Il 70% dei fumatori vorrebbe smettere di fumare, ma solo il 5% di loro ci riesce.
Parola del Duke University Medical Center, che attraverso scansioni PET (tomografia a emissione di positroni) ha identificato le regioni del cervello maggiormente implicate nella dipendenza e nel “craving” da nicotina.
“Nel cervello di ogni fumatore che prova a smettere si scatena una battaglia fra le funzioni superiori (volontà di interrompere l’abitudine) e le funzioni di ordine inferiore che reclamano un’altra sigaretta” spiegano con una metafora i ricercatori in una nota divulgativa.
Tre regioni hanno mostrato cambiamenti pronunciati durante il craving: il talamo (area di colore blu nell'immagine), critico nella capacità di rilassamento post stress, lo striato (area rossa), parte del circuito del cd. sistema del piacere; la corteccia cingolata anteriore (area verde), deputata in particolare alla regolazione delle capacità di autocontrollo, concentrazione, presa di decisioni, emozioni.
Cambiamenti nella regione talamica sembrano sottostare ai sintomi dell’astinenza da nicotina, che vanno dall’incapacità di mettere a fuoco i pensieri alla sensazione di venire sopraffatti; cambiamenti più pronunciati sono stati infatti rilevati nei soggetti che fumano allo scopo di calmarsi nei momenti di stress. Cambiamenti nello striato sono stati rilevati principalmente in soggetti che fumano per il piacere di fumare e per soddisfare il craving. Modifiche nella corteccia cingolata anteriore sono state rilevate in soggetti che fumano per tenere sotto controllo il proprio peso.
La ricerca è pubblicata su Neuropsychopharmacology. Disponibile anche un video nel quale il prof. Jed Rose ne illustra i risultati.
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