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03-09-2010
Dal Canada uno studio sugli effetti neurodegenerativi dell’ecstasy
Fonte: ACS Chem. Neurosci.
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Titolo originale e autori: Reduced 3,4-Methylenedioxymethamphetamine (MDMA, Ecstasy)-Initiated Oxidative DNA Damage and Neurodegeneration in Prostaglandin H Synthase-1 Knockout Mice. ACS Chem. Neurosci., 2010, 1 (5), pp 366–380.-Jeng W, Wells PG.


Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Chemical Neuroscience, pubblicazione della Società Chimica Americana (ACS) evidenzia un nuovo meccanismo che spiega gli effetti neurotossici provocati dall’ecstasy.
Questa sostanza, chimicamente conosciuta come 3,4-metilendiossimetamfetamina (MDMA) è una droga molto diffusa tra i giovani a scopo ricreazionale. I danni associati al suo consumo sono spesso oggetto di discussione scientifica e uno studio presentato dal gruppo di ricerca guidato da Peter G. Wells della Facoltà di Farmacia presso la University of Toronto in Canada, ne evidenzia l’entità sulle cellule neuronali.
Lo studio, condotto sia in provetta che sul topo, evidenzia il ruolo di un enzima, la prostaglandina H sintasi (PHS) a livello del Sistema Nervoso Centrale, nel catalizzare la bioattivazione dell’MDMA. Questo processo trasforma l'MDMA in radicali liberi che provocano danni di tipo ossidativo al DNA, con conseguente effetto neurodegenerativo. Questo effetto, come riportato nello studio, veniva bloccato utilizzando un inibitore del PHS. In vivo, inoltre, l’ossidazione del DNA e la degenerazione dei terminali dopaminergici si è dimostrato essere funzione dei livelli di PHS-1, a seconda della regione cerebrale considerata e l'azione ossidativa si riduceva nel caso di sperimentazione su topi in cui l'enzima veniva reso inattivo (PHS-1 knockout mice).
I risultati confermano il potenziale neurodegenerativo dell’ecstasy e delucidano un nuovo meccanismo molecolare coinvolto in questo processo.
Redattore: Staff Dronet
Indirizzo: Programma Regionale sulle Dipendenze
Email: info@dronet.org
 

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