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NOTIZIE E COMUNICAZIONI - Approfondimento notizia
 
13-02-2011
Una risposta doverosa
Fonte: Dott. Giovanni Serpelloni - Dipartimento Politiche Antidroga
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Non avendo avuto la possibilità di replicare ulteriormente ad un articolo del quotidiano il Manifesto uscito lo scorso 10 Febbraio, pubblichiamo sui nostri siti il comunicato che non ha trovato collocazione sul giornale che ci ha negato la spazio e il testo integrale dell'altro comunicato inviato lo scorso 8 Febbraio.

Non negare evidenze scientifiche sulla pericolosità delle droghe
Replica del 10 Febbraio - non pubblicata

Ci preme sottolineare, rispetto alla risposta del professor Bignami apparsa oggi sul vostro quotidiano nella “posta prioritaria”, che sia il rapporto di Beckley, sia il parere dell’Advsory Council on the Misuse Drugs sono stati fortemente criticati da eminenti scienziati nonché dallo stesso Governo inglese. Così pure la “classifica” (redatta da David Nutt, Drugs harms in the Uk: a multicriteria decision analysis) sui danni e la pericolosità delle droghe nel Regno Unito, che secondo alcuni esponenti antiproibizionisti viene citata e utilizzata per giustificare l’affermazione che la cannabis sarebbe a basso rischio di danno sociale. Tale lavoro, anche se pubblicato da un' autorevole rivista scientifica è stato fortemente e giustificatamene criticato per la metodologia utilizzata oltre al fatto che trascura di valutare numerosi criteri soprattutto in ambito neuropscologico. Questa semplificativa classificazione infatti ha portato paradossalmente a classificare sostanze stupefacenti quali la ketamina, Ecstasy e LSD, come meno pericolose della cannabis. Solo questo paradosso, che sicuramente anche agli occhi dei meno esperti può apparire estremamente rilevante, basta a far comprendere come tali studi siano fortemente inaffidabili e pertanto non possano essere strumentalmente utilizzati per sdoganare la cannabis addirittura come sostanza "benefica" . Ci chiediamo infine poi, quali siano i cosiddetti “ veri esperti” senza alcun conflitto di interessi e che cosa si intende con “legami palesi ed occulti nazionali ed internazionali” quasi a subdorare che ci sia qualcosa di maligno e di poco trasparente nel lavoro che è stato fatto da questo Dipartimento, in collaborazione con le Nazioni Unite, con i Centri di Ricerca e le Università, nonché autorevoli società scientifiche quale quella di Neuroscienze, che semplicemente (in un ambito di salute pubblica) hanno messo finalmente in evidenza che l’uso di cannabis è pericoloso e fa male alla salute. Vale la pena ricordare il recentissimo ed enorme studio australiano di Matthew Large della University of New South Wales (Cannabis Use and Earlier Onset of Psychosis) che prova senza più ombra di dubbio come proprio l’ uso di cannabis acceleri il processo di comparsa di disturbi psicotici. “Sorrida” pure il prof . Bignami che a questo punto, visto anche il ruolo che ricopre il Presidente di una associazione quale è Forum Droghe, non può certo vantare né indipendenza ideologica né assenza di conflitto di interessi (ovviamente politici) e nemmeno una lettura e interpretazione dei dati scevra da condizionamenti di parte. Non si tratta quindi di fare strumentalmente classifiche sulla pericolosità delle sostanze ma di riconoscere semplicemente che tutte le droghe sono pericolose e possono creare seri danni alla salute del singolo e della società nel suo complesso.

