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29-09-2003
Danni da cannabis: finalmente la verità
Fonte: Comunicato stampa di Assessore Antonio De Poli
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Il Consiglio Superiore di Sanità riconosce la pericolosità e i danni che la cannabis, nelle sue varie forme, può fare sulle cellule cerebrali umane e definisce un errore considerarla una droga “leggera”. Da sempre e con largo anticipo la Regione Veneto ed in particolare questo Assessorato, ha portato avanti il concetto che è necessario abbandonare la distinzione tra droghe cosiddette leggere e pesanti in quanto tale modo di definire alcuni tipi di droghe non corrisponde a quello che si ritrovava e si ritrova tuttora nelle evidenze scientifiche e nei risultati delle ricerche più accreditate. Tale termine era ed è funzionale solo a ridurre le percezioni di pericolo in nome di una presunta “libertà” di azione che vorrebbe rendere socialmente accettabile e del tutto normale il fatto di utilizzare droghe e varie sostanze. Tutto questo per poter essere sempre all’altezza delle varie situazioni o sentirsi sempre ad alto “rendimento”, quasi a rendere le droghe stimolanti come parti integranti ed irrinunciabili del nuovo sistema di vita, facendo diventare così “normale” ciò che in realtà e anomalo e fortemente pericoloso. Ad oggi la cannabis viene coltivata con metodi che permettono di ottenere prodotti finali 4/5 volte superiori in termini di concentrazione di principio attivo rispetto al passato, creando effetti ben più rilevanti di quanto si possa sospettare, oltre al fatto che spesso per far crescere le coltivazioni più rigogliose (e quindi remunerative) si usano pesticidi dannosissimi per la salute in quanto cancerogeni e fuori legge, che si ritrovano poi nelle droghe messe in commercio ancora più concentrati e altamente pericolosi. Contrariamente a quanto comunemente e erroneamente creduto questa sostanza è in grado di creare uno stato di dipendenza (come dimostrano le ricerche del National Institute on Drug Abuse – USA)(1,2,3) che si manifesta soprattutto con sintomi psichici quali un forte e costante desiderio di assumere la sostanza, crisi demotivazionale, forte irritabilità ed aumento dell’aggressività, disfunzioni nella capacità di giudizio. Ora sappiamo che nel cervello umano inoltre c’è un complesso sistema di sostanze cerebrali dette “cannabinoidi naturali” (sostanze simili alla cannabis) che è deputato a far provare le soddisfazioni e sentirci “appagati”. La cannabis introdotta dall’esterno interferisce con questo sistema che non utilizza più i propri componenti interni e naturali (cannabinoidi endogeni) per funzionare ma quelli esterni, alterando il suo fisiologico funzionamento. Si produce quindi una disfunzione biochimica che porta alla caduta delle motivazioni e alla compromissione delle capacità di affrontare i problemi della vita. Questo sistema dei cannabinoidi endogeni ha anche un ruolo molto delicato e complesso a livello di sofisticate e particolari strutture cerebrali (limbico dell’ippocampo e corteccia frontale), che controllano la personalità e le modalità di relazione con le persone. Proviamo a pensare per un momento che cosa significa e che cosa può comportare questo nel cervello di un adolescente in crescita che sta sviluppando i propri delicatissimi meccanismi di funzionamento psichico e relazionale. La cannabis riduce la sensibilità e l’euforia per i risultati raggiunti: dopo aver raggiunto un obiettivo si prova un entusiasmo ridotto (o assente) e si rimane insoddisfatti ed in ansia, come se non si fosse ottenuto nulla. Tutto questo per un ragazzo in crescita e alla ricerca della sua identità può essere psichicamente devastante e fargli perdere la giusta direzione per un armonico sviluppo e progresso mentale. Da anni si sapeva inoltre che la cannabis aumenta la perdita di neuroni cerebrali deputati alla memoria di breve termine e impedisce di focalizzare sui concetti essenziali (Solowij N. et al., 2002) (4) . Da un punto di vista della salute fisica inoltre è stato provato che la cannabis inibisce le cellule immunitarie deputate alla difesa dalle infezioni e dai tumori. Gli utilizzatori di cannabis infatti sono più esposti a sviluppare infezioni polmonari, cancro e infarto miocardio (American Heart Association, Mittleman MA 2001) (5) . Gli effetti sulla memoria e sulle cellule nervose regolanti la motivazione sono fortissimi e possono nel tempo modificare la personalità e i meccanismi di funzionamento psichico delle persone che la assumono esponendoli ad un rischio maggiore di schizofrenia, depressione e ansietà. Una recente ricerca a dimostrato che la cannabis è in grado di produrre una gravissima sindrome nelle cellule neuronali di strutture importantissime (ippocampo) per il normale funzionamento del cervello e dell’umore: la morte cellulare e la frammentazione del DNA cioè il codice genetico cellulare (Ameri A., 1999) (6). Infine sono stati documentati gravi danni sullo sviluppo neurologico dei bambini nati da madri fumatrici di cannabis. Gli effetti inoltre non sono inoltre sempre prevedibili essendo molto differenti da individuo ad individuo. Non va dimenticato che la cannabis