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05-03-2013
Hiv/Aids: bambina "guarita" grazie a cure immediate
Fonte: Johns Hopkins Children's Center
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Titolo originale e autori: Hopkins Researchers Describe First ‘Functional HIV Cure’ in an Infant.-Deborah Persaud, M.D. March 03, 2013


È il primo caso accertato al mondo. Una bambina nata in Mississippi con il virus Hiv trasmessole dalla madre durante la gravidanza, oggi, a due anni e mezzo, è stata dichiarata “funzionalmente” guarita. Lo hanno reso noto i ricercatori del John Hopkins Children's Center, dell'Università del Mississippi e dell'University of Massachusetts, con un rapporto presentato alla ventesima Conferenza sui retrovirus e le infezioni opportunistiche (CROI) in corso ad Atlanta (Usa). Alla bambina, nata da madre sieropositiva che non aveva mai assunto farmaci, era stata diagnosticata la presenza del virus subito dopo il parto. Nel caso di madre sieropositiva al momento del parto le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità prevedono il trattamento con una combinazione farmacologica di AZT, 3TC e Nevirapina, come profilassi della trasmissione materno-fetale dell’infezione, per una durata di 4 settimane. I medici dell’Ospedale del Mississippi hanno deciso di somministrare tale combinazione immediatamente (sin da 30 ore dopo la nascita) alla bambina continuandola fino ai 18 mesi di vita. I test sierologici hanno evidenziato una progressiva diminuzione della carica virale nel sangue della neonata già a un mese dalla nascita. Successivamente la bambina è stata persa al follow up e per 6 mesi non ha assunto alcun farmaco. Oggi, che la bambina ha due anni e mezzo, i suoi test sono ancora negativi. I ricercatori hanno però sottolineato che si tratta di una “guarigione funzionale”, piuttosto che di una guarigione completa: il virus non è stato infatti completamente debellato, tuttavia la sua presenza è tanto ridotta da consentire al sistema immunitario dell’organismo di tenerlo sotto controllo e di impedirne la replicazione. I ricercatori sostengono che un protocollo di questo tipo sui neonati potrebbe aiutare a ottenere una guarigione a lungo termine, impedendo la formazione delle cosiddette cellule dormienti, che spesso portano nuove infezioni in pazienti che hanno terminato solo da poco la cura con antiretrovirali.
Pur se il risultato è eclatante, la comunità scientifica esorta tuttavia alla cautela, sottolineando che al momento si tratta di un caso unico al mondo e che è necessario capire se si tratta di una risposta altamente insolita a una terapia precoce con antiretrovirali oppure di una cura più generalizzabile.
Redattore: Staff Dronet
Indirizzo: www.dronet.org
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