Conoscere i danni della cannabis per evitare nuovi tossicodipendenti: il DPA risponde
Replica dell'8 febbraio - testo integrale

Che il delta 9THC (principale principio attivo della cannabis e dei suoi derivati) possa avere degli effetti negativi sulla salute, ormai è un dato di fatto, che pertanto lo si voglia negare ritorna sempre di più in evidenza nella moderna letteratura scientifica. Oltre a questo è necessario chiarire che quando si parla genericamente di “ cannabis” si commette un ulteriore madornale errore di sottovalutazione, dimenticando che esistono moltissime varietà di tale prodotto con forti differenze di concentrazione di principio attivo che possono avere addirittura percentuali di 20 /30 volte superiori a quelle di fitocannabinoidi prodotti negli anni passati. Le argomentazioni riportate nell’articolo di Giorgio Bignami, di cui apprezziamo comunque la preparazione, concentrano l’attenzione solo su alcuni aspetti, tentando di insinuare dubbi e incertezze (non si sa bene a quale fine di sanità pubblica e di prevenzione) relative al fatto che i disturbi neuropischici riscontrati nei consumatori di cannabis, possano non essere in relazione causale con tale sostanza. Se poi andiamo a leggere approfonditamente addirittura gli articoli da lui stesso citati ci rendiamo conto che questi dicono esattamente il contrario di quanto affermato nell’articolo del Manifesto. Oltre a questo, credo che la preoccupazione maggiore che dovremmo avere tutti noi, sia quella di tentare di far comprendere soprattutto alle nuove generazioni ed in particolare a quelle persone che per proprie caratteristiche neuropischiche e/o sociali sono particolarmente vulnerabili allo sviluppo di dipendenza patologica da sostanze stupefacenti, che anche la cannabis può incrementare il loro rischio di avere danni per la loro salute. In altre parole è tempo che si affermi chiaramente che invece di cercare il “pelo nell’uovo” per tentare di giustificare un utilizzo voluttuario della cannabis si guardi “la trave che abbiamo dentro gli occhi” e che sempre di più dimostra che anche la cannabis è in grado di produrre rischi e danni per la salute. Così la pensano anche gli enti patrocinanti la nostra pubblicazione tra i quali le Nazioni Unite, la Società Italiana di Neuroscienze, le più importanti associazioni dei professionisti medici, degli infermieri, degli educatori e degli assistenti sociali. Oltre a questo anche altri 53 autori che hanno condiviso tale pubblicazione ed immagino abbiano regolarmente superato i loro esami universitari e di abilitazione. In quanto alla citazione relativa ai danni neuronali e funzionali in particolare dei lobi prefrontali, dell’ippocampo e dell’amigdala oltreché delle aeree del cervelletto rilevabili con i moderni studi di risonanza magnetica funzionale ad alto campo , di spettroscopia, di DTI, di SPECT e tanti altri, forse è il caso che anche Forum Droghe, nella figura del suo presidente, tenti un aggiornamento delle proprie conoscenze evitando di mescolare e confondere le scelte politiche con le necessarie misure di prevenzione finalizzate alla tutela della salute pubblica, che è necessario raccomandare esplicitamente soprattutto alle giovani generazioni, al fine di evitare nuovi tossicodipendenti.
Dire chiaramente che l’uso della cannabis e dei suoi derivati fa male alla salute è un atto di responsabilità dovuta e non una sacrilega blasfemia. Tentare invece di sminuire la pericolosità della cannabis e dei suoi derivati agli occhi della gente comune, ingaggiando una inutile schermaglia scientifica, volendo vedere ed enfatizzando solo le pubblicazioni “ amiche” e scotomizzando la stragrande maggioranza dei lavori scientifici che affermano al contrario tali evidenze di danni e rischi per la salute, lo riteniamo un comportamento semplicemente sconveniente per le finalità di sanità pubblica che questo dipartimento vuole portare avanti. Su una cosa siamo completamente d’accordo: che gli esami non finiscono mai ed è per questo che questo dipartimento ha attivato progetti di ricerca in tal senso e continuerà a produrre pubblicazioni per informare sempre più compiutamente la popolazione affinché possa operare una scelta libera e consapevole lontano da tutte le droghe.
Redattore: Staff Dronet
Indirizzo: Programma Regionale sulle Dipendenze
Email: info@dronet.org
 

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