inoltre è stata la droga di inizio per oltre il 95% dei tossicodipendenti da eroina ed è ritenuta responsabile dell’introduzione di molti giovani a droghe sempre più potenti e dannose. Sono anni che queste evidenze sono a conoscenza degli ambienti scientifici (ma anche politici) di tutto il mondo ma ancora adesso tali verità faticano ad essere riconosciute, anche dalla moltitudine di giovani che troppo spesso cadono in facili e superficiali comportamenti d’abuso. La mistificazione che è stata fatta e che continua ad essere portata avanti da alcuni gruppi, non può più essere accettata ed è ora che tutti quelli che pensano che drogarsi non possa essere considerato un diritto inviolabile e da garantire addirittura con delle leggi dello stato (e che conservare la propria salute e quella degli altri, potrebbe essere considerato un “dovere” e una responsabilità per ognuno di noi) assumano un atteggiamento più attivo e determinato, rendendo esplicite le proprie convinzioni trasmettendole alle giovani generazioni e a tutti coloro che potrebbero essere vittime della droga. L’assumere droghe non può essere considerata quindi una mera questione “personale” relegata alla libera scelta del singolo individuo in quanto le conseguenze riguardano anche terze persone e l’intera società che ne deve sopportare i danni. Questo problema deve riguardare ed essere oggetto di regolamentazione e difesa da parte di tutta la società e delle istituzioni in particolare, che non possono sottrarsi alla propria responsabilità di mettere in atto tutto ciò che può essere promuovente e proteggente la salute fisica, psichica e l’integrità morale non che spirituale dei cittadini, soprattutto se giovani e non ancora consapevoli dei rischi e dei danni che determinati comportamenti possono comportare. Il riconoscere quindi in prima istanza l’esistenza dei danni della cannabis e portarli a conoscenza dei giovani per creare consapevolezza e responsabilizzazione e in seconda istanza “vietare” l’uso e la circolazione con leggi e regolamenti, risulta semplicemente un atto razionale e dovuto, come lo è nei confronti di tutte le sostanze anche solo potenzialmente sospettate di essere dannose per la salute e/o compromettenti il comportamento civile. I giovani e gli adolescenti sono particolarmente vulnerabili agli effetti negativi della cannabis e vanno quindi protetti anche con specifici atti normativi e divieti all’uso, assumendo cosi chiaramente una posizione inequivocabile: le istituzioni deputate al controllo e al mantenimento della salute pubblica dicono chiaramente che drogarsi è dannoso per la salute, pericoloso per chi è a contatto con queste persone per le conseguenze sulle abilità di guida e la capacità di giudizio del pericolo, non accettabile socialmente, contro le regole e le leggi dello stato che tutelano l’integrità psicofisica dei cittadini, sanzionato legalmente. Fissare questi principi in regole formali ed esplicite, quali le leggi regionali o nazionali che siano, è nell’interesse della comunità presente e futura in quanto non solo opportuno e razionale ma anche doveroso. Tutto questo anche al fine di far comprendere soprattutto ai giovani cittadini quale sia la strada che le istituzioni considerano “giusta”, quella che si dovrebbe percorrere per mantenersi veramente liberi ed in buona salute, quella che tutti noi auspichiamo e condividiamo per la nostra società. Precorrendo i tempi quindi la Regione Veneto ha abbandonato la distinzione effimera e fallace tra droghe leggere e pesanti già da molti anni, impostando una politica e delle strategie di prevenzione che escludessero queste demagogie preferendo parlare chiaro e dando indicazioni molto precise in materia: la miglior prevenzione e non usare droghe e sostanze stupefacenti di alcun tipo (sia legali che illegali), e riconoscere questi comportamenti come negativi, da evitare e biasimare, strutturando un chiaro e coerente sistema che porti l’individuo più vulnerabile ad essere tutelato e contemporaneamente stimolato ad una presa di coscienza e consapevolezza per maturare autonomamente comportamenti responsabili e veramente “liberi” da qualsiasi sostanza e condizionamento ideologico. 1. Patrick Zickler (2002) NIDA NOTES Staff Writer, Marijuana Research, Volume 15, Number 1 2. Kouri, E.M.; Pope, H.G.; and Lukas, S.E. Changes in aggressive behavior during withdrawal from long-term marijuana use. Psychopharmacology, 143:302-308, 1999. 3. Haney, M.; Ward, A.S.; Comer, S.D.; Foltin, R.W., Fischman, M.W. Abstinence symptoms following smoked marijuana in humans. Psychopharmacology, 141:395-404, 1999 4. Solowij N., Robert S., Roger A. R., Thomas B., Ronald K., Michael M., Kenneth Christiansen, Bonnie McRee, Janice Vendetti (2002) Cognitive Functioning of Long-term Heavy Cannabis Users Seeking Treatment Vol. 287 No. 9, March 6 5. Mittleman MA, Lewis R, Maclure M, Sherwood JB, Muller JE. (2001) Triggering of myocardial infarction by marijuana. Circulation 103:2805-2809 6. Ameri A (1999) (abs) The effects of cannabinoids on the brain by Department of Pharmacy and Pharmacology of Natural Compounds University of Ulm, Germany Prog Neurobiol Jul; 58(4):315-48
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