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10-01-2002 Genetica e disturbo da deficit di attenzione/iperattività
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Fonte: Le Scienze
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La selezione dell'allele è avvenuta relativamente di recente nell’evoluzione umana.
Secondo quanto pubblicato sulla rivista "Proceedings of the National Academy of Science", il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) sarebbe legato a una selezione genetica positiva, il che indicherebbe un originario meccanismo etologico per sopravvivere meglio in un ambiente.
Come dice il suo nome, il disturbo da deficit di attenzione/iperattività è caratterizzato da una mancanza di concentrazione e da un comportamento impulsivo e iperattivo che si manifesta nei bambini prima dei sette anni di età, causando notevoli difficoltà nel processo di apprendimento. Per trovare un’origine genetica del disturbo, Robert Moyzis, docente di biochimica del College of Medicine dell’Università della California a Irvine ha studiato con alcuni colleghi i geni di 600 individui in tutto il mondo. I ricercatori hanno trovato 56 variazioni, o alleli, del gene DRD4, che codifica per il recettore della dopammina, un mediatore chimico del sistema nervoso centrale. Un allele, noto come 7R, è risultato associato all’ADHD e a un tratto comportamentale noto come “ricerca di novità” (novelty seeking). L’analisi suggerisce che questa variazione genetica è avvenuta relativamente di recente nell’evoluzione umana, tra 10.000 e 40.000 anni fa.
"L’evidenza di una selezione positiva nella variazione genetica associata all’ADHD e alla ricerca di novità – ha commentato Moyzis – fornisce qualche indicazione sul perché il disturbo possa risultare così pervasivo e su come sia possibile individuare terapie più efficaci".
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Redattore: staff dronet
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