Aumentando i livelli di una specifica proteina del cervello, in soggetti con dipendenza da alcol, si ridurrebbe rapidamente il consumo di alcol prevenendo anche le ricadute. Lo sostiene uno studio pubblicato a giugno su Proceedings of the National Academy of Sciences. I ricercatori dell’Ernest Gallo Clinic and Research Center dell’Università della California di San Francisco, hanno condotto lo studio su alcuni topi in laboratorio scoprendo che un aumento dei livelli della proteina cerebrale GDNF, fattore neurotrofico derivato da cellule gliali, ridurrebbe il consumo di alcol. Per la prima volta è stata dimostrata la possibilità di bloccare le ricadute alcoliche senza interferire con i meccanismi naturali della gratificazione, problema verificatosi invece con altri trattamenti farmacologici per la cura dell’alcolismo. I ricercatori sono riusciti a definire con esattezza la regione cerebrale dove questa proteina agisce, l’area tegmentale ventrale (VTA), fortemente coinvolta nei processi di dipendenza. È stata stabilita, inoltre, la tempistica degli effetti: trascorsi 10 minuti dall’immissione della proteina nel VTA in topi dipendenti da alcol, i ricercatori hanno osservato una riduzione significativa della ricerca della sostanza. In una seconda fase, è stata resa disponibile dell’acqua zuccherata agli stessi topi trattati con GDNF, dimostrando che l’aumento di questa proteina non inibirebbe i naturali comportamenti di ricerca del piacere. Infine, la terza fase dello studio ha dimostrato la capacità di questa proteina di prevenire le ricadute. I topi una volta abituati all’alcol ne erano privati; quando la sostanza era resa nuovamente disponibile, i topi adottavano comportamenti recidivi simili a quelli umani. Invece, i topi che erano stati trattati con GDNF e sottoposti allo stesso esperimento, non mostravano comportamenti di ricerca dell’alcol. Tali scoperte possono costituire i presupposti per la messa a punto di nuovi trattamenti farmacologici per la cura dell’alcolismo. |