I ricercatori, della University of Texas Southwestern Medical Center at Dallas, hanno condotto uno studio longitudinale esaminando le cartelle cliniche di più 3 milioni di persone, di età compresa tra i 18 e i 44 anni, che erano stati ricoverati tra il 2000 e il 2003, individuando una correlazione tra uso di amfetamine e infarto. Lo studio, che sarà pubblicato a luglio su Drug and Alcohol Dependence, è stato realizzato utilizzando un’analisi di regressione logistica multipla che ha riguardato numerosi indicatori, tra i quali l’uso di cocaina, alcol e tabacco, ipertensione, diabete mellito, disturbi del metabolismo lipidico, obesità e malattie congenite. Dall’analisi dei dati è emersa una relazione significativa tra uso di amfetamine ed infarto miocardico (AMI), con una misura del rischio OR pari a 1,61 in un intervallo di confidenza al 95% compreso tra 1.24 e 2.04. Arthur Westover, principale autore dello studio, ha osservato un aumento significativo nel periodo osservato della percentuale di infarti tra i consumatori di amfetamine. Il rischio di infarto imputabile all’uso di amfetamine, cui è esposta la popolazione nello stato del Texas, è pari allo 0,2%. La prevalenza d’uso di amfetamine varia secondo l’area geografica considerata, con picchi riscontrati in corrispondenza delle regioni del Nord e del Panhandle del Texas. |