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10-01-2005 Un gene associato al rischio di AIDS I medici potranno progettare trattamenti su misura per i singoli pazienti |
Fonte: Le Scienze on-line
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Alcuni scienziati negli Stati Uniti hanno identificato un gene che spiega, in parte, la differente suscettibilità all'HIV da parte degli esseri umani. La scoperta potrebbe aiutare i medici a progettare trattamenti su misura, a seconda del corredo genetico del paziente.
I ricercatori sanno da tempo che alcuni individui manifestano una resistenza naturale al virus HIV. Alcuni sviluppano l'AIDS entro pochi mesi dall'infezione, mentre altri rimangono privi di sintomi per decenni. Alla base di alcune di queste resistenze, secondo Sunil Ahuja dell'Health Science Center dell'Università del Texas e colleghi, ci sarebbero le differenze in un gene chiamato CCL3L1. In un articolo pubblicato sulla rivista "Science", gli autori scrivono che gli individui dotati di copie extra di questo gene hanno meno probabilità di contrarre l'HIV o di sviluppare l'AIDS nella sua forma più completa.
Il gene CCL3L1 produce una proteina che si lega a CCR5, un altro gene già associato in precedenza alla resistenza all'HIV. Normalmente il virus si lega alla proteina CCR5 sulla superficie di alcuni tipi di globuli bianchi, sfruttandola per entrare nella cellula. Le copie extra di CCL3L1 limitano la quantità di CCR5 disponibile per l'attacco del virus, e pertanto gli impediscono di introdursi nelle cellule.
La scoperta suggerisce che, in futuro, i pazienti potranno essere esaminati alla ricerca di questo e di altri geni associati alla resistenza all'HIV. Le persone particolarmente vulnerabili potranno, per esempio, essere dirottate verso un corso di terapia più aggressivo. Sarà anche possibile dividere i pazienti a seconda del loro corredo genetico nei trial per potenziali vaccini contro l'HIV, in modo da identificare i gruppi con maggiori probabilità di risposta.
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Redattore: Staff Dronet
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