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27-11-2009
Smettere di fumare, perché è così difficile
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Fonte: NIDA
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Fino a sei settimane dopo aver smesso di fumare il cervello può continuare a sviluppare recettori per la nicotina, chiarendo quindi la difficoltà nei fumatori cronici di smettere e l’alta possibilità di ricaduta nella prima fase di astinenza.
Il cervello di un tabagista per sopperire alla grande quantità di nicotina assunta svilupperebbe un numero aggiuntivo di recettori nicotinici, che contribuirebbero ad aumentare il craving durante l’astinenza. Questi i risultati emersi da uno studio condotto su fumatori cronici - un pacchetto di sigarette al giorno per una media di 21 anni - sottoposti a tecnica tomografica di imaging (SPECT) per analizzare i cambiamenti a livello cerebrale durante l’astinenza da tabacco.
Durante il primo mese di astinenza sono stati riscontrati più alti livelli di recettori b2*-nACh negli ex-fumatori rispetto al gruppo di controllo (non fumatori). In particolare, gli ex-fumatori hanno una quantità maggiore di recettori per la nicotina nella corteccia cerebrale (+21-29%), area responsabile del pensiero, nel cervelletto (+24%), che regola le sensazioni e il movimento, e nello striato (+22%), che produce le sensazioni di gratificazione. A distanza di 6-12 settimane, i livelli cerebrali dei recettori negli ex-fumatori sono simili a quelli dei non fumatori, sebbene emergano significative differenze individuali.
Il cervello di persone che smettono di fumare deve affrontare un grosso cambiamento indotto dalla improvvisa mancanza di nicotina, pertanto i sintomi di astinenza sono più intensi nel primo periodo (1 mese circa) durante il quale avvengono gli adattamenti neurochimici necessari alla normalizzazione.
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Redattore: Staff Dronet
Indirizzo: Programma Regionale sulle Dipendenze
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