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NOTIZIE E COMUNICAZIONI - Approfondimento notizia
 
16-08-2012
Pubblichiamo lettera di condivisione contro la legalizzazione delle droghe
Fonte: Dipartimento Politiche Antidroga
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Di seguito si riporta la lettera di un lettore rivolta all’attenzione del dott. Giovanni Serpelloni e pervenuta presso il Dipartimento Politiche Antidroga, in merito al dibattito sulla liberalizzazione delle droghe.

Gentile dott. Serpelloni,

se le mie riflessioni possono avere un qualche valore, volevo semplicemente esprimerti tutta la mia condivisione per l'iniziativa di replicare pubblicamente (con tutto ciò che ne ha conseguito e che – suppongo - ben immaginavi) alle affermazioni dell'artista di turno in merito alla liberalizzazione dei cannabinoidi e, più ancora, desideravo esprimere il mio plauso per la ragione che tu hai addotto contro la liberalizzazione.
Fermo restando che io - come te - non credo nemmeno al fatto che la liberalizzazione toglierebbe proventi alla malavita (perché non dovrebbe permanere un mercato parallelo non legalizzato, così come abbiamo visto fiorire il mercato delle sigarette di contrabbando, dei CD pirata ecc.? e perché un giovane non dovrebbe rivolgersi a questo secondo mercato verosimilmente economicamente più conveniente benché, probabilmente, igienicamente meno controllato?) più interessante e profonda è (dal mio punto di vista) la ragione che “le persone tossicodipendenti sono prima di tutto persone e poi dei malati …”.
Questa affermazione è decisiva e la condivido totalmente!!!
Dire che qualcuno è “persona” implica un'idea (a mio giudizio corretta) di uomo caratterizzato da una dignità, una libertà, una responsabilità che, per quanto infragilite dal fatto che sono “saltati i loro meccanismi cerebrali di controllo”, purtuttavia permangono nel loro valore!
Ovviamente so bene che la libertà e la responsabilità in un uomo non sono “assolute” bensì differentemente attuate (genetica, educazione, contesto, ecc.) e da supportare pazientemente (è il nostro lavoro!), ma arrivare ad enfatizzare una supposta inesorabilità dell'atto in un paziente tossicodipendente e – quindi - una loro non curabilità (es: la tossicodipendenza è, per definizione, una “malattia cronico recidivante”), significa - dal mio modesto punto di vista - ultimamente non riconoscere in essi la dignità di uomini.
A meno che non si voglia ridurre tale dignità alla “libertà” (esistente, ma non assolutamente corrispondente alla pienezza dell'essere uomini) di scegliere ciò che è oggettivamente contro di sé.
C’è un aspetto culturale (antropologico) della vicenda tossicodipendenza che forse sarebbe utile qualche volta esplicitare ed approfondire.

Cordialmente,

Lorenzo Savignano
Medico presso SerT Avellino
Iscritto alla Scuola di Formazione del DPA

Redattore: Staff Dronet
Indirizzo: Programma Regionale sulle dipendenze
Email: info@dronet.org
 

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