ipocretina, un interruttore molecolare per smettere di fumare

fonte: National Academy of Sciences

05-12-2008
Bloccando i recettori di uno specifico neuropeptide, una breve catena di aminoacidi presente nel tessuto nervoso, nei modelli animali si riesce a ridurre il desiderio di nicotina. Inoltre, si è osservato che un danneggiamento a carico della corteccia cerebrale insulare può interrompere la dipendenza da nicotina nei fumatori, che smettono spontaneamente di fumare e percepiscono una riduzione significativa del desiderio di fumare.
I meccanismi neurobiologici attraverso i quali l’insula controlla il desiderio di fumare non sono ancora noti. Tuttavia, i risultati di uno studio condotto presso l’Istituto di ricerca Scripps in Florida e pubblicato su Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences) dimostrerebbero che il desiderio di fumare può essere ridotto rapidamente agendo sui recettori dell’ipocretina.
I ricercatori hanno scoperto che bloccare i recettori dell’ipocretina (Hcrt-1 e orexin-1), un neuropeptide prodotto nel cervello da cellule dell’ipotalamo, non riduce nei topi la motivazione ad ottenere la droga. Il blocco di questi recettori inoltre elimina gli effetti stimolanti della nicotina sul sistema della gratificazione nel cervello. L’insula è innervata di fibre nervose che contengono ipocretina e il blocco dei recettori Hcrt-1 all’interno dell’insula contribuisce a ridurre il consumo di tabacco nei topi. I risultati dello studio suggeriscono che l’ipocretina svolga un ruolo chiave quale fattore neurobiologico nell’indirizzare il consumo di tabacco nei fumatori.


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Alcolismo e genetica: nuove scoperte scientifiche

fonte: Alcoholism: Clinical & Experimental Research

03-12-2008
Il sistema serotonergico gioca un importante ruolo nel consumo e nella preferenza di sostanze alcoliche. Una recente indagine dimostrerebbe che variazioni nella sequenza del DNA del gene trasportatore per la serotonina potrebbero influenzare i comportamenti di assunzione di bevande alcoliche negli alcolisti.
Il trasportatore della serotonina (SLC6A4), nello specifico, potrebbe regolare la propensione di una persona all’alcolismo. Lo studio che sarà pubblicato a febbraio 2009 sulla rivista Alcoholism: Clinical & Experimental Research, ha esaminato sei differenti polimorfismi a singolo nucleotide di questo gene trasportatore.
Il professor Ming Li, coordinatore dello studio, assieme al gruppo di ricercatori del Department of Psychiatry and Neurobehavioral Sciences della University of Virginia, hanno ricercato le associazioni tra i sei polimorfismi del trasportatore SLC6A4275 in un campione di 275 alcolisti. Rispetto ai polimorfismi esaminati è stata riscontrato che una variante genica, causata dalla differenza di un singolo nucleotide all’interno della sequenza del DNA del trasportatore per la serotonina, potrebbe predire i comportamenti di consumo di alcol.
La variazione allelica altererebbe i livelli di espressione del SLC6A4275, influenzando la funzionalità del sistema serotonergico, che media gli effetti gratificanti dell’alcol. Alcuni individui, quindi, potrebbero avere fattori di rischio innati per l’alcolismo, rendendoli più vulnerabili alle complicazioni conseguenti all’abuso di alcol.


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