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04-04-2011
Ecstasy, aumentano i casi di emergenza negli USA
Fonte: SAMHSA
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Titolo originale e autori: Dawn Report: Emergency Department Visits Involving Ecstasy. Findings from SAMHSA’s 2008 Drug Abuse Warning Network (DAWN). -Dawn Report, March 24, 2011.


Dagli Stati Uniti, un report sull’aumento degli accessi al Pronto Soccorso in seguito ad assunzione di ecstasy.
La 3,4-metilendiossimetamfetamina (MDMA), meglio nota come ecstasy (o “XTC”), è una metamfetamina sintetica molto diffusa nella popolazione giovanile e i numeri dell’NSDUH, una organizzazione americana che raccoglie dati a livello nazionale, mostrano che tra il 2005 e il 2008 l’uso di ecstasy tra gli adolescenti è passato dall’1.0 all’1.4%.
L’ecstasy produce effetti stimolanti con componente psichedelica e viene assunto principalmente in contesti di svago notturno quali feste, discoteche, rave parties. All’assunzione di questa droga sono associati numerosi effetti avversi che includono ansia, agitazione, aumento della pressione arteriosa, disidratazione, colpo di calore, crampi muscolari, visione sfocata, ipertermia, arresto cardiaco, blocco renale, tutti effetti che in contesti molto affollati, dove fa caldo e l’organismo si disidrata velocemente, possono venir amplificati aumentando il rischio di danno cardiovascolare.
Queste problematiche sono confermate da alcuni dati che indicano come, tra il 2004 e il 2008, gli accessi al Pronto Soccorso (PS) correlati all’assunzione di ecstasy negli Stati Uniti, siano passati da 10.220 a 17.865, con un incremento del 74.8 %. E’ quanto emerge dal Report pubblicato dal Drug Abuse Warning Network (DAWN), un sistema di sorveglianza della salute pubblica americano, che si occupa di analizzare i dati degli accessi ai PS in seguito ad assunzione di droga. La maggior parte degli ingressi al PS nel 2008 riguardava pazienti di età compresa tra i 18 e i 29 anni e l’ecstasy nel 2008 è risultata essere la settima droga ad essere coinvolta in casi di emergenza, dopo la cocaina (48.5%), la marijuana (37.7%), l’eroina (20.2%), la metamfetamina (6.7%), la fenciclidina (3.8%) e le amfetamine (3.2%). Inoltre nel 77.8% dei casi si trattava di una combinazione di uso dell’ecstasy con altre sostanze, inclusi alcol e farmaci.
L’attenzione sulla pericolosità dell’ecstasy viene evidenziata anche da un recente studio pubblicato sulla rivista Addiction il quale riporta un’analisi delle pillole assunte come ecstasy da 56 giovani in un contesto di svago in Australia. Il Professor Rodney J Irvine della University of Adelaide e collaboratori, hanno osservato che solo la metà delle pillole raccolte in tale contesto, conteneva esclusivamente MDMA. Il resto era costituito da una miscela di MDMA e metamfetamine o altre sostanze di sintesi analoghe all’MDMA come MDEA o MDA. Alcune pillole addirittura non contenevano affatto MDMA. La quantità di MDMA riscontrata per singola pillola variava da 0 a 245 mg e i ragazzi ne consumavano da mezza fino a cinque in un’unica sessione, fino a raggiungere una dose totale pari a 280 mg. Le concentrazioni plasmatiche aumentavano con la dose raggiungendo livelli che non sono mai stati studiati nell’uomo, esponendo l’organismo a rischi di effetti avversi gravi.
Redattore: Staff Dronet
Indirizzo: Programma Regionale sulle Dipendenze
Email: info@dronet.org
 

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