La potenza della marijuana ha raggiunto, l’anno scorso, livelli mai toccati prima in più di 30 anni, esponendo a rischi ancora più gravi la salute di chi la assume ritenendola “innocua”. L’Office of National Drug Control Policy (ONDCP) and the National Institute on Drug Abuse (NIDA) hanno reso pubblico l’ultimo studio condotto dalla University of Mississippi's Potency Monitoring Project, che si occupa di monitorare la quantità media di THC, il principio psicoattivo della cannabis, contenuta nella droga sequestrata dalle Forze di Polizia. Lo studio è stato condotto analizzando i dati relativi a 62.797 campioni di cannabis, dei quali 1.302 di hashish e 468 di olio di hashish, sostanze sequestrate dalle forze di polizia in 48 stati a partire dal 1975. Secondo l’ultimo rapporto diffuso, la quantità media di THC contenuta nella marijuana è cresciuta del 9,6% nel 2007, rispetto all’8,75% dell’anno precedente. Dal 1983 la potenza della marijuana è più che raddoppiata, passando da una quantità media di principio attivo inferiore al 4% al 9,6% del 2007. L’accresciuta potenza della marijuana è attribuita ad una sofisticazione delle tecniche di produzione messe in atto dai trafficanti negli Stati Uniti e in Canada. Il direttore del NIDA, Nora Volkow, che ha finanziato lo studio, si è dichiarata preoccupata per gli effetti nocivi legati alla maggiore tossicità della marijuana disponibile sul mercato, che potrebbe comportare anche gravi danni mentali innescando delle trasformazioni neuronali che possono condurre alla dipendenza. |