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21-07-2008 Disturbo ossessivo compulsivo e cervello: uno studio di neuroimaging chiarisce i legami
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Fonte: Science
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Misurando l’attività cerebrale della corteccia orbitofrontale sarebbe possibile individuare il rischio di sviluppare disturbi di tipo ossessivo compulsivo (OCD). Lo rivela uno studio coordinato da Samuel Chamberlain dell’Università di Cambridge pubblicato su Science che, utilizzando tecniche di imaging a risonanza magnetica (fMRI) ha misurato l’attività cerebrale nella corteccia orbitofrontale. Il disturbo ossessivo compulsivo rappresenta una patologia psichiatrica che colpisce il 2-3% della popolazione, caratterizzato da pensieri ricorrenti ed intrusivi (ossessioni), come la paura di contaminazione e da comportamenti ripetitivi (compulsioni), il cui obbiettivo è quello di ridurre l’ansia e il disagio causato da questi pensieri. Confrontando l’attività cerebrale di soggetti sani, soggetti affetti da OCD e parenti sani di quest’ultimi, durante lo svolgimento di un semplice test, si è scoperto che le persone affette da OCD e i loro familiari sani mostrano una ridotta attività di quest’area cerebrale. I ricercatori ritengono che questo deficit di attività potrebbe rappresentare un fattore endogeno predisponente a questa patologia psichiatrica, oltre che un indicatore ai fini della diagnosi precoce. |
Redattore: Staff Dronet
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