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06-06-2007
Genetica e alcol-dipendenza: rassegna del Scientific American
Fonte: Scientific American
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In vista del workshop “Genetica e nuovi obiettivi per il trattamento dell'alcoldipendenza” (Verona, 18 giugno), è utile segnalare una recente rassegna sull'argomento pubblicata sul numero di aprile di Scientific American (Nurnberg et al., Seeking the connections: alcoholism and our genes, Sci.Am., 00368733, Apr2007, Vol.296, Issue 4). L'identificazione delle influenze genetiche sulla vulnerabilità all'alcol-dipendenza può consentire la messa a punto di trattamenti mirati e aiutare i soggetti maggiormente a rischio a operare scelte informate in merito alla propria vita. Grazie allo sviluppo negli ultimi 10 anni di nuove tecnologie di identificazione e analisi delle funzioni dei geni, i ricercatori sono oggi in grado di andare alla radice anche di disturbi complessi, quali la dipendenza da sostanze. La capacità di analizzare pattern di ereditarietà in campioni estesi di popolazione e allo stesso tempo di esaminare centinaia di migliaia di minime variazioni nel genoma di ciascuno dei soggetti, consente ai ricercatori di individuare specifici geni che influenzano la fisiologia di una persona e il suo rischio di sviluppare una malattia. Così come succede in altri disturbi, l'alcolismo non ha una singola causa e la sua origine non è interamente dovuta a fattori genetici. Al momento si conoscono poco meno di una dozzina di geni che influenzano il rischio individuale per l'alcolismo. Le varianti di ciascuno di questi geni alterano solo leggermente la vulnerabilità individuale all'alcolismo, ma molti sono comuni fra l'intera popolazione e possono dunque avere ampi effetti sulle abitudini a bere alcolici, su altre forme di dipendenza, su comportamenti problematici, su disturbi dell'umore quali depressione e ansia. In linea generale, i geni influenzano potentemente la fisiologia di una persona, codificando per circa 100.000 tipi differenti di proteine – ciascuna della quali ha un ruolo diretto nel funzionamento quotidiano dell'organismo (SNC in primis) – e regolando l'attività di numerosi altri geni. Qualche decennio fa i ricercatori hanno iniziato a studiare il fenomeno tipicamente osservato nelle popolazioni dell'est asiatico di “arrossire” smisuratamente dopo aver bevuto alcol: i test ematici su questi soggetti hanno mostrato livelli elevati di acetaldeide (prodotto di ossidazione dell'etanolo), che provoca spiacevoli sensazioni di calore sulla pelle, palpitazioni e debolezza generale. Negli anni '80 alcuni ricercatori hanno tracciato la reazione all'aldeide deidrogenasi (enzima implicato nel metabolismo dell'alcol) e il gene che lo codifica: ALDH1. La variante genica ALDH1, rara fra gli europei, è risultata molto comune fra le popolazioni asiatiche (44% nei giapponesi, 53% nei vietnamiti, 45% nei cinesi Han, 27% nei coreani), che mostrano un rischio ridotto di alcolismo fino a sei volte. Sono stati studiati altri enzimi e i geni che li codificano, quali l'alcol deidrogenasi (responsabile della conversione dell'alcol in acetaldeide), prodotto da una famiglia di geni (ciascuno dei quali è responsabile di differenti proprietà di questo enzima) fra cui i più importanti sono il gruppo ADH1 e ADH4. Ad esempio un recente studio su una popolazione americana di discendenti europei ha dimostrato che variazioni nei geni ADH4 aumentano il rischio di alcolismo fra questi soggetti, anche se l'esatta modalità con cui queste varianti influenzano il metabolismo dell'alcol resta ancora sconosciuto. Ai fini della ricerca dei geni che incidono sul rischio di dipendenza da alcol gli autori sottolineano l'importanza dell'esame degli endofenotipi, fenotipi dei tratti fisici non visibili esternamente ma misurabili, alla ricerca di pattern comuni in soggetti diagnosticati con disturbi complessi quali la dipendenza. Gli endofenotipi – sostengono gli autori – possono rivelare le basi biologiche di un disturbo molto meglio di quanto possano fare i sintomi comportamentali. Questo tipo di approccio, utilizzato per la prima volta negli anni '70 nello studio della schizofrenia, è oggi uno degli strumenti di provata utilità per la valutazione dei processi biologici e l'analisi dei dati genetici. Una forma di endofenotipo, ad esempio, sono i pattern di attività elettrica cerebrale rilevabili attraverso elettroencefalografia (EEG). Anche i pattern EEG sono ereditabili e mostrano differenze caratteristiche nei dipendenti da alcol rispetto agli altri soggetti (disinibizione): se rilevati nei figli di soggetti dipendenti, questi disequilibri EEG possono essere predittivi di rischio aumentato di dipendenza, dunque possono costituire dei “marker” di predisposizione. Altri percorsi di ricerca hanno mostrato che alcune varianti geniche che codificano i siti di legame a livello di membrana cellulare del neurotrasmettitore inibitorio GABA (acido gamma-aminobutirrico) aumentano la vulnerabilità all'alcolismo: variazioni nel gene GABRA2 che codifica le subunità proteiche dei recettori GABAA influenzano fortemente un endofenotipo EEG conosciuto come “frequenza beta” che risulta avere un ruolo chiave nella disinibinizione neuronale, soprattutto nelle regioni frontali dell'encefalo. Anche lo studio dei recettori muscarinici CHRM2 dell'acetilcolina (i neuroni colinergici hanno un ruolo importante nell'equilibrio eccitatorio – inibitorio del cervello) si è rivelato utile: l'attivazione di questi recettori altera il segnale neuronale nei ritmi EEG lenti delta e theta, associati a funzioni cognitive quali la presa di decisioni e l'attenzione; recenti ricerche hanno anche mostrato una stretta relazione fra varianti del gene CHRM2 (che codifica per i recettori CHRM2) e condizioni cliniche quali dipendenza alcolica e depressione maggiore. “Comunque – tengono a precisare in chiusura di rassegna gli autori – la genetica non è mai un destino... I geni sono solo uno dei fattori che contribuiscono a predisporre o proteggere una persona dalla dipendenza e conoscere la loro interazione non può che essere d'aiuto alla prevenzione e al trattamento con interventi più efficaci”.
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Redattore: Staff Dronet
Indirizzo: Osservatorio Regionale sulle Dipendenze Regione Veneto, via Germania 20 37135 Verona
Email: info@dronet.org
 

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