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03-10-2006
Cervello: la fame nervosa ha origine negli stessi circuiti che si accendono nei tossicodipendenti che sono in astinenza da droga
Fonte: Ansa
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Titolo originale e autori: -Ansa 

ROMA - Talvolta si prova un irrefrenabile impulso a ingurgitare tutto ciò che capita a tiro, il cibo divorato con voracità lenisce i dispiaceri, seda le emozioni ma, abbuffata dopo abbuffata, può condannare all'obesità: è la fame nervosa e, scienziati del Department of Energy's Brookhaven National Laboratory di New York, hanno scoperto i circuiti nervosi dove nasce il desiderio di mangiare oltre misura, di divorare cibi anche quando si è ormai sazi. Secondo quanto riferito da Gene-Jack Wang si tratta degli stessi circuiti che si accendono nei tossicodipendenti che sono in astinenza da droga e la desiderano ardentemente, la corteccia orbito-frontale e lo striato, in più un centro fortemente legato ai ricordi emotivi, l'ippocampo, che per esempio nei tossicodipendenti stimola il desiderio rievocando ricordi legati a precedenti esperienze con la droga.
La scoperta di quelle che potrebbero essere considerate le basi neurali della "fame nervosa", è spiegato sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), potrebbe suggerire nuove strategie anti-obesità. Lo stomaco ascolta il cervello per assolvere ai bisogni fisici del nostro corpo: i neuroni gli dicono quand'é ora di mangiare e lui comincia i suoi brontolii finché non ci sediamo a tavola. Poi però sempre al nostro cervello spetta il compito di dire basta, lo stomaco lancia segnali di sazietà ai centri nervosi e questi rispondono inducendoci a interrompere il pasto. Fin qui è un circuito perfetto e infallibile, che dovrebbe tenerci alla larga da pericolosi eccessi. Purtroppo però in molti individui il circuito salta ingannato da stati emotivi, da bisogni irrazionali che fanno scattare un appetito fasullo che induce a mangiare oltre misura quando il corpo è già più che sazio.
E' la fame nervosa che di certo contribuisce a molti casi di obesità e che non di rado alimenta un circolo vizioso difficile da spezzare: si è tristi perché si è grassi e rifiutati da se stessi e dagli altri, si mangia per divorare la tristezza, si ingrassa ancora in un vortice di emozioni e cibo incontrollabile. Tuttavia restava un mistero come l'emotività faccia saltare il delicato equilibrio del controllo dell'appetito e la comunicazione stomaco-cervello. I ricercatori Usa hanno compreso che alla base di questo corto circuito nella comunicazione stomaco-cervello ci sono centri legati all'emotività, in particolare alcuni già noti per stimolare nei tossicodipendenti il desiderio di assumere droghe. Per capirlo gli esperti hanno coinvolto un gruppo di individui obesi cui era stato impiantato una specie di pace-maker nello stomaco, uno stimolatore gastrico che serve per stimolare il senso di sazietà e quindi indurre una riduzione del consumo di cibo.
Gli esperti hanno studiato le risposte neurali allo stimolatore per vedere quali aree del cervello sono sensibili al senso di sazietà. I ricercatori hanno visto che quando lo stimolatore entra in funzione nel cervello dei pazienti obesi non si accendono solo i centri dell'appetito ma anche alcune regioni strettamente connesse all'emotività. In primo luogo si attivano la corteccia orbito-frontale e lo striato, nei tossicodipendenti legate al desiderio di assumere lo stupefacente. Poi si accende l'ippocampo, il circuito che custodisce ricordi emotivi, magari legati a precedenti abbuffate. Insomma in questi obesi il cibo è come una droga, viene divorato sotto un impulso irrefrenabile e irrazionale, per calmare le proprie emozioni, saziare la propria "anima" anche quando il corpo in realtà è già satollo oltre misura. Futuri studi, ha concluso il coordinatore della ricerca Wang, dovranno essere volti a vedere se la scoperta delle basi neurali della "fame nervosa" possa avere qualche valore terapeutico nella lotta all'obesità.
Redattore: Staff Dronet
Indirizzo: Osservatorio Regionale sulle Dipendenze Regione Veneto, via Germania 20, 37135 Verona
Email: info@dronet.org
 

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